REFERENDUM: GLI EXPATS ANCORA PIÙ ANTI-CASTA

REFERENDUM: GLI EXPATS ANCORA PIÙ ANTI-CASTA

IL 78% A FAVORE DI TAGLIO PARLAMENTARI

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Gli italiani residenti all’estero si sono rivelati più anti-castadi quelli in patria al referendum del 20 e 21 settembre sul taglio dei parlamentari: il 78,24% si è pronunciato a favore della sforbiciata e il 21,76% ha detto no mentre nel suo complesso il sì al taglio ha vinto con il 69,96% contro il 30,04%.

Fuori dei confini nazionali – dove in tutto ha votato appena il 23,30% degli aventi diritto – è quindi passata ancor meno l’antifona di chi sosteneva che la riduzione dei parlamentari rappresenta una drastica, inaccettabile limitazione della rappresentanza politica.

Di certo l’affluenza all’estero, tenendo conto che si poteva comodamente vota- re per posta, ha ancora una volta lasciato molto a desiderare: In Europa hanno votato 572.640 connazionali, pari al 23,39% degli aventi diritto e ben 98.174 sono state le schede nulle e 7.245 quelle bianche. In patria invece l’affluenza – importante spia per capire il rapporto dei cittadini con le istituzioni – è stata del 51,12%.

Lo spoglio dei voti per corrispondenza espressi all’estero è avvenuta a Castelnuovo di Porto, dove le schede sono state convogliate dai consolati dei quattro continenti per via aerea. In quel piccolo paese vicino a Roma sono state allestite 724 sezioni, di cui 337 per l’’Europa, circoscrizione dove risiede la maggior parte degli italiani all’estero.

La vittoria del sì al taglio dei parlamentari – un cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle che quasi tutti gli altri partiti non se la sono sentita di osteggiare per non passare per difensori di una casta politica piuttosto invisa – la prossima legislatura avrà soltanto 400 deputati invece di 630 e 200 senatori in- vece di 315. Quelli “esteri” scenderanno da 18 a 12 (8 deputati e 4 senatori)

A giudizio di Luigi Billè, consigliere CGIE Londra, la schiacciante vittoria dei sì è “un chiaro segnale e una volontà netta e lineare di sofferenza e di malcontento” nei confronti della gestione politica e parti- colarmente della rappresentanza parlamentare, inclusa quella eletta all’estero.

In una nota Billè sottolinea che “la chiara presa di posizione a favore del NO di “quasi” tutta la rappresentanza territoriale ovvero Comites e CGIE, ha evidenziato l’incongruenza e la sua incapacità di trasmettere messaggi alle comunità che possano essere ascoltati, seguiti e attuati”.
“In altre parole, il risultato all’estero – così tira le somme il consigliere CGIE – ha evidenziato le forti carenze che le rappresentanze territoriali hanno ormai consolidato in mancanza di loro riforme”. Il Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ha da parte sua messo in risalto, parlando del voto all’estero, che “così com’è, l’attuale legge elettorale non regge un’altra elezione”.

“Quando parliamo di legge elettorale – ha affermato Merlo – parliamo anche di modalità di voto all’estero. Voto elettro- nico? Faremo una sperimentazione in questo senso alle prossime elezioni Co- mites, ma ancora non possiamo dire che il voto elettronico sia un sistema sicuro, né che lo utilizzeremo alle prossime Politiche. Troveremo il sistema più adatto ma con questa legge e con questo mec- canismo di voto sarà un disastro”.

Il sottosegretario ha invitato tutti – eletti all’estero, esponenti di Comites e Cgie – a dare il proprio contributo per cercare di cambiare la modalità con cui votano gli italiani nel mondo, per rendere “trasparente al 100%” il voto all’estero, perché “continuare ad avere 5 milioni di plichi elettorali che girano per le strade del mondo è un’idea che a me non piace”.

Per quanto riguarda le elezioni di Comites e Cgie “sarà importante inserire nella legge di stabilità – ha detto il senatore Merlo – i fondi necessari. E’ fondamen- tale farle l’anno prossimo: lavoreremo con tutti i parlamentari, eletti all’estero e nazionali, per avere i fondi”.