VIENI A LONDRA IN CERCA DI LAVORO? CHIEDI IL VISTO!

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SE NO RISCHI GROSSO

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Alla larga dal Regno Unito se volete venirci in cerca di un lavoro o di un lavoretto, semmai mentre migliorate il vostro inglese, come ai vecchi tempi pre-Brexit: rischiate l’espulsione se no avete l’apposito visto.

    Prima che a metà maggio il governo Johnson decidesse una linea più soft si rischiava addirittura di finire in un centro di detenzione per clandestini.

   Molti giovani europei se la sono vista brutta. Prendete i casi di due ragazze italiane: Marta Lomartire, 24 anni, pugliese, e una ventenne mantovana di nome Laura.

   Marta  e‘ partita per Londra per fare la ragazza alla pari da un cugino microbiologo ma  senza il necessario visto di lavoro . È stata fermata, detenuta all’Immigration Removal Centre di Colnbrook e poi espulsa. “All’aeroporto mi hanno annunciato che mi avrebbero mandato in prigione. Non me ne capacitavo. Non avevo fatto nulla di male. E invece: filo spinato, sbarre alle finestre, cancelli enormi blindati. È stato uno shock. Sono scoppiata a piangere”, si è sfogata.

     Laura, sbarcata nella metropoli britannica con l’idea di lavorare in un pub, è stata bloccata anch’essa all’aeroporto e rispedita in Italia. “Sono stata trattata come una clandestina”, si è lamentata. 

   Da quando a fine 2020 c’è stato il taglio definitivo dei legami con l’Unione europea si sono moltiplicate le storie di giovani – tedeschi, greci, italiani, romeni e spagnoli – finiti nei guai per aver tentato di entrare nel Regno Unito per lavorarci senza permessi e senza visti. 

   I dati forniti a maggio dall’Home Office, il minister degli Interni britannico, parlano molto chiaro: nei primi tre mesi del 2021 i cittadini Ue respinti alle frontiere Uk sono stati in tutto 3294. Di questi 738 sono stati espulsi dopo aver messo piede sul suolo britannico mentre gli altri sono stati bloccati alla partenza, ad esempio al terminale parigino dell’Eurostar. Nei primi tre mesi del 2020 analoga sorte era toccata in tutto a 493 europei.

   “ I cittadini fermati hanno denunciato le condizioni di detenzione, che a causa del Covid si è addirittura protratta fino a 7 giorni in alcuni casi.  Una situazione del tutto impensabile fino a pochi mesi fa ma ora resa possibile dalla sciagurata Brexit”, ha tuonato il deputato di Italia Viva Massimo Ungaro, eletto nella circoscrizione Europa. 

   Il parlamentare ricorda che “dal 1 Gennaio 2021 è possibile viaggiare nel Regno Unito senza visto solo per turismo mentre se si va per lavorare occorre un visto prima di partire”. 

    A giudizio di Ungaro “la reazione delle autorità britanniche è stata del tutto sproporzionata e, come ha giustamente denunciato il Sottosegretario Ivan Scalfarotto, i cittadini italiani non possono essere trattati come criminali. Negli ultimi anni sono stati concessi al Regno Unito tempi supplementari per concludere gli accordi di recesso, ora è giusto accordare ai cittadini europei il tempo necessario e la giusta flessibilità per abituarsi alle nuove regole, anche se oggi per il Regno Unito sono cittadini di un paese terzo”.

    Secondo il deputato “sarebbe inoltre opportuno organizzare delle campagne informative adeguate per assicurarsi che i nostri cittadini siano al corrente di tutte le nuove regole in tema di visti e accesso al Regno Unito per evitare che un errore in buona fede possa diventare un vero e proprio incubo”. 

   Da parte sua la senatrice di Italia Viva Laura Garavini, Vicepresidente della Commissione Esteri, ha presentato un’interrogazione urgente al Ministro degli esteri sul caso di Marta Lomartire che è sembrato riflettere “un atteggiamento discriminatorio nei confronti di chi arriva dall’Europa. Oltre che una triste rappresentazione delle politiche migratorie post-Brexit”. 
    L’Ambasciata d’Italia a Londra si è prontamente mossa e ha chiesto alle autorità britanniche  che “vengano rispettate le previsioni del diritto consolare internazionale” e che “le nostre autorità diplomatiche vengano informate immediatamente in caso di detenzione di cittadini italiani affinché’ possa essere prestata loro assistenza consolare”. 

   Il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova ha sollevato questo problema con l’Ambasciatrice del Regno Unito a Roma, Jill Morris.

    Dopo che si sono mosse ambasciate e ministeri degli Esteri di mezz’Europa il governo Johnson è sceso a metà maggio a più miti consigli e ha “aggiornato” le linee-guida su come vanno trattati gli stranieri – cittadini europei compresi – in attesa di espulsione perché’ privi dei necessari permessi di lavoro.  Non saranno più automaticamente sbattuti in un centro di detenzione “salvo alcuni casi in cui è appropriato” ma rimarranno in aeroporto in attesa di un volo di rientro o se non ci fossero voli disponibili in tempi brevi sarà loro concesso un “immigration bail” e cioè un ingresso temporaneo e condizionato in Uk. 

   Il governo Johnson ha altresì sottolineato di essersi impegnato da parecchi mesi in una vasta e massiccia campagna informativa sul fatto che con la Brexit non c’è più libertà di movimento per i cittadini europei verso il Regno Unito e soltanto i turisti sono esentati della necessità del visto.

La Red