Di Elisa Sgubin | Rubrica Tendenze, Business, Cultura del Lavoro
Oggi tutto sembra migliorato dalla tecnologia: connessioni tra persone in luoghi lontani, anchelontanissimi, consentite da un computer basilare ed una rete, rete web chiaramente. Incontri di lavoro che si fanno sempre più frequentemente online e poco male se c’è quel certo distacco emotivo tra “presenze” virtuali, quando le trattative vanno in porto ed è più semplice mascherare i ritardi; la convenienza, o l’ultima carta, se proprio si deve, della scuola a distanza. L’attività sportiva direttamente nel nostro salotto, sulla nostra bicicletta personale, collegata elettronicamente a quella di compagni di spinning di una palestra mondiale; e poi la casa cosiddetta intelligente, che aziona o spegne le luci, attiva il termostato, accende la macchina del caffè, sente i rumori in camera del bebè, apre il garage, insomma abbiamo creato la “casa badante”.
E l’automobile che guida da sé? O come è definita nel linguaggio moderno, l’automobile a guida autonoma. Ben lo sospettavano gli ideatori dell’antenato KITT, la macchina parlante d’ultima generazione di David Hasselhoff. Con le influenze di cibernetica e ingegneria, il progresso di intelligenza artificiale e robotica, possiamo ora scegliere l’autovettura col sistema attivo di “mantenimento corsia, assistenza per gli angoli ciechi in autostrada o con visione a infrarossi”.
Non sarà troppo?
Se pensiamo che stiamo assumendo le sembianze di cyborg, fusione tra esseri biologici e protesi sintetiche, e non tanto nelle applicazioni mediche quanto nella quotidianità con l’integrazione nell’abbigliamento, ad esempio degli AirPods, che vengono indossati per l’intera giornata anche se non se ne sta facendo uso, una riflessione forse forse è opportuna.
È indubbio che la tecnologia sia un eccellente assistente nella vita odierna. Un salvavita sia nella gestione familiare nei mesi indoor degli ultimi due anni, come una garanzia di continuità lavorativa ed operativa del Pianeta comprovata durante lo stesso periodo.
Eppure persistono ed anzi si stanno ampliando, gli squilibri nell’alfabetizzazione digitale e nella sua adozione, tra Stato e Stato, tra micro imprese e grandi gruppi, tra le diverse condizioni sociali.
Questione etica a parte, il dubbio è “in quanti se ne stanno rendendo conto davvero, in quanti si fermano anche solo per poco, e vedono con gli occhi e la mente, quanto sia pervasa la nostra realtà, quanto siamodipendenti dalle nuove tecnologie?”
Perché, se si riconosce che a controllare le cose non siamo più noi, allora si capisce che è comunque possibile riappropriarci della libertà di scelta, si può di nuovo decidere, ad esempio regolandone il consumo. Si riduce l’utilizzo dei vari dispositivi, cellulare compreso, ed è un po’ come lasciare qualche cubetto di cioccolato per la volta successiva, consumarne un pezzetto algiorno riscoprendone il gusto ad ogni occasione.
E può essere che si provi maggior soddisfazione, o un totale nuovo piacere nell’usare, nello scoprire e imparare, nel possedere i più nuovi, gli innovativi, i super validi apparecchi digitali.
Allora l’invito è: riportare la tecnologia al nostro servizio per non esserne succubi e riconoscere gli ambiti di utilità, vedi le novità già in commercio quali i nasi elettronici, sensori di odori in grado di individuare la presenza di gas e virus negli ambienti; gli ausili per la vita quotidiana, di particolare validità per persone con difficoltà motorie, disabilità o in età avanzata; la remote surgery, operazioni chirurgiche a distanza. Infatti si inizia a familiarizzare con la cosiddetta “medicina connessa” che grazie alla rete web consente a team medici, dotati di macchinari gestibili da remoto, di portare a termine interventi su pazienti senza essere in presenza.
Andiamo verso un’intelligenza artificiale affidabile,alservizio dell’umanità, che ne semplifichi la vita sostituendo l’uomo in ambienti di lavoro ad alta pericolosità, che assuma decisioni veloci in base ai dati rilevati, che esegua azioni ripetitive e sviluppi le opportunità aperte da un mercato mondiale, con al centro l’interesse per la salute, le applicazioni sociali, gli usi industriali e la sicurezza elettronica online.
Moltissimi sono i meriti dell’avanzamento tecnologico, ma nel 2022 pensiamo anche a come noi singoli approcciamo i congegni digitali, per non rimanere ipnotizzati da creazioni artificiali e perderne la misura di utilizzo.