Sei un italiano residente in UK con tanto di permesso post-Brexit (Settled Status)? Allora allacciati le cinture. Se Reform UK, il partito di estrema destra con a capo Nagel Farage, in forte ascesa, vince le prossime elezioni politiche potresti andare incontro a sgradite sorprese.
Sempre più sulla cresta dell’onda proprio perché’ ha fatto della lotta senza quartiere all’immigrazione la sua bandiera, Farage ha annunciato lo scorso 22 settembre che se e quando andrà al potere procederà ad un drastico giro di vite nei confronti degli stranieri che vivono e lavorano nel Regno Unito. Qui non parliamo dei clandestini in arrivo dalla Francia con i barconi. Il leader di Reform UK vuole andare oltre quello che fa il suo grande amico Donald Trump negli Stati Uniti: vorrebbe limitare ai lavoratori forestieri l’accesso alla cittadinanza britannica, al servizio sanitario nazionale e all’assistenza sociale. Insomma, British First fino in fondo!
Reform UK vorrebbe abolire del tutto il permesso Indefinite Leave to Remain (ILR) che dopo cinque anni permette ai lavoratori stranieri non solo di rimanere nel Paese a tempo indeterminato ma li abilita a chiedere la cittadinanza britannica.
L’idea di fondo è di sostituire ILR con visti quinquennali rinnovabili. “Non spetta a noi fornire welfare alla gente che arriva da tutto il mondo”, taglia corto Farage. Si tratta – parole sue – di una “revisione senza precedenti” delle regole attualmente in vigore nel Regno Unito.
A Reform UK non dispiacerebbe deportare tutti gli stranieri che non abbiano un salario di almeno sessantamila sterline all’anno, senza eccezioni, anche se sono sposati ad un cittadino o ad una cittadina british.
Da queste misure restrittive, che a detta di Farage dovrebbero far risparmiare al Regno Unito cifre iperboliche, centinaia e centinaia di miliardi di sterline, sono in teoria esclusi gli italiani e gli altri cittadini europei (in tutto circa 420mila persone) che hanno ottenuto il Settled Status e sono protetti dal Withdrawal Agreement, l’accordo internazionale post-Brexit sottoscritto da Londra e Bruxelles. Ma c’è un ma, un grosso ma: Reform UK ha indicato che molti in possesso di questo benedetto Settled Status usufruiscono dell’assistenza sociale a piene mani dissanguando le casse dello stato (a loro andrebbe circa il 10% della spesa sociale totale) e “quindi ci si può aspettare” che un governo Farage apra negoziati con l’Unione Europea specificamente sull’aspetto del welfare”.
Al momento Reform UK non è più preciso su dove voglia andare a parare con gli europei in possesso dello Settled Status ma la musica è chiara: Londra potrebbe ad esempio chiedere all’Ue di pagare almeno in parte le spese di welfare per i suoi cittadini installati su questa sponda della Manica.
C’è da preoccuparsi? Sì e no. Sì perché’ tutta questa retorica fa trapelare non poca ostilità nei confronti della comunità europea post-Brexit in UK e d’altra parte se Farage vola sempre più in alto nei sondaggi malgrado abbia già dato ai connazionali la fregatura della Brexit significa che la xenofobia è in aumento e la piaga dell’immigrazione continua a incancrenirsi. No perché’ l’Unione Europea – economicamente molto più forte del Regno Unito – ha già messo in chiaro che non intende riaprire i negoziati sul Withdrawal Agreement.
“Bisogna essere in due – hanno detto fonti Ue al “Times” – per ballare il tango e rinegoziare il trattato. Perché dovremmo accettare di riaprire questa delicata eredità della Brexit per peggiorare la situazione dei cittadini dell’UE? Non accadrà e se un governo britannico privasse i cittadini dei loro diritti previsti dal trattato di recesso, le conseguenze sarebbero enormi. Violerebbe tutti gli impegni assunti dalla Gran Bretagna dopo il referendum e rovinerebbe i rapporti con l’Unione europea”.
