MENTI? TE LO LEGGO NEGLI OCCHI

MENTI? TE LO LEGGO NEGLI OCCHI

(E ANCHE NEL GIROVITA...)

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Gli occhi non mentono perché sono lo specchio dell’anima. Cosi’ dice la saggezza popolare e una ricerca condotta all’Università “La Sapienza” di Roma lo ha confermato: dal movimento oculare è possibile capire se una persona mentirà o dirà la verità e ottenere anche informazioni utili sulle ragioni e sulle modalità dell’uno o dell’altro comportamento e sulle relative conseguenze.
Un altro studio, condotto dal Joint Research Center della Commissione Europea con la partecipazione dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), ha parallelamente gettato le basi per comprendere quanto il nostro metabolismo influenzi la propensione a mentire ed e’ arrivato alla conclusione che la propensione a dire il falso dipende in parte dai livelli di glucosio nel sangue e che potrebbe esserci un legame con l’obesità.
La ricerca sul rapporto tra occhi e bugie ha visto impegnato un team composto da Michael Schepisi, Giuseppina Porciello, Salvatore Maria Aglioti e Maria Serena Panasiti del Dipartimento di Psicologia della Sapienza ed è stata appena pubblicata sulla rivista Scientific Reports.
L’indagine voleva chiarire se la presentazione di stimoli politici di diversa natura (volti di politici vs. parole ideologiche) e associati a diverse ideologie (sinistra vs. destra) possa influenzare la tendenza di persone politicamente indecise a mentire. Inoltre, attraverso la registrazione dei movimenti oculari dei partecipanti è stato possibile avere un indice attentivo in grado di predire il processo decisionale che porta a tale comportamento.
A queste conclusioni si è arrivati attraverso un esperimento nel quale ai partecipanti è stato chiesto di cimentarsi in un gioco di carte contro avversari dal differente status socioeconomico. In palio una ricompensa monetaria per ottenere la quale i giocatori potevano decidere se mentire o dire la verità ai loro avversari riguardo all’esito del gioco.
I ricercatori hanno visto che i partecipanti modellavano il loro comportamento mentendo meno agli avversari di basso status, ossia quelli percepiti come probabilmente più “deboli”. Inoltre, dopo aver mentito, i partecipanti tendevano a distogliere lo sguardo dagli avversari di alto status e a mantenerlo verso quelli di basso status.
Lo studio sul rapporto tra metabolismo e menzogna è stato invece effettuato lavorando con centocinquanta volontari e ha anch’essa trovato posto sulla rivista Scientific Reports.
“Ad oggi, sappiamo che i cambiamenti dello status energetico a breve termine, come quelli indotti dal digiuno o dalla sazietà, e quelli a lungo termine, come quelli associati all’obesità, possono influenzare una vasta gamma di processi cognitivi, quali memoria, attenzione, propensione al rischio e autocontrollo. Quest’ultimo è un elemento centrale per la capacità di compiere scelte etiche e morali”, ha spiegato Eugenia Polizzi, ricercatrice Cnr-Istc e prima autrice dello studio.
I partecipanti all’esperimento hanno ricevuto un bicchiere coperto con dentro un dado a 3 facce colorate. A seconda del colore riportato, i soggetti avrebbero ricevuto una ricompensa differente: 3 euro se fosse uscito rosso, 1 euro se giallo, nulla se blu. Metà dei soggetti ha tirato il dado prima di ricevere una colazione standard in laboratorio, mentre l’altra metà subito dopo averla fatta. Il risultato del dado era visibile solamente al partecipante, che poteva quindi barare, riportando ad esempio un colore diverso da quello effettivamente osservato. Ma siccome ogni colore ha 1/3 di probabilità di uscire, scostamenti da questa percentuale suggeriscono disonestà a livello di gruppo.
“Se brevi cambiamenti nello status energetico incidessero sulla propensione a mentire, ci aspetteremmo che i soggetti a digiuno mentano più di quelli sazi, indipendentemente dalla situazione energetica globale. Tuttavia, i risultati forniscono solo un supporto parziale a questa previsione. Infatti, solamente i soggetti con indice di massa corporea sotto ai 25, e in particolare donne, hanno dimostrato di essere più onesti dopo aver fatto colazione – prosegue la ricercatrice -. Al contrario, si stima che quando la bugia serviva a evitare di riportare il colore blu associato a zero ricompense, più dell’80% dei soggetti obesi abbia mentito, indipendentemente dalla colazione. Questo dato ci dice che la condizione di obesità potrebbe essere associata ad una difficoltà a gestire potenziali perdite”.
“È dunque difficile spiegare l’influenza del metabolismo sul rispetto delle norme morali soltanto attraverso una prospettiva energetica. La speranza è che studi come questo possano però contribuire ad aumentare l’interesse verso questa tematica interdisciplinare, migliorando la nostra comprensione dei meccanismi psicologici, economici e biologici che governano le scelte morali”, ne ha concluso Eugenia Polizzi.