A GENOVA UN MUSEO DELL’EMIGRAZIONE NELLA ZONA DEL PORTO

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    Com’è caratteristico degli imperi, il Regno Unito ha una storia confusa e disordinata, a partire dal suo stesso nome. L’attuale dicitura—“Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord”—risale solo al 1927, quando fu introdotta per riconoscere l’uscita di larga parte dell’Irlanda da ciò che dal 1801 era stato il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda tout court.

   Già quel regno era un prodotto della precedente fusione del 1707 tra il Regno d’Inghilterra (Galles compreso) e il Regno di Scozia che aveva dato vita al Regno di Gran Bretagna. Prevedibilmente, questi processi si lasciarono dietro delle “sbavature storiche”.  Ad esempio, l’Isola di Man—nel Mar d’Irlanda—e i “Baliati” della Manica, Guernsey e Jersey, non appartengono al “Regno Unito”. Sono delle “dipendenze” del Governo britannico, che si occupa della loro difesa e li rappresenta nel mondo. 

    La più curiosa di queste situazioni è il caso delle “Debatable Lands”—le “Terre Discutibili”—una sorta di terra di nessuno localizzata tra Scozia e Inghilterra dove, per circa tre secoli, comandarono solo dei signorotti locali indipendenti dai regni maggiori, fino all’unificazione delle due Corone. Semplicemente, né gli scozzesi né gli inglesi di allora avevano i mezzi o la volontà di prenderne il controllo, una circostanza sottolineata da uno straordinario decreto parlamentare emesso congiuntamente dai due paesi alla metà del 16° secolo, aprendo una sorta di stagione di caccia agli abitanti: “Tutti gli uomini inglesi e scozzesi sono e saranno liberi di depredare, bruciare, spogliare, ammazzare, uccidere e distruggere tutte e ogni persona o persone, i loro corpi, la loro proprietà, beni e bestiame… senza far riparazioni”. 

   L’anarchia delle “Terre” durò per oltre trecento anni fino a che, nel 1530, il Re James V di Scozia si mosse contro i clan più riottosi: specialmente contro gli Armstrong, quando fece impiccare Johnnie Armstrong di Gilnockie—un famoso brigante ed eroe popolare—insieme a oltre trenta gregari, malgrado gli avesse precedentemente garantito il salvacondotto. Poi, nel 1532, la Corona scozzese e quella inglese si accordarono finalmente sulla divisione delle terre “discutibili”. Nel 1590 James VI di Scozia le dichiarò “annesse” al Regno scozzese, una mossa propedeutica all’Unione delle Corone del 1603, quando James salì anche sul trono inglese come James I d’Inghilterra. 

   La storia ha comunque una curiosa appendice “anarchica” che ha a che fare con i difficili tentativi della Chiesa anglicana di prendere il controllo dell’istituzione del matrimonio nelle isole britanniche. Quando, nel 1753, l’Inghilterra iniziò a regolamentare gli sposalizi—richiedendo tra l’altro la presenza di un membro del clero e il permesso da parte dei genitori per gli sposini minori di 21 anni—la ruvida Scozia non si allineò. Allora, un paesino delle ex Terre Discutibili, Gretna Green—essendo per gli inglesi il primo centro facilmente raggiungibile della Scozia—divenne famoso per gli sposalizi veloci, senza licenza e senza prete: il più delle volte officiati dal fabbro del paese, dato che in Scozia il matrimonio era per legge un fatto personale, non “divino”.

James Hansen/Nota Diplomatica