“Da quest’anno, se sei residente all’estero e hai una pensione italiana maggiore di 603 € al mese, non hai diritto alla rivalutazione automatica! Sì, hai capito bene, niente adeguamento all’aumento del costo della vita e di conseguenza il tuo potere d’acquisto si ridurrà, per legge!”.
In risposta a questa “ingiusta discriminazione” le rappresentanze degli italiani residenti in Germania (Intercomites e consiglieri del Cgie eletti in quel Paese) hanno lanciato una vibrante campagna per denunciare il danno comminato ai pensionati residenti all’estero dalla Legge di bilancio 2025 approvata dal governo Meloni. E hanno avviato la raccolta di adesioni per una “azione legale e politica” contro quanto disposto dalla manovra.
“Il Comma 180 della legge 207/2024, la finanziaria, – accusano in Germania Intercomites e consiglieri Cgie – lo dice chiaro: “In via eccezionale, per l’anno 2025, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, non è riconosciuta ai pensionati residenti all’estero, per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo INPS”. Se ti aspetti che il Governo italiano ti dia spiegazioni campa cavallo perché, se hai la residenza all’estero, sono cavoli tuoi, o più gentilmente, ti attacchi al tram. Questo dice la Finanziaria 2025. E tu, invece, cosa dici? Poiché un attacco alla pensione è un attacco alle tue tasche e alla tua storia, fatti sentire!”.
Intercomites e consiglieri Cgie invitano i “connazionali interessati” a inviare una e-mail all’indirizzo Pensioni.estero@gmail.com scrivendo “Sono interessato a difendere la mia pensione”: saranno “tenuti al corrente delle iniziative che faremo per far cambiare questa ingiusta discriminazione”.
“Più siamo e più potere abbiamo per cambiare questa ingiustizia. Diffondi la notizia tra i pensionati italiani che conosci, quasi nessuno lo sa”, è l’invito rivolto agli italiani residenti all’estero che ricevono una pensione Inps.
Da parte sua, per bocca del deputato Fabio Porta, il partito democratico – principale forza d’opposizione – insiste perché’ il governo Meloni ritorni sui suoi passi e ripristini una legge in vigore dal 1975 che garantiva un breve sostegno economico a favore dei lavoratori italiani rimpatriati dopo aver perso il posto di lavoro all’estero.
“Cancellare con un colpo di spugna e solo per fare cassa questa legge è un atto politico ottuso e ingiusto. Lo ha fatto questo Governo con la Legge di Bilancio per il 2025”, stigmatizza il parlamentare che ha presentato una interrogazione al Ministro del Lavoro chiedendo “motivazioni e chiarimenti”.
La legge abrogata (la n.402/1975) prevedeva che in caso di disoccupazione derivante da licenziamento ovvero da mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero, i lavoratori italiani rimpatriati (compresi i frontalieri) sia da Stati non convenzionati che da Stati comunitari o convenzionati in base ad accordi e convenzioni bilaterali avessero diritto al trattamento ordinario di disoccupazione per un periodo di 180 giorni, detratti eventuali periodi indennizzati in base ad accordi internazionali, e che per lo stesso periodo avessero diritto agli assegni familiari ed all’assistenza sanitaria per sé e per i familiari a carico.