Gli effetti negativi del lockdown sui più piccoli

Gli effetti negativi del lockdown sui più piccoli

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Fortunatamente niente di irreparabile

  La pandemia da Covid-19 ha portato con sé conseguenze importanti anche sul piano dei rapporti sociali. La convivialità e la vicinanza fisica sono un ricordo lontano, almeno per chi è stato finora attento a seguire le norme vigenti. Per noi adulti si tratta di una rinuncia temporanea, prima o poi speriamo di poter tornare alle vecchie abitudini. 

  Ma che impatto ha avuto e sta avendo tutto ciò sui bambini? Per loro l’esperienza costituisce una parte importante del processo di apprendimento e, specialmente i più piccoli, non hanno avuto in quest’ultimo anno e mezzo (quasi due, se considerati come anni scolastici) una normale esperienza di contatto e comunicazione con i coetanei. Quando hanno potuto frequentare l’asilo nido o la scuola dell’infanzia, o incontrare un amichetto o due al parco, gli è stato detto di non abbracciarsi, di non passarsi materiali o giocattoli con i compagni, di stare lontani l’uno dall’altro.

  Il linguaggio verbale costituisce solo una parte delle nostre interazioni sociali. Queste si attuano anche grazie ad un dialogo tonico-emotivo che, attraverso il contatto, lo sguardo, la mimica, la gestualità, trasmette e comunica emozioni e sentimenti. Questo linguaggio corporeo si impara e si perfeziona “sul campo”, dapprima attraverso il dialogo tonico primario con la mamma e poco dopo anche con il papà, successivamente si apre ad altri adulti e poi, finalmente, si arriva alle prime interazioni con i coetanei. In un secondo tempo, a questa modalità di comunicazione si aggiunge e si integra anche il linguaggio verbale. 

  Per i bambini, soprattutto per i più piccoli, il canale verbale non è la modalità privilegiata di comunicazione, specialmente quando si tratta di sentimenti ed emozioni. Per loro è molto più importante il linguaggio corporeo, dalla mimica facciale alla gestualità, per non parlare del dialogo tonico che si attua attraverso il contatto corporeo, la tensione e il rilassamento muscolare. 

   Inoltre, imparare a condividere spazi e oggetti è un elemento fondamentale dell’esperienza che fanno frequentando il nido o la scuola dell’infanzia e molto importante per la loro crescita dal punto di vista socio-emotivo. Si potrebbe dire che è la base della loro educazione alle competenze sociali che li porterà a diventare, in futuro, adulti socialmente ben inseriti ed integrati.

  In questa particolare e drammatica situazione che stiamo vivendo da più di un anno, dobbiamo chiederci che tipo di carenze possano loro derivare dall’assenza della vicinanza, del contatto fisico e dello scambio con i coetanei, dato che, comunque, anche in caso di frequenza scolastica, è stato necessario il mantenimento della distanza fisica e l’evitamento del contatto. 

  Naturalmente, la vicinanza e il contatto fisico, gli scambi di sguardi e abbracci vengono mantenuti in famiglia, quindi questo canale di comunicazione è mantenuto attivo. È, però, ovviamente molto diverso sperimentare ed esercitare queste dinamiche con mamma e papà, o con i fratelli e le sorelle, dal confrontarsi con coetanei estranei al nucleo famigliare. 

  I più grandi sono in una fase più avanzata del loro sviluppo, hanno già accumulato delle esperienze di gioco con i coetanei, di frequenza e routine scolastiche, hanno un bagaglio di memoria che gli permette di pensare e di riadattarsi ad un ritorno alla normalità. Un bambino che ha sperimentato il lockdown all’ingresso della scuola dell’infanzia, invece, non aveva molte esperienze precedenti rispetto allo stare a scuola, all’adattamento a ritmi diversi, alla condivisione di spazi e materiali didattici con i compagni, al rispetto dei turni.

  Per i bambini la regolarità della routine, che è un elemento fondamentale nella scuola, è molto importante:per esempio per creare il senso dello spazio-tempo efornire un contenimento rassicurante.È importante nelle prime fasi dello sviluppo, ma lo rimane per tutta l’infanzia. Oltre a questo, la scuola fornisce ai bambini la possibilità di fare e incamerare nuove esperienze, al di fuori del contesto famigliare, esperienze che poi raccontano. In questo modo, costruiscono, passo dopo passo, la loro storia personale come individui.

  La pandemia da Covid-19 ha privato i bambini di tutto questo e non solo. Ha anche diminuito di molto le loro possibilità di movimento, di stare all’aria aperta; li ha deprivati dell’esperienza corporea e delle relazioni sociali, con i coetanei ma anche con figure affettive molto importanti come i nonni.

  Nei bambini della fascia d’età approssimativamente tra i due e i quattro-cinque anni, questa temporanea sospensione delle attività che dovrebbero essere per loro normali potrebbe aver provocato una dilazione nei tempi di costruzione della loro memoria corporea. La memoria corporea è la memoria implicita, procedurale, sensoriale, quella che richiede più tempo per consolidarsi, ma che, una volta consolidata, dura più a lungo. Per fare un esempio esplicativo molto pratico, ci vuole tempo per imparare e, soprattutto, per automatizzare abilità come quelle di nuotare o andare in bicicletta. Però, una volta che le abbiamo fatte nostre, entrano a far parte della nostra memoria corporea e, anche dopo anni che nonesercitiamo queste capacità, sappiamo perfettamente come riprendere ad usarle senza bisogno di impararle di nuovo. 

  Le varie esperienze citate precedentemente che sono mancate ai bambini durante le varie fasi della pandemia, sono quelle che normalmente contribuiscono a costituire questa memoria corporea. Inoltre,come ho già detto, l’apprendimento e consolidamentoda parte loro delle competenze sociali (rispetto dei turni, condivisione, empatia, adeguamento ai ritmi e ai tempi, per citarne alcune) è stato sicuramente rallentato, se non impedito, dalla mancanza di vere e proprie relazioni sociali al di fuori della famiglia. 

  Fortunatamente, non c’è niente di irreparabile. La ripresa della scuola in presenza e, si spera, la possibilità di allentare le misure di sicurezza, almeno tra bambini, offriranno loro nuove esperienze da interiorizzare e mettere a frutto. Un equilibrato sviluppo sociale, cognitivo e motorio può anche essere stimolato e aiutato da sessioni di psicomotricità, specialmente se in piccoli gruppie, naturalmente, dalla costante e amorevole attenzione dei genitori ad offrire un contesto famigliare sufficientemente ricco di stimoli, ma anche contenitivo e rassicurante grazie ad appropriate regole e routine.