Lavori per UBER? Allora sei un dipendente

Lavori per UBER? Allora sei un dipendente

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Egregio Avvocato

Ho lavorato come chef in un ristorante nel centro di Londra per molti anni. A causa del COVID, il ristorante ha chiuso e sono stato messo in furlough per 3 mesi. In seguito mi è stato detto che il ristorante sarebbe rimasto definitivamente chiuso e sono stato messo in redundancy. Dopo la redundancy, ho cercato di trovare un altro lavoro nella ristorazione, ma sono solamente riuscito a trovare lavoro presso bancarelle di cibo sulla strada, pagato a ore con quello che si chiama un “contratto a zero ore”. Non potevo mantenere la mia famiglia con questo tipo di lavoro e quindi ho deciso di diventare un tassista sulla piattaforma Uber. Ho fatto domanda a Uber per guidare nel centro di Londra e sono stato accettato sull’applicazione Uber come autista. Sono stato un autista Uber negli ultimi 6 mesi. Ho lavorato duramente per guadagnare abbastanza per coprire le mie spese essenziali. Secondo i termini e le condizioni di Uber, una volta effettuato l’accesso all’applicazione Uber, si viene informati su dove andare a prendere un passeggero e sul percorso da seguire per raggiungere la destinazione del passeggero e su quanto si può addebitare al passeggero. Se si annulla più di un certo numero di richieste, si viene rimossi dall’applicazione Uber per un periodo di tempo. Recentemente ho sentito che c’è stato un caso importante che ha coinvolto gli autisti di Uber. Potrebbe spiegarmi come questo caso influirà su di me come autista di Uber.

Cordiali saluti

Agostino

Caro Agostino

Come Lei  ha correttamente indicato, c’è stata un’importante decisione della Corte Suprema (Uber e altri contro Aslam e altri [2021] UKSC) che riguarda tutti gli autisti Uber. 

  La questione principale riguarda il suo status secondo il diritto inglese. È considerato un autista autonomo o un dipendente (“worker”) ai sensi dell’Employment Rights Act 1996 (ERA)? 

  Se è un lavoratore autonomo, allora i termini concordati tra lei e Uber si applicano ai servizi che fornisce. Se è un worker secondo la definizione della Sezione 230 (3) dell’ERA, allora la legislazione ti fornirà alcuni diritti che sono protetti, questi includono il diritto a ricevere un national minimum wage (attualmente 8,91 sterline all’ora), ferie annuali pagate e protezione da deduzioni illegali dallo stipendio.

   Uber ha presentato un argomento secondo il quale stava agendo come un agente per i conducenti quando accettava prenotazioni di noleggio privato utilizzando l’applicazione Uber. Quindi, Uber ha indicato che i suoi autisti sono tutti lavoratori autonomi e quando accettano un noleggio privato, stipulano un contratto con il passeggero per portarlo a destinazione. Il problema per Uber era la definizione di “worker” secondo la legislazione. Quando una parte accetta di fornire servizi come quello di autista, la questione se l’autista è un lavoratore o no dipende dal grado di controllo esercitato da Uber sull’autista. Maggiore è il grado di controllo sull’autista, maggiori sono le probabilità che l’autista possa venire classificato come “worker“. In questo caso, Uber ha esercitato un grande controllo sui conducenti. Uber stabilisce il percorso, la tariffa da pagare, impone sanzioni per le cancellazioni, gestisce i reclami, si occupa del rimborso e controlla le informazioni sui passeggeri. Tutti questi fattori sono la prova di un rapporto employer/worker e non di lavoro autonomo.

  L’effetto della decisione della Corte Suprema significa che ora Lei ha diritto al pagamento delle ferie, a richiedere qualsiasi deduzione illegale fatta al suo stipendio e il diritto ad essere pagato il salario minimo nazionale. Ci potrebbero essere anche alcuni problemi di pensione perché come worker Lei si qualifica per l’auto-iscrizione in uno schema pensionistico. Dovrebbe incaricare un avvocato o contattare un gruppo di supporto per autisti Uber per informarsi su cosa potrebbe essere in grado di rivendicare. La decisione della Corte Suprema significherà anche che altri fornitori di servizi di trasporto come Deliveroo e Just Eat dovranno rivedere il loro modello di business per assicurarsi che sia conforme all’attuale legislazione britannica. 

Cordiali saluti

Domenic Pini 

Pini Franco LLP

Questo articolo contiene informazioni utili. Tuttavia occorre richiedere una consulenza professionale per ogni singolo caso specifico ed è opportuno avere ottenuto un parere professionale prima di astenersi dal prendere o prendere iniziative.

Correzione
Nell’edizione Gennaio/Febbraio 2021 de La Notizia si affermava che se i lavoratori italiani entravano nel Regno Unito per l’installazione di macchinari esportati ad un cliente britannico, sarebbe stato necessario un visto di lavoro secondo le nuove regole di immigrazione post Brexit. Questo non è più corretto, come mi è stato fatto notare da Francesca Dell’Apa, Deputy head of economic and trade office Embassy of Italy in London, l’installazione di macchinari è una “permitted activity” (PA 7) secondo le Immigration Rules Appendix V Visitor Entry to the UK in quanto non richiede un visto di lavoro.