Italiani all’estero: indagine conoscitiva del senato

Italiani all’estero: indagine conoscitiva del senato

Tutti d'accordo salvo il PD

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Quali sono “le condizioni, i bisogni e le esigenze attuali” degli italiani all’estero? Cercherà di accertarlo un’indagine conoscitiva approvata il 19 dicembre scorso dalla Commissione Esteri del Senato su proposta del suo presidente, Vito Petrocelli del Movimento Cinque stelle (M5S).

L’indagine ha un obiettivo ambizioso: “offrire un approfondimento conoscitivo ed un contributo di riflessione sulle condizioni, sui bisogni e sulle esigenze attuali delle comunità di italiani all’estero nei diversi Paesi ospitanti, anche al fine di valutare quali misure, di carattere amministrativo o legislativo, sia opportuno adottare per migliorarne lo status, le prospettive, e per rinsaldarne il legame con l’Italia”.

I senatori sono partiti dal fatto che la realtà dei connazionali all’estero (più di 5,1 milioni, “un dato che dal 2006 risulta in costante aumento”) è “ancora troppo poco conosciuta” nonostante “rappresenti una rete umana dal potenziale enorme, una innegabile risorsa sotto il profilo economico, sociale e culturale per l’intero Paese, nonché un valore aggiunto preziosissimo per la promozione dell’Italia e dell'”italianità” nel mondo”,.

Avanzando la sua proposta il grillino Petrocelli ha messo in risalto che l’Italia e’ stata interessata in passato “da un poderoso fenomeno di emigrazione di massa al punto che oggi gli oriundi italiani nel mondo sono stimati fra i 60 e i 70 milioni” e adesso sta conoscendo “per ragioni economiche, professionali, di studio, affettive, di prospettiva di vita e persino per ragioni di tipo previdenziale” una nuova fase migratoria in uscita.

In effetti nel solo 2017, la comunità italiana degli iscritti all’AIRE è aumentata di oltre 140.000 unità, registrando un + 2,7 per cento rispetto all’anno precedente, e addirittura un + 14,1 per cento negli ultimi cinque anni. Degli italiani attualmente residenti all’estero, 2,6 milioni non sono nati in un altro Paese, ma sono espatriati nel corso della loro vita. Un fenomeno, dunque, quello della emigrazione e, più in ge
nerale, della mobilità italiana, tutto da approfondire e che merita di essere osservato attentamente, al fine di ricavarne degli indicatori utili a comprendere i bisogni e le esigenze, anche di tipo culturale, di cui i connazionali residenti all’estero sono portatori. Un esame che “inevitabilmente dovrà intrecciarsi con l’approfondimento dei legami con i tessuti sociali dei Paesi ospitanti, con le difficoltà e con le opportunità che quelle realtà prospettano”.

Secondo Petrocelli l’investigazione non potrà che partire dai Paesi europei, tenuto conto che è proprio l’Europa la meta preferita dei connazionali presenti all’estero, vecchi e nuovi. La Germania, su tutti, dove vivono oltre 740.000 connazionali, seguito dalla Svizzera (con 614.000 residenti), dalla Francia (con 412.000), dal Belgio (267.000) e dalla Spagna (164.000). “Si tratta di Paesi – ha osservato il senatore pentastellato – con cui l’Italia vanta rapporti ultradecennali e nei quali l’emigrazione italiana, dopo anni di iniziali difficoltà, ha raggiunto una sua solida stabilità. Le migrazioni più recenti, facilitate dalle normative dell’Unione europea e dell’Accordo di Schengen, parlano poi di persone dall’alto tasso di scolarizzazione che cercano vie di affermazione sociale in realtà lavorative strutturate soprattutto nei settori della ricerca e dell’Università”.

“Un caso molto particolare – ha evidenziato il presidente della Commissione Esteri del Senato – è rappresentato dal Regno Unito, stante l’esito del referendum sulla Brexit e dove ufficialmente risiedono più di 300.000 cittadini italiani, anche se le stime relative ai cittadini non residenti valutano in circa 700.000 la presenza complessiva dei nostri connazionali. Occorrerà guardare con particolare attenzione a questa corposa comunità di cittadini, soprattutto in relazione all’esito finale dei negoziati con il Regno Unito, per garantire loro di poter continuare a beneficiare di tutti i diritti di cui hanno goduto in passato”.

“Il senso di questo percorso esplorativo, da svolgere attraverso un mirato ciclo di audizioni e l’organizzazione di una serie di missioni, – ha spiegato il senatore pentastellato – sarà anche quello di restituire centralità a questa presenza italiana nel mondo, stimolandone il coinvolgimento e la partecipazione, per renderla protagonista attiva della vita sociale e culturale del Paese e per riaffermarne l’identità e vivificarne il senso di appartenenza. Si tratterà di comprenderne le difficoltà, anche in relazione a questioni concrete come quelle relative alla distanza geografica, ai ricongiungimenti, alle strategie di sopravvivenza familiare. Certamente, potranno essere affrontati temi quali il rafforzamento della rete consolare, il miglioramento nella erogazione dei servizi sociali e pensionistici, nonché l’ampliamento dell’assistenza sanitaria a beneficio degli italiani indigenti residenti all’estero e, non ultimo per importanza, le modalità di fruizione dell’insegnamento della lingua italiana”.

“Si tratterà, quindi, di proporre, al termine dell’investigazione, un documento conclusivo in grado di offrire un quadro di sintesi circa le possibili soluzioni ai bisogni di tali comunità, per facilitarne il godimento dei diritti e delle prestazioni assistenziali e pensionistiche, la fruizione dei servizi consolari, preferibilmente in via telematica, oltre che a facilitarne il raccordo con la terra di origine. In questo percorso, – ha concluso – sarà indispensabile coinvolgere una pluralità di attori, dalle istituzioni centrali e regionali a quelle della rete diplomatico-consolare, dalle rappresentanze di base alle associazioni e ai patronati, dagli enti gestori agli Istituti Italiani di Cultura e alla Società Dante Alighieri, che svolgono un lavoro prezioso e irrinunciabile per la valorizzazione della lingua e della cultura italiana”.

Nel dibattito, il senatore Pd Francesco Giacobbe ha, sì, valutato “positivamente la proposta di svolgere un’indagine conoscitiva”, ma ha anche espresso “preoccupazione per la sede dell’indagine, reputando limitativa la circostanza che essa venga circoscritta alla competenza della sola Commissione affari esteri e non venga estesa coinvolgendo il Comitato per gli italiani all’estero che, peraltro, è operante già da tre legislature ed è auspicabile venga costituito a breve anche nel corrente mandato parlamentare”.

A giudizio di Giacobbe l’indagine “una volta avviata potrebbe rappresentare una sorta di delegittimazione, atteggiandosi a sede o procedimento alternativo , del costituendo Comitato. A mio parere, invece, questa investigazione – del tutto utile e proficua, perché volta a disaminare un tema assai delicato e sconosciuto ai più – dovrebbe essere implementata coinvolgendo simultaneamente, e con metodo complementare, sia la Commissione che il Comitato, rispetto al quale mi auguro che gli stessi componenti della Commissione possano farsi promotori, presso la Presidenza del Senato, per la sua attivazione”.

Giudizio “estremamente positivo” all’indagine è giunto dal senatore EnricoAimi (Fi) che ha auspicato “una utile sinergia nei lavori di approfondimento di una tematica non secondaria come quella concernente le condizioni e le esigenze delle comunità nazionali all’estero”.

Secondo il senatore Stefano Lucidi (M5S) occorre “procedere rapidamente all’avvio dell’indagine conoscitiva proposta dal Presidente, anche per farsi carico dei problemi vissuti dai concittadini sparsi nel mondo”. quindi, riferendosi alle perplessità di Giacobbe, ha sostenuto che “la realizzazione di tale importante indagine non deve e non può essere percepita come una preclusione alla possibilità di istituire eventualmente il citato Comitato”. Alla luce del dibattito, Petrocelli ha proposto di chiedere alla Presidente del Senato, come previsto dal regolamento, l’autorizzazione l’indagine conoscitiva.

La Commissione ha deliberato con il voto favorevole di tutti i Gruppi, salvo l’astensione del Gruppo del Partito Democratico.

La Redazione