SERVIRÀ A SALVARE IL PIANETA…
Negli Stati Uniti, per l’esattezza al Morphing Matter Lab della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, è stato appena scoperto un modo per produrre una pasta ecologicamente più sostenibile: è piatta, si compone di piccoli rettangoli e durante la cottura si trasforma in uno dei formati tradizionali diventando – come d’incanto – macccheroni, penne, fusilli, farfalle, conchiglie, bucatini e così via. Insomma nasce 2D (bidimensionale) e diviene 3D (tridimensionale).
Se ne sentiva il bisogno? A detta di Lining Yao, direttore del Morphing Matter Lab, assolutamente sì perché “il confezionamento degli alimenti è una delle maggiori fonti di rifiuti al mondo”. La forma piatta rende possibile sistemare la pasta dentro contenitori molto più piccoli che sarebbero più semplici anche da portare nello spazio per il sostentamento degli astronauti. Prendete i maccheroni: il 60% del pacchetto è occupato da aria. Il risparmio su scala globale è chiaro se si pensa che ogni anno vengono prodotto nel mondo più di 14 milioni di tonnellate di pasta.
in Italia, se si crede ai dati snocciolati dai ricercatori della Carnegie Mellon University, circa l’1% delle emissioni di gas serra sarebbe provocato dalla cottura della pasta (in effetti sembra un’esagerazione ma così hanno detto e possiamo far finta di crederci…) e quella piatta di fresca invenzione avrebbe anche il merito di cuocere più velocemente.
Non basta: la pasta piatta dovrebbe rivelarsi più semplice da produrre, con conseguente riduzione dei costi e miglioramento dell’efficienza produttiva.
“Nel confezionamento la nostra pasta piatta potrebbe risparmiare oltre il 60% rispetto a quella convenzionale pur mantenendo la stessa sensazione in bocca, sapore e consistenza”, assicurano al Morphinf Matter Lab. Lining Yao racconta di averla testata in occasione di un’escursione: l’ha messa nell’angolo di uno zaino, nessun problema di rottura durante il trasporto e a destinazione è stata cotta molto facilmente con un fornellino da campo.
La vecchia, gloriosa pasta è già soggetta a processi di trasformazione durante la cottura quando si dilata e ammorbidisce e a Pittsburgh hanno sfruttato questa potenziale malleabilità stampando sulla pasta – che rimane composta esclusivamente di farina e acqua – minuscole scanalature che durante la bollitura tradizionale ne stimolano la trasformazione in un prefissato formato tradizionale.
A detta di Wen Wang, a capo della squadra di ricercatori che hanno lavorato in concreto al progetto, la pasta piatta sarebbe addirittura più gustosa perché’ le scanalature faciliterebbero un maggiore assorbimento della salsa.
“Siamo stati ispirati dai mobiliimballati in modo piatto e dal modo in cui hanno risparmiato spazio, reso più facile lo stoccaggio e ridotto l’impronta di carbonio associata al trasporto”, ha indicato Lining Yao riconoscendo quindi implicitamente il debito nei confronti di una multinazionale come Ikea.
Altra ovvia ispirazione: la pasta cinese, i noodles, spesso compressi in una piccola mattonella.
La ricerca sulla pasta piatta è stata pubblicata sul numero di maggio della rivista “Science Advances” e bisognerà adesso vedere se avrà o no presa sul mercato.
La Redazione