Siete mai entrati al bar con “strumenti atti ad offendere” e/o sostanze stupefacenti? E una volta dentro avete per caso usato bombolette urticanti, danneggiato i dispositivi anti-incendio, abbandonato a terra rifiuti, bloccato le uscite di sicurezza, disturbato la quiete con comportamenti molesti?
Ebbene, sappiate – se già non lo sapete – che non sono cose da fare. Lo mette nero su bianco un decreto del ministro degli Interni Matteo Piantedosi che chiede ai baristi italiani di affiggere in modo ben visibile all’interno del locale un cartello contenente “una serie di misure tese a qualificare l’avventore modello” (e cioè quelle menzionate all’inizio di questo pezzo).
A differenza di Mosè, che al popolo ebraico diede i dieci comandamenti, Piantedosi ne da’ soltanto otto all’avventore modello soffermandosi poi sulle strategie da adottare nei bar “a tutela dei minori, con particolare riferimento ai divieti di somministrazione di bevande alcoliche e di accesso agli apparecchi di intrattenimento”.
I baristi sono invitati a non servire gli avventori che violino il codice di condotta e a chiamare polizia o carabinieri nei casi più gravi.

Non basta: è prevista “un’ulteriore misura, già messa in pratica nei locali da ballo di alcune aree del territorio nazionale, in base alla quale l’esercente o i suoi dipendenti applicano su una pparte ben visibile del corpo un timbro ad inchiostro lavabile capace di individuare l’avventore minorenne”. La timbratura dovrebbe “evitare che il minore,
allorquando si veda negato l’accesso a prestazioni non consentite, si rivolga altrove, cercando – come spesso accade nella pratica – di eludere il controllo dell’esercente virtuoso”.
Tutte queste linee guida, contenute nel decreto ministeriale emesso lo scorso 21 gennaio, sono definite “facoltative”.
I gestori dei locali pubblici hanno reagito malissimo ai comandamenti del ministro Piantedosi, in particolare all’invito di dotarsi di sistemi di videosorveglianza e di fare da vice-sceriffi timbrando i minorenni e designando un “referente della sicurezza” come punto di contatto con polizia e carabinieri.
Le loro associazioni di categoria, in testa la Fiepet Confesercenti, hanno definito “inaccettabile” e “sconcertante” il decreto e avvertito che non si puo’ scaricare sui poveri baristi responsabilita’ e competenze dello Stato in materia di sicurezza.