EXPORT IN CALO PER LA PRIMA VOLTA IN 30 ANNI
Il terremoto Covid non ha risparmiato nemmeno il mondo del vino che per la prima volta in 30 anni registra una frenata dell’export con un calo del 3,2% in valore nei primi sette mesi del 2020. Si tratta di una inversione di tendenza senza precedenti. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti.
Con il moltiplicarsi dei Paesi che hanno adottato misure di contenimento con la chiusura di bar e ristoranti era inevitabile che il vino italiano – il più bevuto nel mondo – fosse danneggiato. Germania, Stati Uniti e Regno Unito che rappresentano i principali mercati di sbocco delle bottiglie tricolori sono infatti andati in sofferenza per il rapido diffondersi della pandemia che ha compromesso anche gli ordini per la fine dell’anno.
Il terremoto sull’economia provocato dal coronavirus mette a rischio il fondamentale motore economico generato dal vino italiano che – avverte Coldiretti – realizza oltre la metà del fatturato proprio all’estero. Nel 2019 le esportazioni sono risultate pari a 6,4 miliardi su un totale di 11 miliardi e hanno garantito 1,3 milioni di posti di lavoro lungo la filiera, ora in pericolo.
Un duro colpo per l’Italia che grazie ad una produzione di oltre 46 milioni di ettolitri nella vendemmia 2020 ha confermato il proprio ruolo di leader mondiale davanti alla Francia. Un primato consolidato grazie a 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
“Grazie alla azione di Coldiretti sono state adottate varie misure finalizzate a dare liquidità ai produttori e ridurre le giacenze di vini e di uve della nuova vendemmia ma anche sgravi contributivi, incentivi all’acquisto di vino e prodotti italiani”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “c’è incertezza e preoccupazione fra gli imprenditori, ma l’Italia ha le potenzialità per ripartire meglio degli altri”.
“L’internazionalizzazione è dunque una scelta obbligata per il nostro Paese che deve cogliere questo momento di crisi per mettere a punto una strategia più incisiva di presenza sui mercati stranieri”, ha rimarcato Prandini. A suo avviso “vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione anche con la creazione di nuovi canali commerciali e una massiccia campagna di comunicazione superando l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo, valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate”.
La Redazione