A cura di Costanza Vascotto
IL CACO, UN DONO IN ARRIVO DA CINA E GIAPPONE
Da orticultrice ho una simpatia particolare per le piante officinali perché, considerato il mio percorso di studi universitari che mi ha portato alla specializzazione in biologia delle piante, ho avuto l’occasione di approfondire le proprietà di queste piante – non sempre conosciute nei dettagli – che hanno varie applicazioni nelle realtà alimentare, cosmetica, terapeutica.
Nome scientifico: Diòspyroskaki L.f. (1782), conosciuto come caco, diospiro o diosporo, loto
Famiglia botanica: Ebenaceae
Albero da frutto, molto longevo (talvolta pluricentenario), a lento accrescimento fino a 15-18 metri d’altezza, con un tronco grigio scuro, rugoso e dalla chioma espansa, le cui foglie -ampie, ovali e dal margine intero- cambiano di colore: prima di cadere virano da un bel verde lucido dell’estate al giallo, arancio e rosso in autunno. Questo graduale passaggio di colore assieme ai rami sinuosi e più tardi ai frutti, simili ad una mela, crea un effetto visivo davvero scenico, molto apprezzabile dal punto di vista ornamentale. Rispetto ad altre specie da frutto, la fioritura è tardiva, lontana dalle gelate di marzo-aprile. A partire da maggio, all’ascella delle foglie, si può notare lo sviluppo sui rami di fiori non tanto appariscenti ma caratterizzati da una biologia fiorale singolare. SulDiospyros kaki,a seconda della varietà, possiamo trovare fiori femminili (solitari, di buone dimensioni, senza polline per la sterilità degli stami), maschili (più piccoli, riuniti in gruppi di tre, che non producono frutti perché l’ovario è abortito) ed ermafroditi (con ovario e stami normali). Ne segue una diversa tipologia alla fruttificazione ovvero per via partenocarpica (frutti non fecondati, senza semi) o attraverso l’impollinazione tra diospiri di varietà diversa provvisti di fiori maschili (frutti fecondati, con i semi). Ad ottobre i frutti così prodotti si presentano sotto forma di una grossa bacca prevalentemente rotonda, che può altresì distinguersi nelle varie cultivar per l’astringenza, il colore e la consistenza della polpa. Quest’ultima, in particolare, può essere astringente e chiara (sul giallo ed arancio) nei frutti senza seme, non astringente e più scura nei frutti coi semi. Dalla metà di ottobre, per tutto novembre e fino a dicembre, si procede con la raccolta del diospiro. Per evitare che il raccolto venga danneggiato dal gelo, dagli insetti ed uccelli, il loto viene spesso raccolto acerbo, con la buccia gialla, senza più striature verdi. Di seguito, viene sottoposto ad “ammezzimento” (conservazione in cassetta assieme alle mele, che rilasciano etilene essenziale per la maturazione) per eliminare l’effetto allappante-astringente in bocca dovuto ai tannini. Si ottengono cachi maturi caratterizzati da una buccia trasparente, arancione acceso, quasi rossoe dalla polpa dolce, gelatinosa, morbida e bruna.
Le varietà più diffuse in Italia: si ricordano il Loto di Romagna, il Misilmeri della Sicilia,la Vaniglia della Campania. Attualmente molto ricercata è la tipologia dei cachi mela costituita da tre varietà: O’Gosho Fuyu, Hana Fuyu e Jiro. Queste tipologie stanno avendo un grande successo commerciale perché sono molto pratiche rispetto al caco comune, possono essere messe in una borsa, mangiate a morsi come le mele grazie alla loro polpa croccante, soda e senza semi. In più, il loro contenuto di tannini è inferiore, ciò che le rende commestibili senza bisogno dell’ammezzimento.
Origini asiatiche: l’albero del caco molto probabilmente proviene dalla Cina meridionale, da dove si è ampiamente diffuso in Giappone più di un millennio fa. Attualmente la sua coltivazione si è estesa in altri Paesi, come l’America meridionale, l’Area mediterranea e l’Oceania. In particolare, in Europa arrivò verso la fine del ‘700 grazie al direttore inglese del Giardino botanico di Calcutta. In Italia cominciò ad essere conosciuto verso la metà dell’800, quando un albero di caco fu piantato nel Giardino botanico di Boboli, a Firenze; altri esemplari furono portati nel 1879 all’Orto botanico di Palermo, dove ancora sopravvivono. Inizialmente Diospyros kaki era trattato comeuna pianta ornamentale utile per abbellire sia giardini che parchi. Poi si passò alla sua diffusione come albero da frutto grazie all’importazione dal Giappone di alcune varietà pregiate.
Habitat.Il caco è considerato una specie subtropicale che manifesta comportamenti ambientali diversi tra le varie cultivar. Resiste alle minime invernali e ai parassiti (non trattamenti antiparassitari) ma è suscettibile ai forti venti che, in estate ed autunno, potrebbero provocare lesioni o addirittura rotture dei rami. Lo si coltiva in posizioni soleggiate ed in terreni freschi, ben concimati e drenati. Per i primi anni di vita è un albero da frutto sensibile sia alla carenza idrica che al freddo. È importante irrigarlo con frequenza e fasciare la base e il primo tratto del tronco con della paglia.
Usi. Vengono impiegati principalmente i frutti freschi oppure essiccati, compresi il succo e la polvere, più di rado le foglie.
Principi attivi. I diospiri sono frutti straordinari per la loro ricchezza nutrizionale. Infatti, sono composti all’80% d’acqua, 18% da zuccheri e 2,5% da fibre, con percentuali bassissime di proteine e grassi. Sono una buona fonte di vitamina C, betacarotene e criptoxantina (responsabile del caratteristico colore arancione). Sono anche ricchi di minerali, il più presente è il potassio, seguito da fosforo e magnesio. Altre sostanze contenute comprendono acidi organici, mucillagini e tannini.
Proprietà. Per il suo contenuto nutrizionale questo frutto viene visto come un rimedio della medicina naturale dalle tante proprietà. Partendo dal suo apporto energetico grazie agli zuccheri, similmente alla frutta secca, è consigliato ai bambini, agli anziani e a tutti coloro che sono stanchi sia fisicamente, in particolare per lo sport, che mentalmente. È molto efficace contro la depressione e lo stress, essendo ipotensivo. Concilia il sonno ed attenua gli stati ansiosi. Il potassio lo rende un buon diuretico dall’azione depurativa; le fibre gli garantiscono proprietà lassative divenendo un rimedio contro la stipsi.
Ha anche funzione protettiva di alcuni organi del corpo, come la milza, il pancreas, lo stomaco e l’intestino tenue. In caso di disturbi epatici favorisce la sintesi biliare. Svolge una funzione astringente ed antiemorragica (emorroidi ed emorragie interne). Diviene un antispasmodico gastrointestinale per il meteorismo e la flatulenza.
In cucina. La coppa con i cachi è un dolce per Natale facile, leggero e veloce. Di seguito, la ricetta che propongo è per quattro persone:
Ingredienti: 6 biscotti ai cereali (es. Grancereale croccante con riso); 4 cachi; 40g di mandorle (intere sbucciate); 40g di cioccolato fondente; 1 pizzico di caffè in polvere:
- in quattro coppette di vetro sbriciolare con le mani i biscotti sul fondo. Non devono rimanere troppo piccoli;
- sopra lo strato di biscotti mettere la polpa dei cachi. Non c’è bisogno di frullare se i frutti sono ben maturi;
- poi, tritare grossolanamente le mandorle e il cioccolato e distribuitene un po’ in ogni coppetta. Infine, spolverare con un pizzico di caffè in polvere. È consigliabile servirlo subito per non perdere la croccantezza dei biscotti.
Curiosità.Il nome del genere, Diòspyros, deriva dal greco, Diòs (Dio) e pyros (frumento), cioè “pianta con frutti degni di Giove”, a sottolineare la sua importanza nell’alimentazione. Mentre il nome della specie kaki deriva dal giapponese “Kaki no ki”, da cui si trae il nome italiano di cachi. A tal proposito, nel Napoletano, questo frutto è detto anche “legnasanta”: una volta aperto, in esso si può scorgere un’immagine di Cristo in croce.
In prospettiva di un nuovo anno più gioioso e sereno, concludo questo articolo ricordando che questo albero è designato come “simbolo di pace”. Alcuni suoi esemplari sono sopravvissuti alla bomba atomica di Nagasaki nell’agosto del 1945.