
Incertezza: è questo il sentimento predominante tra gli italiani per le aspettative del 2025 che ha appena fatto i suoi primi passi. Secondo un sondaggio di Demopolis la vince di gran lunga su stati d’animo come speranza e fiducia (che sono merce sempre più rara…).
Non è chiaro dal sondaggio quale nesso ci sia con l’imperversante incertezza ma per gli italiani l’evento di gran lunga più importante del 2024 è la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane e poi vengono – altro fattore poco rassicurante – le guerre a Gaza e in Ucraina.
Se si spostano i riflettori sui problemi di casa gli italiani appaiono particolarmente preoccupati dal crescente degrado della sanità pubblica, dall’inarrestabile crisi dell’industria nostrana dell’auto e dai cataclismi provocati dal cambiamento climatico.
Unico evento che in qualche modo alza il morale: il trionfo del tennis italiano, con Jannik Sinner numero 1 al mondo.
Perché’ la Penisola viva in questo clima di incertezza lo spiega bene nel suo rapporto annuale il Censis.
“Il Paese – sottolinea l’autorevole centro ricerca socio-economica- si muove intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in capitomboli rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi”. Serpeggiano “disincanto, frustrazione, senso di impotenza, risentimento, sete di giustizia, brama di riscatto, smania di vendetta ai danni di un presunto colpevole” ma questa sequela “non è sfociata in violente esplosioni di rabbia”.
Altro dato negativo: “la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata” e l’85,5% degli italiani, è convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale mentre una consistente maggioranza – il 68,5% – ritiene che le democrazie liberali non funzionino più.
Il Censis avverte che gli italiani non sembrano preparati culturalmente al salto d’epoca all’orizzonte perché’ in parte privi di “conoscenze di base”. Per fare qualche esempio (allarmante), il 49,7% degli italiani non sa indicare correttamente l’anno della Rivoluzione francese, il 30,3% non sa chi è Giuseppe Mazzini (per il 19,3% è stato un politico della prima Repubblica), per il 32,4% la Cappella Sistina è stata affrescata da Giotto o da Leonardo, per il 6,1% il sommo poeta Dante Alighieri non è l’autore della Divina Commedia…
L’involuzione culturale si accompagna ad un calo delle attività manifatturiere (cadute del 3,6% nell’ultimo anno). L’unico settore che si espande anno dopo anno è l’industria turistica, grazie soprattutto all’aumento della componente estera (+26,7%).
LaRedazione