Brexit: fumata bianca, c’è l’accordo

Brexit: fumata bianca, c’è l’accordo

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Piccolo dono natalizio per gli europei in UK

  Per gli italiani e gli altri europei residenti in UK una buona notizia: al termine di estenuanti negoziati, bloccati nelle ultime settimane da un furioso tira-e-molla sulle quote pesca nelle acque britanniche , il Regno Unito e l’Unione europea hanno raggiunto alla vigilia di Natale un accordo post-Brexit che permetterà un libero interscambio commerciale senza dazi sulla Manica.

  A pochi giorni dall’uscita definitiva del Regno Unito dall’orbita europea (il 31 dicembre 2020, termine del periodo di transizione) è stato dunque evitato il peggio (il “No Deal”). Una buona notizia, dunque. Ma non c’è  molto  da cantar vittoria: il governo  conservatore con a capo Boris Johnson ha imposto al Paese una Hard Brexit e l’intesa raggiunta in extremis crea di fatto un muro sulla Manica. Riguarda tra\l’altro soltanto le merci e non i servizi finanziari che fanno la ricchezza e la potenza della City.

     L’accordo è stato possibile grazie ad un coinvolgimento diretto di Johnson a della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen che hanno sbloccato un lungo e assurdo stallo su quanto pesce i pescatori europei (francesi, olandesi e belgi) potranno pescare dentro le acque territoriali britanniche nei prossimi anni. A riprova di chi conta davvero dentro l’UE i francesi hanno minacciato a muso duro di mandare all’aria ogni intesa con il Regno Unito se non avevano soddisfazione sulle quote di pesce.

       C’è ad ogni modo da rallegrarsi che il primo ministro Bojo abbia perlomeno evitato l’opzione peggiore: il “no deal”   avrebbe significato l’imposizione reciproca di tariffe doganali su tutto l’import-export con la certezza di mettere ulteriormente  in ginocchio la già tartassata economia britannica. Non va dimenticato che l’Europa è  sbocco del 47% di tutte le esportazioni britanniche.

    Facendo buon viso a cattivo gioco,  Ursula Von der Leyden ha dato ad ogni modo il benvenuto ad un accordo commerciale post-Brexit  “buono ed equilibrato” che “difende gli interessi comunitari” e getta le basi per un “nuovo rapporto” con la Gran Bretagna. In effetti se è buono ed equilibrato ce lo dirà solo il futuro.

    Anche il premier italiano Giuseppe Conte ha parlato di un accordo “positivo per i cittadini e per le imprese italiane e britanniche” dove “sono difesi i nostri interessi, protetti i nostri prodotti, rispettato il level playing field”.

    Il 2021 si profila quindi come primo banco di prova per valutare l’impatto della Brexit e vedere se davvero il Regno Unito è in grado di prosperare fuori dall’Ue e per giunta alla grande. C’è da dubitarne ma vedremo finalmente se i Brexiters hanno avuto o no ragione a tagliare i ponti con Bruxelles.

   Non è certo un caso che un accordo post-Brexit con l’UE – dopo mesi di dure e infruttuose schermaglie negoziali – si è profilato per la prima volta a concreta portata di mano quando a metà novembre ha lasciato Downing Street la vera eminenza grigia del governo Johnson (se non addirittura il vero primo ministro…) e cioè il consigliere speciale Dominic Cummings, regista della vincente campagna referendaria del 2016 sulla Brexit e portatore di una linea nazionalistica e aggressiva nei confronti dell’Ue.

    Con Cummings (uno che rispondeva spesso con un lapidario “Fuck Them!” se si parlava degli europei) se ne e’ andato via dal circolo magico attorno a BoJo anche un altro bulldog pro-Brexit e anti-Ue, Lee Cain, al culmine di una guerricciola intestina innescata dalla compagna di BoJo, Carrie Symonds, che un po’ di politica ne mastica essendo stata portavoce del partito conservatore. 

    Non sembra nemmeno casuale che la defenestrazione di Cummings e Cain innescatata dalla “first lady” Carrie è avvenuta pochi giorni dopo la vittoria di Joe Biden alle presidenziali americane, vittoria destinata a pesare non poco nei rapporti tra Londra e Washington. 

   Il presidente uscente Donald Trump era un paladino della Brexit ed era pronto a darsi da fare per un grande accordo commerciale di libero scambio con il Regno Unito. Biden la pensa all’opposto di Trump: è ostile alla Brexit perché porta il Regno Unito fuori dai giochi europei e rischia di mettere in grosso pericolo la pace in Irlanda del nord. 

   Azzoppato da una gestione dell’emergenza sanitaria piuttosto maldestra, pronto a calpestare l’accordo di divorzio dall’Ue già diventato trattato internazionale, Johnson ha capito che non poteva proprio permettersi un “no deal” con l’Unione Europea anche perché’ il 2021 si profila un anno molto complicato per l’esangue economia britannica alle prese con la disoccupazione crescente e conti pubblici sempre peggiori (ammonta già a più di 200 miliardi di sterline il colossale debito fatto finora per far fronte ai guasti provocati dalla pandemia).

   Rimane il fatto che l’hard Brexit sembra destinata a sfociare in un nuovo referendum di indipendenza in Scozia dove stavolta gli indipendentisti potrebbero vincere facendo passare così Boris Johnson alla storia non come l’architetto della Brexit ma il disgregatore del Regno Unito.

La Redazione