ADDIO AL “LONDINESE” VIALLI

ADDIO AL “LONDINESE” VIALLI

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     Il calcio azzurro e la comunità italiana di Londra hanno perso una delle loro star più fulgenti: a 58 anni, stroncato da un tumore al pancreas, se ne è andato Gianluca Vialli, uno degli attaccanti più grandi e più amati.

   Nella capitale britannica – dove è morto lo scorso 6 gennaio al Royal Mardsen Hospital  – era sbarcato, già ricco e famoso, nel 1996 per giocare nel Chelsea che nella stagione 96-97, con lui all’esordio in squadra,  vinse la FA Cup. Del Chelsea diventò poi nel febbraio 1998 allenatore continuando in parallelo a giocare ancora per il resto di quella stagione e riportando grosse affermazioni  in Football League Cupe Coppa delle Coppe.

   Proprio nei suoi favolosi anni al Chelsea dove rimane come allenatore fino al settembre 2000 conobbe la futura moglie inglese, Cathryn White Cooper, sposata nel 2003 e madre delle sue due figlie Sofia e Olivia.

   Dopo una stagione non molto felice al Watford il cremonese Vialli abbandonò nel 2002 la carriera di allenatore, reinventandosi  opinionista televisivo di calcio e diventando poi nel  novembre 2019 dirigente della FIGC e capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall’ex compagno Roberto Mancini.

   Tra i migliori centravanti degli anni Ottanta e Novanta, Vialli fa parte della ristretta cerchia dei calciatori (in tutto nove) che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club.  Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e a un Europeo (Germania Ovest 1988). Più volte è stato candidato al Pallone d’oro che però non ha mai vinto.

   Rampollo di una famiglia benestante, diploma di geometra preso quando era già una stella del football, Vialli aveva esordito con la Cremonese da giovanissimo, nel 1984, passando poi a alla Sampdoria dove scrisse pagine indimenticabili per i tifosi genovesi: tre coppe Italia, una Supercoppa italiana, la Coppa delle Coppe ’89-90 e lo scudetto nel ’90-91.

   Ingaggiato dalla Juventus, riuscì finalmente a vincere la Champions League nel ’96, contro l’Ajax ai rigori e in bianconero conquistò anche una coppa Italia, una Supercoppa, un campionato e la Coppa Uefa ’93. 

   I numeri parlano chiaro: 673 presenze tra Serie A, Pemier League e competizioni europee per club, con un totale di 259 gol e 15 trofei di prima grandezza. 

   A Londra è scomparso dopo due settimane di ricovero ospedaliero in seguito al drammatico peggioramento delle sue condizioni di salute per il tumore che gli era stato diagnosticato nel 2017 e che chiamava “l’ospite indesiderato”. 

   Lo scorso 14 dicembre aveva annunciato di voler sospendere (“spero in modo temporaneo”) gli impegni professionali “presenti e futuri” in modo da “utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”. 

   La famiglia (con l’anziana mamma volata da Cremona a Londra per vederlo vivo un’ultima volta) gli ha reso omaggio per “cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità”. 

   Agli amici non aveva nascosto la sua paura della morte ma aveva confidato: “Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire. Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita”.

La Redazione