I FIGLI DEI VICINI SONO SEMPRE PIÙ PERFETTI?

I FIGLI DEI VICINI SONO SEMPRE PIÙ PERFETTI?

724
SHARE

  “Perché il figlio dei vicini prende sempre bei voti a scuola, mentre il mio raggiunge a fatica la sufficienza?”

“I figli di mia cognata sono sempre così tranquilli ed ubbidienti…mia figlia di cinque anni mi fa fare certe figuracce quando siamo con altre persone!”

“Gli altri bambini della sua età parlano già…”​

“La sorellina è così buona e docile, lui non fa altro che dispetti e pianta grane su qualsiasi cosa!”

 Potrei andare avanti per pagine a riportare frasi di genitori che, nel corso degli anni si sono rivolti a me preoccupati per una, vera o presunta, “anormalità” nel comportamento del proprio figlio o della propria figlia, basandosi sul confronto con dei modelli di apparente perfezione.

 Anche se talvolta, effettivamente, una problematica reale c’era, era spesso meno allarmante di come la vedevano i genitori ed è stata successivamente risolta, a seconda dei casi, da una serie di colloqui educativi con i genitori o da sessioni di psicomotricità e/o rilassamento con il bambino (d’ora in poi, continuerò usando solo il termine al maschile per pura comodità).

 Quello che voglio far capire in questo articolo è che il confronto in sé è un validissimo strumento che può servire come monitoraggio della crescita e dello sviluppo fisico, cognitivo ed affettivo-emotivo di un bambino o di un adolescente, ma che bisogna stare attenti a farne il giusto uso.  Lo stesso confronto può risultare, infatti, controproducente se messo in atto con un proposito puramente competitivo o, peggio ancora, sminuente nei confronti di sé stessi e dei propri figli. Assolutamente da evitare è l’esternazione del paragone a sfavore del proprio figlio, soprattutto in sua presenza. Frasi come: “Marco è sempre così gentile ed estroverso, tu non apri nemmeno bocca quando abbiamo ospiti!”  hanno come risultato di umiliare il bambino o il ragazzo, appiccicandogli al tempo stesso un’etichetta che, molto probabilmente, lo spingerà a rinunciare ad ogni tentativo di cambiamento.

 Un tipo di confronto sano e utile parte da un’osservazione serena, non guidata da ansie o sensi di inadeguatezza, ma dalla volontà di capire a fondo i propri figli e dalla disponibilità a mettersi in discussione, evitando, però, inutili sensi di colpa.

 Osservare il proprio figlio nei vari contesti sociali in cui è inserito e confrontarlo con il gruppo o i gruppi di suoi pari può fornire indicazioni su eventuali anomalie nel suo comportamento o nei suoi tempi di sviluppo, permettendo di intervenire tempestivamente rivolgendosi al pediatra o allo specialista del caso (pedagogista, psicomotricista, psicologo, neuropsichiatra infantile…).

 A volte, però, un genitore non riesce ad osservare con mente aperta, recettiva a tutti gli aspetti, sia positivi che negativi. Questopuò succedere perché è spinto da preoccupazioni preesistenti o da un ideale troppo elevato di quello che suo figlio dovrebbe essere o saper fare. Può capitare che un genitore abbia in mente, più o meno consapevolmente, un’immagine di figlio ideale. 

 Il formarsi di questa immagine è abbastanza comune durante la gravidanza o addirittura prima, quando il bambino non ancora nato o concepito, si può solo, per l’appunto, immaginare. In genere, dopo la nascita, questa immagine svanisce per lasciare il posto al bambino reale, su cui riversare tutto il proprio amore ed aspettative più adeguate e realistiche.

 Talvolta, però, per ragioni che non è possibile indagare in questa sede per motivi di spazio, questo “fantasma” rimane come modello di riferimento nella mente di uno o entrambi i genitori, ponendo molto, troppo in alto l’asticella per la valutazione dei traguardi da raggiungere per il figlio reale. 

 Questa situazione può essere aggravata dal confronto con un altro bambino o ragazzo che sembra corrispondere a quei parametri di perfezione. Può essere il figlio di un collega, di un parente o un compagno di scuola. Quel bambino sembra essere perfetto in tutto: ottimi risultati scolastici, comportamento sempre adeguato, magari riesce bene anche nello sport…per l’appunto, un modello di perfezione!

 Vi svelerò un segreto: quel bambino (o adolescente) perfetto in realtà non esiste. Quella che arriva a voi è l’immagine costituita da ciò che i suoi genitori raccontano di lui (omettendo probabilmente molti retroscena famigliari) e dal suo comportamento in pubblico. Soprattutto, quell’immagine risulta migliorata dalla vostra convinzione/preoccupazione che vostro figlio non sia all’altezza degli altri.

 In realtà, dietro la facciata apparentemente perfetta dell’altro bambino ci possono essere diversi scenari, non tutti positivi. a) Forse quel bambino/ragazzo si comporta così bene nelle situazioni sociali perché i suoi genitori hanno avuto la costanza e la pazienza di impostare e di portare avanti un buon lavoro sulle regole e hannol’abitudine, soprattutto se si tratta di un bambino ancora piccolo, di stipulare con lui un patto prima dell’evento. Se voi non avete fatto altrettanto, non si può pretendere che il rispetto delle regole sia innato in vostro figlio e si tratta di prendere esempio da quei genitori per ottenere gli stessi risultati (vedi gli interessantissimi ed esaustivi articoli sul blog https://www.educazionequotidiana.it/);b) Forse il suo apparente comportamento impeccabile è dovuto ad uno stato di inibizione che lo blocca in presenza di estranei, facendolo apparire ad uno sguardo superficiale come tranquillo e molto riservato.c) L’altro bambino è apparentemente un modello di comportamento perfetto perché i suoi genitori applicano uno stile educativo basato su minacce e punizioni. Questo metodo, non solo è emotivamente traumatizzante per il bambino, ma non lo rende consapevole del perché debba comportarsi o non comportarsi in un certo modo.

 Il punto è che non sarà certo basandosi sul confronto con un singolo altro bambino, soprattutto un tipo di confronto che parte sconfitto in partenza a causa di un pregiudizio iniziale, che si potrà capire se il proprio figlio ha bisogno di un aiuto professionale per superare eventuali difficoltà di apprendimento o sociali o psicomotorie. È solo attraverso l’ascolto e l’osservazione serena ed amorevole dei propri figli e prestando attenzione ai messaggi trasmessidai loro comportamenti che si possono cogliereeventuali segnali di allarme. Questo, però, va fatto rispettando e apprezzando l’individualità, l’unicità e le inclinazioni dei propri figli. Solo così sarà possibile riconoscere ed accogliere sia le loro potenzialità che i loro limiti.