ADDIO FIAT CHRYSLER, BENVENUTA STELLANTIS

ADDIO FIAT CHRYSLER, BENVENUTA STELLANTIS

APPROVATA LA FUSIONE CON PEUGEOT

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Tellanti

      Ecco a voi Stellantis: è il nome scelto per il megagruppo automobilistico nato ufficialmente il 4 gennaio scorso quando con oltre il 99% dei voti gli azionisti hanno approvato la fusione dell’anglo-americana Fiat Chrysler con la francese Peugeot.

    La fusione, completata a tuti gli effetti il 16 gennaio, era stata annunciata a sorpresa nell’ottobre 2019 ma è diventata realta’ soltanto all’inizio del 2021 dopo gli sconquassi della pandemia e dopo una serie di esitazioni e titubanze. Sulla carta si tratta di una fusione alla pari: Stellantis fa capo ad una holding olandese controllata al 50% dagli azionisti di Groupe Psa e al 50% dagli azionisti di Fca e quotata  su tre piazze – Euronext (Parigi), Borsa Italiana (Milano) e New York Stock Exchange – e con  tre sedi operative centrali  ( in Francia, Italia e negli Stati Uniti). 

   La famiglia Agnelli (rappresentata da John Elkann in veste di presidente non esecutivo) e’ l’azionista piu’ forte del nuovo megagruppo automobilistico da 45 miliardi di euro – il quarto per vendite dopo Toyota, Renault-Nissan e General Motors – con un output totale di 8,7 milioni di veicoli all’anno e quattrocentomila dipendenti ,  

      Il nuovo gruppo – con alla guida il francese Carlos Tavares, aministratore delegato di Peugeot – puo’ contare con migliore  posizionamento planetario. La Fiat Chrysler ha i suoi migliori punti di forza negli Stati Uniti e nell’America del sud mentre Peugeot va forte soprattutto in Europa e in Asia (in particolare in Cina).

  Stellantis può contare sulla bellezza di quattordici marchi che coprono tutti i possibili segmenti di mercato, dalle utilitarie al lusso e ai Suv e che a fini di marketing continueranno ad esistere con una loro propria identita’ stilistica: Peugeot, Citroën, DS, Opel et Vauxhall (quelli portati in dote da Peugeot) mentre FCA contribuisce con  Fiat, Abarth, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Jeep, Dodge, Chrysler et Ram.

  La concentrazione in pochi, sempre piu’ grandi guppi automobilistici e’ diventata particolarmente urgente negli ultimi anni alla luce della transizione epocale dagli inquinanti motori a scoppio a quelli elettrici. 

   Questa transizione richiede ingentissime iniezioni di denaro  e sarà cruciale per il nuovo  megarguppo che al momento ha appena un decino della capitalizzazione dell’americana Tesla, leader nel settore delle auto elettriche e dotata di molte più risorse per lo sviluppo delle batterie e cioe’ della componente fondamentale delle auto del futuro. 

   Stellatis dovrà tra l’altro armonizzare i suoi quattro centri di ricerca (ubicati in Italia, francia, Germania e Stati Uniti) e si teme che la fusione porti inevitabilmente ad esuberi di personale. 

  L’operazione Stellantis è stata ad ogni modo salutata con soddisfazione dal governo italiano: “è – ha dichiarato il viceministro dell’Economia Antonio Misiani – molto positiva. Crea il quarto gruppo mondiale nell’automotive, che deve confrontarsi con due veri e propri cambi di paradigma: l’auto con guida autonoma e la transizione ai veicoli a emissioni zero. Per affrontarli ci vogliono spalle larghe sia dal punto di vista dimensionale che finanziario e tecnologico. Stellantis ha tutte le possibilità di vincere queste sfide”. 

   Il governo italiano – ha sottolineato Misiani – ha seguito con grande attenzione il percorso che ha portato alla fusione ed è intervenuto a sostegno di Fca Italy con una garanzia statale che copre l’80% della linea di credito da oltre 6 miliardi di euro sottoscritta dall’azienda nel giugno scorso. L’operazione Stellantis coinvolge l’interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale: anche per questa ragione un’eventuale presenza dello Stato italiano nel capitale sociale del nuovo gruppo, analogamente a quella del governo francese, a mio giudizio non può e non deve essere un tabù”.

La Redazione