Giovani restauratori all’opera in Ambasciata di Londra

Giovani restauratori all’opera in Ambasciata di Londra

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Con l’obiettivo di stimolare la ricerca nel campo della conservazione delle opere d’arte, illustrare l’uso di nuove tecniche ecosostenibili, appassionare e stimolare la conoscenza di come tramandare l’arte nel tempo, sette giovani restauratori si sono cimentati in un percorso formativo che ha riportato allo splendore originale le opere della preziosa collezione dell’Ambasciata. Il Circolo con l’Ambasciata Italiana a Londra, sotto l’egida dell’Ambasciatrice Victoria Trombetta, ha organizzato questo tirocinio di restauro e conservazione curato e condotto dal Maestro Restauratore Maria Ludmila Pustka. “Tramandare l’arte nel tempo e il messaggio politico culturale attorno a cui le opere sono concepite è sempre stato il tema che ha guidato il mio percorso professionale”, spiega Maria Pustka, già Direttrice del Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani.

“Le opere moderne – mette in risalto la provetta restauratrice – non sono sempre concepite per durare nel tempo al contrario delle opere antiche che erano per lo più commissionate dalla Chiesa con un orizzonte di lungo periodo. Le opere prima di essere arte rappresentavano un messaggio politico e religioso che doveva durare il più a lungo possibile. Oggi l’artista non è più commissionato da un mecenate e quindi l’opera è svincolata da un concetto di durata. C’è una maggiore libertà e quindi l’artista non è più legato ai codici matematici delle tecniche. La bellezza del contemporaneo è la libertà del pensiero, mentre la sfida è la conservazione dei nuovi materiali.” La salvaguardia del patrimonio artistico é centrale sia perché i cambi climatici pongono a maggior rischio
la conservazione delle opere antiche e moderne sia per l’uso dei materiali utilizzati, il loro smaltimento e la salvaguardia dei restauratori, tutti elementi con impatto significativo sull’ambiente. E a questo proposito si stanno affermando “tecniche di bio-restauro” che garantiscono indubbi vantaggi perché abbattono i costi, smaltiscono i rifiuti in modo sostenibile, sono reversibili, non costituiscono un pericolo per il restauratore e non sono invasive per le opere.

Un esempio pratico è stato il restauro di due dipinti di Ottone Rosai, effettuato da Maria Pustka per Il Circolo presso l’istituto Italiano di Cultura che ha permesso di riportare alla luce il disagio ed il nervosismo dell’autore derivante dalla situazione della politica italiana. La pittura e la tecnica evidenziano una gestualità tormentata, come se volesse imprimere sulla tela la sua sofferenza.

Per effettuare al meglio il restauro l’operatore deve stabilire una relazione sinergica con l’autore, il cosiddetto “Privilegio”. Il restauratore si immedesima nell’artista e ne comprende le motivazioni e la psicologia. In questo caso era evidente il riferimento del Rosai ad artisti del 400 Italiano come Botticelli, Pinturicchio, Perugino, ai quali il restauratore si è ispirato per effettuare la conservazione.

La Redazione