La memoria che sopravvive e gli inganni che uccidono

La memoria che sopravvive e gli inganni che uccidono

All’Istituto Italiano di Cultura teatro sulla Brigata Maiella e l’Arandora Star

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Un recente articolo sul New York Times di Alexander Stille intitolato ‘What a murder by Mussolini teaches us about Khasshoggi’ offre un esempio di come un assassinio politico – Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti – riverbera a distanza di 94 anni nella pratica dell’autoritarismo e ci mette in guardia su un secondo aspetto attualissimo: fake news. False notizie. Depistaggi.

La storia italiana insegna che dal giogo dittatoriale militarmente controllato ci si può liberare – ma dall’amputazione della verità esercitata come metodo non militare di dominazione come se ne esce? E’ possibile diventare vittime disorientate e trovarsi assuefatti all’inganno fino a portarci a diventare complici o vittime di menzogne – fino a morirne?

Due opere teatrali arrivate a Londra sfiorano questi temi puntando in direzioni diverse. Una va verso il buio, l’altra verso la luce. Paradossalmente, l’opera che va verso il buio si intitola ‘Ditelo alle stelle’, descritta come “ispirata alla tragedia dell’Arandora Star” – un episodio che interessa la comunità italiana in Inghilterra in quanto costò la vita a quasi 450 connazionali, dei quali oltre 200 risiedevano a Londra. Il protagonista principale, Emanuele Conti, è un giovane ex contadino
scappato dall’Italia a causa della fame. Gestisce un caffè in Inghilterra dove la storia ci dice che a partire dal 1921 Mussolini e il suo braccio destro, Michele Bianchi, promossero un piano di fare dei 20.000 immigrati italiani la vetrina-avamposto del fascismo all’estero. Il piano riuscì al punto che a metà degli Anni trenta i fascisti scrivevano di essere in grado di mobilitare 6.000 italiani per le strade di Londra. Emanuele non si interessa a questa realtà che lo circonda: guarda alle stelle. L’Italia interviene nella guerra civile spagnola schierata con Franco, ma lui non ha niente da dire; l’Italia aggredisce l’Abissinia e ancora non ha niente da dire. O meglio, dice di non essere né fascista, né comunista, che in fondo vuol dire offrirsi come strumento passivo al fascismo imperante e per tanti anche seducente.

Si sveglia il 10 giugno 1940 quando l’Italia dichiara guerra all’Inghilterra, la famosa pugnalata alle spalle. Mussolini ovviamente sa che la decisione comporta l’internamento di molti di quegli italiani che si sono vantati di poter mobilitrare un piccolo esercito per le strade di Londra. Gli inglesi non possono permettersi di tenere a piede libero possibili cospiratori. Sono allarmati dal numero imprecisato di Italiani pronti ad aprire le porte a Mussolini e Hitler. Arrestano circa 4.500 civili italiani. Ci sono tra questi caratteri pericolosi, antifascisti presi per sbaglio e tipi come il nostro Emanuele. Lo troviamo tra oltre 700 internati italiani che finiscono a bordo dell’Arandora Star diretta in Canada.

Il dramma teatrale interessa per il modo in cui ci presenta il danno subito da un individuo che, rimasto prono con gli occhi al cielo, totalmente passivo (l’attore è steso a terra e spesso in ginocchio), si ritrova in un tunnel che lo fa impazzire. Non da la colpa a Mussolini che ha dichiarato guerra, ma si immagina di essere vittima di un sadico tedesco che, a bordo dell’Arandora Star, viene rimpinzato di cibo dagli inglesi trasformati in camerieri. Le allucinazioni imperversano con spunti deliranti in cui il tedesco si lamenta per una trauma subito quando la madre scappò con un amante. La mente del fragile Emanuele deraglia infine verso lo stereotipo del piagnisteo sentimentale, ultimo rifugio mentre la nave affonda, colpita da un siluro tedesco. Muoiono quasi 450 italiani. Ecco, ci dice il dramma, cosa può succede a chi guarda le stelle senza tener conto che forze ingannevoli sono sempre pronte ad orchestrare correnti pericolose che prima assopiscono la mente con falsità – propaganda, lavaggio del cervello e poi , come per Emanuele, trascinano alla morte.

Di luce per fortuna se ne vede nell’altro spettacolo intitolato ‘Sulla linea del fuoco’ basato su testimonianze vere e dedicato alla Brigata Maiella. Il dramma tocca su un episodio della Resistenza in Abruzzo con un maggiore dell’esercito britannico, Lionel Wigram, al quale l’Anpi di Londra due anni fa contribuì a dare una medaglia. Prendendosi un grosso rischio, Wigram decise di fidarsi dei partigiani italiani della zona, tutti giovanissimi. Diede ascolto a Ettore Troilo che fin dal dicembre del 1943 aveva reclutato 15 volontari pronti ad aiutare gli Alleati nel difficile terreno tra i monti della Majella. Lo stesso Wigram cadde in combattimento insieme a 13 partigiani durante l’attacco ad una postazione tedesca nella notte tra il 2 e il 3 febbraio del 1944. Nonostante le perdite, la brigata continuò ad operare e ad ingrandirsi. Si sviluppò in quella Brigata Maiella a cui venne dato l’onore di entrare per prima nella Bologna liberata. Gli spettacoli, scritti e diretti da Federica Vicino, sono stati portati a Londra per iniziativa di Roberto Stasi e col contributo dell’Anpi-London, Fondazione Pescarabruzzo, la Fondazione Maiella, e il Mazzini Garibaldi Club. Molto applauditi i giovani e bravi attori: Davide Clivio, Rebecca di Renzo, Andrea Fuorto, Pierluigi Lorusso, Jamal Mouawad, Romano Sarra, Enrico Valori e Lorenzo Valori.

Alfio Bernabei è autore del libro Esuli ed emigrati italiani nel Regno Unito 19201940, Mursia, Milano, e del documentario per Channel 4, Dangerous Characters.