SCOPERTA IN LIGURIA LA PIÙ ANTICA SEPOLTURA DI UNA NEONATA IN EUROPA

SCOPERTA IN LIGURIA LA PIÙ ANTICA SEPOLTURA DI UNA NEONATA IN EUROPA

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       In una grotta nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona, un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura di una neonata mai documentata in Europa. 

   La piccola bambina – chiamata “Neve” dagli studiosi – è vissuta circa 10.000 anni fa, durante la prima fase del Mesolitico, un periodo che ha segnato probabilmente grandi cambiamenti sociali legati agli adattamenti dovuti alla fine dell’ultima era glaciale. 

   Insieme ai resti della neonata e della madre è stato ritrovato un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate, quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi, e un artiglio di gufo reale. 

   La scoperta è stata pubblicata il 14 dicembre su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Il team di studiosi responsabile del ritrovamento e dell’analisi dei resti è coordinato da ricercatori italiani Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Università di Ferrara). “Capire come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e ci consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali che quelli ideologici”, spiega Stefano Benazzi, professore al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, tra i coordinatori dello studio. “Questa scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, un’epoca di cui sono note poche sepolture, e testimonia come tutti i membri della comunità, anche piccole neonate, erano riconosciuti come persone a pieno titolo e godevano in apparenza di un trattamento egualitario”.

   L’istologia virtuale delle gemme dentarie della neonata ha permesso di ottenere informazioni preziose sia sulla piccola Neve che sulla madre’

    Al momento della morte, Neve aveva tra 40 e 50 giorni. Sempre a partire dalle gemme dentarie, si e’ scoperto  che la madre di Neve si nutriva seguendo una dieta a base di prodotti derivanti da risorse terrestri (come ad esempio animali cacciati) e non marine (come la pesca o la raccolta di molluschi). Durante la gravidanza la madre aveva subito alcuni stress fisiologici, forse alimentari, che hanno interrotto la crescita dei denti del feto 47 e 28 giorni prima del parto. Anche lo studio degli ornamenti che componevano il corredo funerario ha rivelato informazioni rilevanti. Sono state ritrovate più di 60 perline lavorate a partire da conchiglie, che erano probabilmente cucite su un abitino o un fagotto in pelle: elementi che indicano una particolare cura e attenzione rivolta alla sepoltura. Diversi di questi ornamenti, inoltre, mostrano un’usura che testimonia come fossero stati prima indossati per lungo tempo dai membri del gruppo e solo successivamente fossero poi stati impiegati per adornare la veste della neonata.

    Il Mesolitico, che si estende tra circa 11.000 e 7.500 anni fa, è una fase cruciale della storia europea. Seguì la fine dell’ultima era glaciale e vide l’adattamento delle comunità paleolitiche di cacciatori-raccoglitori a un nuovo contesto ambientale, di tipo interglaciale, caratterizzato da un’espansione delle aree forestate e dalla risalita del livello marino. Si concluse solo con l’arrivo delle prime comunità neolitiche di allevatori e agricoltori dal Vicino Oriente. “Esiste una buona documentazione di sepolture riferibili alla fase media del Paleolitico superiore e alle sue fasi terminali, ma non sono frequenti le sepolture riferibili al Mesolitico e sono comunque particolarmente rare per tutte le epoche considerate quelle attribuibili a soggetti infantili”, sottolinea  Benazzi. “Per questo, la scoperta di Neve è di eccezionale importanza e ci aiuterà a colmare molte lacune, gettando luce sull’antica struttura sociale e sul comportamento funerario e rituale di questi nostri antenati”.

   La sepoltura è venuta inizialmente alla luce nell’estate del 2017, ma è stata poi scavata completamente solo nel luglio dell’anno successivo. Luogo del ritrovamento è Arma Veirana, una cavità lunga una quarantina di metri e dalla curiosa forma a capanna che si trova nel comune ligure di Erli, nella val Neva. Trovandosi lontana dalla costa e non essendo di facile accesso, per lungo tempo la grotta non è stata oggetto di indagini archeologiche programmate. (NoveColonneATG)