Onestamente, potete affermare di non risparmiare energie ed impegno nell’educazione dei vostri figli. Dedicate loro parecchio tempo, fate del vostro meglio per far rispettare regole e doveri. Siete genitori presenti, attenti, magari vi informate anche attraverso libri o siti specializzati. Eppure…. qualcosa non funziona!
Nonostante tutta la vostra pazienza e buona volontà, nonostante le abbiate provate proprio tutte, il vostro bambino/ la vostra bambina si rifiuta di obbedire, a volte sembra che si opponga a voi per il semplice piacere di farlo, lasciandosi andare a capricci e scenate senza fine. Oppure, vostro figlio/vostra figlia, nonostante sia indubbiamente intelligente e capace, sembra non mostrare alcun interesse nello studio e non ci sono minacce o promesse di regali che gli/le facciano venire voglia di impegnarsi e portare a casa qualche buon voto. O ancora, il vostro bambino così dolce e affettuoso in famiglia, diventa un piccolo orso selvaggio quando è in un gruppo di coetanei e si rifiuta di condividere i giochi, arrivando anche a reagire con la violenza.
Sono tantissimi e vari gli esempi che potrei fare, che dipendono anche dall’età dei bambini/e o ragazzi/e e che si presentano in modi più o meno preoccupanti. Sono situazioni in cui i genitori si trovano di fronte a comportamenti dei loro figli che non sanno come gestire, nonostante tutto il loro impegno e il loro amore, comportamenti che a volte risultano esasperanti, a volte anche angoscianti, soprattutto quando coinvolgono aspetti sociali. Cito, solo per fare due esempi, il caso di bambini che manifestano un mutismo selettivo e, mentre a casa parlano normalmente, non riescono ad aprire bocca in altri ambiti, ad esempio quello scolastico, oppure quello di bambini o ragazzi che, in certe situazioni, si lasciano travolgere dall’ansia al punto di perdere il controllo delle proprie reazioni.
Comprensibilmente, di fronte a questi che appaiono come fallimenti educativi o preoccupanti segnali di un qualche disturbo del proprio figlio o della propria figlia, alcuni genitori si sentono impotenti e confusi, senza sapere cosa fare e a chi rivolgersi.
A volte, la prima reazione è quella di pensare che tanta pazienza e tanto impegno nel seguire le indicazioni degli esperti in materia sia tutto tempo sprecato e che i buoni vecchi metodi autoritari e repressivi siano forse la strada migliore e più efficace da seguire.
O semplicemente che non ci sia niente da fare, che non valga la pena darsi tanto da fare perché il proprio figlio/la propria figlia è così di carattere e non può cambiare. D’altra parte ci si dice – le abbiamo provate proprio tutte….
A volte è proprio questo il problema: nell’apprezzabile intento di trovare la via migliore, il metodo più giusto per edu- care i propri figli, si tende, talvolta, ad andare per tentativi senza seguire una linea di condotta continua e coerente. Si inizia, ad esempio, seguendo una teoria educativa che sembra valida, ma si cambia direzione non appena sembra che non dia i risultati sperati, provando a seguire un’altra linea di condotta e poi, magari, un’altra ancora. Questo genera una gran confusione generale: nel bambino/a, che non riceve una guida coerente, ma anche nel genitore che non sa più quale metodo funzioni e quale no. Questo può succedere in mancanza di un’idea chiara sul progetto educativo da seguire e sui metodi per attuarlo. In questo caso, la cosa migliore da fare è accettare di mettersi in discussione e rivol- gersi a un professionista che possa fornire un punto di riferimento e una guida. Rivolgersi ad un consulente genitoriale è il punto di partenza per iniziare un dialogo costruttivo con un esperto che può aiutare ad analizzare sotto un diverso punto di vista il proprio progetto e il proprio approccio come genitori, per arrivare insieme ad apportare le modifiche eventualmente necessarie per uscire dallo stallo in cui ci si era ritrovati. È una scelta molto matura e consapevole da parte dei genitori, che dimostra il loro forte impegno e la loro volontà di trovare il percorso migliore per aiutare i propri figli a crescere al meglio delle loro possibilità. È anche un gesto coraggioso, perché mettersi in discussione non è mai facile ed è tipico delle persone che non temono un confronto costruttivo.
In altri casi, può essere il bambino/ la bambina o il ragazzo/la ragazza ad aver bisogno di un aiuto professionale per superare eventuali difficoltà o blocchi personali. A seconda dell’età, ma anche del singolo caso e delle preferenze per- sonali, può essere utile l’intervento di uno psicologo o di uno psicomotricista. La terapia psicomotoria è, comunque, spesso consigliata dagli psicologi stessi come miglior metodo d’intervento, in particolare con bambini e preadolescenti, ma non solo.
La caratteristica importante della psicomotricità è che non mette al centro della seduta e della terapia il problema, la carenza, la difficoltà, ma piuttosto l’individuo con le sue peculiarità, caratteristiche, punti di forza e potenzialità. Partendo da questo, aiuta il soggetto in terapia a superare le sue difficoltà, usando e potenziando le sue abilità e i suoi punti di forza.
Altro aspetto importante è che in questo approccio terapeutico sono implicate attività di movimento e gioco che risultano divertenti e coinvolgenti per i bambini e spesso anche per i più grandi. Tutto questo fa sì che non si sentano “in terapia” o “in cura” come se fossero malati o avessero qualcosa di sbagliato o, peggio ancora, fossero loro stessi sbagliati. Al contrario, percepiscono che li si sta aiutando ad esprimere se stessi al meglio e, soprattutto, a sentirsi bene con se stessi.
Per concludere, che si decida di chiedere consiglio ad un insegnante o al medico di famiglia, o che ci si rivolga diret- tamente ad uno specialista del settore, la cosa importante da tenere presente è che quando si tratta dei nostri figli la scelta non può mai essere quella di darsi per vinti e lasciar perdere. Parliamone prima di tutto all’interno della coppia genitoriale e prendiamo insieme la decisione necessaria per trovare un aiuto e un supporto.
