“Esportare la Dolce Vita”: c’è ancora molto potenziale

“Esportare la Dolce Vita”: c’è ancora molto potenziale

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Il Bello e Ben Fatto italiano vale 135 miliardi di euro, rappresenta una parte consistente delle esportazioni complessive dell’Italia ed è trasversale a tutti i principali comparti dal Made in Italy, seppure in maniera più marcata nei settori afferenti alle 3 “F” di Fashion, Food and Furniture. 

   Le eccellenze italiane si dirigono prevalentemente verso i mercati avanzati, che insieme ne assorbono circa 114 miliardi di euro. Ammonta invece a oltre 20 miliardi di euro il quantitativo di eccellenze esportato verso i paesi emergenti, che, per il loro dinamismo offrono margini di crescita maggiori, a fronte comunque di rischi più elevati.
   Questa la fotografia scattata dal Rapporto “Esportare la Dolce Vita”, realizzato dal Centro Studi Confindustria  in collaborazione con Unicredit e presentato a Roma lo scorso 20 luglio alla presenza del Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio..
     Il rapporto evidenzia che puntando sulla sua immagine di produttore di alta qualità l’Italia ha un margine potenziale di incremento delle esportazioni pari a 82 miliardi di euro (per oltre tre quarti nei paesi avanzati  e per la restante parte negli emergenti).
   Gli Stati Uniti sono il mercato con il più alto potenziale in termini assoluti, 15,5 miliardi di euro di possibile export aggiuntivo. Potenziale elevato anche per Francia, Germania e Regno Unito, che complessivamente potrebbero valere fino a 13,7 miliardi di euro di export addizionale
   Tra i paesi emergenti, la Cina è quello che offre maggiori margini di miglioramento anche nel medio-lungo termine. Le stime sullo stock attuale della classe media benestante e sull’aumento dei nuovi ricchi al 2025 e 2030, mostrano che i mercati asiatici sono gli assoluti protagonisti tra i mercati emergenti. La Cina si colloca al primo posto sia per dimensione attuale della classe benestante (265,6 milioni) che per la crescita nel prossimo quinquennio (70,2 milioni).

   Attenzione però alla Cina: le eccellenze italiane restano abbastanza protette, ma l’upgrading dei prodotti cinesi è sempre più pressante. Nel 2020, la Cina è stato uno dei pochi paesi al mondo a registrare una crescita positiva (oltre il 2%) e, secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, nell’anno in corso farà registrare un tasso di crescita del PIL superiore all’8%.

     Alcune eccellenze del made in Italy hanno continuato a crescere anche nel 2020, e si sono mostrati particolarmente resilienti malgrado l’emergenza del virus Sars-Cov2 che ha avuto un impatto significativo sul commercio internazionale e ha penalizzato non poco i settori legati alla Moda   

   “Bello e ben fatto” è “l’immagine del nostro Made in Italy che si unisce ai tratti inconfondibili del patrimonio culturale italiano. Il commercio internazionale – ha detto del ministro Di Maio – è la chiave per la crescita del nostro export, che sta raggiungendo livelli record con i primi 5 mesi del 2021 che hanno superato i volumi di esportazioni dei primi 5 mesi del 2019, anno del boom. Ma non ci fermiamo qui, ed è per questo che la priorità dell’Italia nel presiedere il G20 è rafforzare un multilateralismo efficace. Per superare momenti come quelli vissuti a causa della pandemia e rilanciare l’economia, tutti i Paesi devono collaborare e stabilire condizioni condivise. Insieme, più forti verso la piena ripartenza”.
  La crisi da Covid-19, ha commentato Barbara Beltrame Giacomello Vicepresidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione, “ha avuto un effetto propulsivo sulle tendenze in atto, provocando un salto di velocità nelle trasformazioni sociali e, di riflesso, dell’economia. Soprattutto un’ulteriore spinta alla digitalizzazione”.
  Il Made in Italy è vivo e lotta. La sfida – ha concluso – ora è capire come trasformare le nostre imprese: rafforzare i canali di vendita digitale, stabilizzare le relazioni internazionali e preservare e aumentare la riconoscibilità del Made in Italy”.

La Redazione