Ha studiato da enologo in Trentino, dal 1967e’ in UK dove si è affermato come importatore di vini italiani di qualità, si sente un ventenne anche se all’anagrafe ne fa ottanta e non capisce una cosa: come è possibile che in certi supermercati ci sia vino della Penisola a 3 sterline a mezza a bottiglia quando quei soldi li spendi soltanto in tasse?
“Un vino che in Italia compri a 1,80 euro lo devi vendere almeno a 7/8 sterline”, spiega in un’intervista al nostro giornale Gianni Segatta della compagnia Alivini, che festeggia mezzo secolo di attività nel commercio vinicolo nel Regno Unito.
“Partiamo dal mio arrivo in UK nel “recente”1967, ci sono arrivato– racconta – a seguito di una chiamata del mio istituto professionale a S. Michele all’Adige. Mi hanno detto che un’azienda cercava un enologo. Devi sapere che in quegli anni si importavano i vini sfusi e si imbottigliavano, si faceva un gran “lavoro di chimica” per intenderci”
Credo di capire, mio nonno negli anni ’50 aveva un’osteria, i suoi familiari e i clienti lo chiamavano “il chimico”, mischiava continuamente il vino nuovo con quello vecchio pensando di pensava di fare chissà quali capolavori
Dopo circa 10 anni, consapevole che l’offerta enologica era Francia, Germania, Spagna e, in maniera esigua, Italia; decisi di darmi alle vendite ed ho chiamato Renato Trestini, che si era messo a importare vini italiani, dicendogli: “Devo a venire a lavorare date”. Abbiamo cercato i migliori vini e i marchi più celebri, difficilissimi da vendere dato il prezzo e capimmo di dover includere i media, in particolare i giornalisti. All’epoca c’era la figura del Master of Wine in UK che era di fatto chi sdoganava la qualità di un vino, praticamente un super esperto che ne sa di vini di tutto il mondo. Oggi in Italia cene sono solo tre. Grazie a questa serie di contatti e azioni, il vino italiano ha cominciato a divenire un prodotto familiare, con iniziative ed eventi come fiere e occasioni mirate, in particolare nella zona di Bristol.
Che anni erano?
Erano quelli a cavallo tra fine anni 60 e metà 70, e dopo qualche anno ho creato la mia ditta Baccus Cave, una commerciale con due ristoratori e, purtroppo, senza le persone con le competenze necessarie a gestire un‘azienda. Finita male quell’esperienza, Alivini, un operatore già consolidato mi chiamò e iniziai a lavorare da loro.
Com’era la collaborazione?
In sintesi, ho acquisito delle quote di soci uscenti negli anni 90, dei fondatori iniziali era rimasto solo Tony Pirozzi che ci ha lasciati due anni fa
Adesso quanti soci siete?
Siamo 5 di cui, oltre a me 1 inglese e 3 portoghesi
Quindi sei l’unico italiano?
Sì, anche se sta entrando mio figlio Mauro, oltre ai figli degli altri soci
Siamo al passaggio generazionale? Bello perché è un settore in cui non è facile creare una tradizione.
Sì, anche perché c’è un’esposizione economica continua, un crescendo di gettito fiscale e una concorrenza sempre maggiore. Un vino che in Italia compri a 1,80 euro lo devi vendere almeno a 7/8 pound, in più si andrà verso una tassazione legata alla gradazione alcolica
In pratica la tassazione dei carburanti…
Oggi in UK il vino in ristorante viaggia ad almeno 18/22sterline
Ormai andare in un ristorante come si deve è diventata cosa da ricchi
Il problema sono i costi altissimi. Soprattutto a Londra ci vogliono centinaia di migliaia di sterline. C’è una competizione altissima che noi affrontiamo con 20 agenti in tutta UK. Abbiamo dovuto chiudere due poli logistici a Newcastle e in Scozia per l’insolvenza di due grossi clienti, li abbiamo rischiato di dover chiudere. È dura!
Leggevo che per voi la sfida più importante è non correre dietro al prezzo. Come fate?
Il problema è che, se parli di qualità i clienti si spaventano associandola già ad un prezzo elevato, in realtà a parità di prezzo ci sarà sempre chi ha un prodotto migliore per una serie di combinazioni diverse l’una dall’altra. Persone che vendono il vino che loro stessi berrebbero, e altri che non seguono questa politica. Fermo restando che negli anni il vino ha avuto un miglioramento globale, resta sempre chi segue logiche di profitto basate sui volumi generando così una sorta di bolla che prima o poi esplode creando unacrisi. Noi lavoriamo con prodotti di alta qualità a prezzi adeguati
Quanti siete oggi in azienda?
100 tra agenti, impiegati, logistica ecc.
Il food quanto pesa?
Se un tempo era 70 vino 30 food oggi è l’opposto
Fornite solo i ristoranti?
In passato anche la grande distribuzione, esempio Tesco e Waitrose, ma è un mercato particolare, non adeguato alla nostra organizzazione, serve una persona dedicata che rischia di portare risultati irrilevanti per costi molto alti. Nella gestione è molto semplice ma c’è una marginalità molto bassa e preferisco non andare direttamente alla fonte. Leggevo giusta oggi di una sigla (ALDI o LIDL) che ha vini sugli scaffali a 3,50 p e mi chiedevo: “come sia possibile se li devi spendere solo di tassazione? “Probabilmente parliamo di altre logiche
Percome vi sto conoscendo non è proprio il vostro DNA imprenditoriale. Il vostro core immagino siano i ristoranti
Ristoranti, alberghi e delikatessen sono la nostra forza.
È tanta concorrenza
Tanti, molti che entrano ed escono alla velocità della luce e altri seri e affidabili
Quanto è cambiato il mercato il mercato in tutto questi anni?
È stato stravolto, rivoluzionato con l’ingresso nel mercato comune. Fu un vero toccasana per regolamentare e semplificare il processo
Adesso c’è Brexit
Brexit ha reso il mercato impossibile, oggi importare è da fuori di testa.
Quindi possiamo dire che Brexit ha ri-stravolto il mercato facendolo ammalare
Sì per me è così, se però parli con gli inglesi non la pensano in questo modo… È in atto una tendenza diffusa in tutto il mondo di cui Trump è l’emblema o l’indicatore di tendenza per cui pochi ricchissimi dettano e detteranno le regole. Come è possibile che in un paese ci sia una percentuale di non votanti del 40/45%?
Se penso alle lotte per il diritto al voto fatte e a costo di quai sofferenze. Comunque, Trump è stato rieletto sebbene lo conoscessero, in fondo chi non è andato a votare ha votato Trump; fa riflettere.
Bisogna dire che ha l’abilità di parlare alle masse e persuaderle, ha alle spalle i più grossi finanziatori e dobbiamo dire che gli altri erano rappresentati da una persona che non si reggeva più in piedi.
È comunque una responsabilità, secondo te con Trump scoppiava la guerra in Ucraina e a Gaza?
Non lo so, comunque ormai nella stragrande maggior parte delle nazioni stiamo andando verso la leadership di una persona che decide per tutti
È un sintomo, una tendenza e credo che il fenomeno migratorio abbia fatto da catalizzatore di un consenso sempre più polarizzato
Anche il giornalismo ha una grossa responsabilità, il governo attuale è andato subito sotto attacco
Credi che tutto questo avrà gravi ripercussioni
Se tutto questo diventa concreto l’Europa rischia di collassare disunendosi, ed è un peccato perché l’Europa Unita è un grande potenziale ma se funziona la macchina seduttrice è fatta.
Non sei molto ottimista quindi
Quando hai la responsabilità di 100 persone che diventano almeno 3-400 se lo associ ai familiari fai fatica ad esserlo. Quello che possiamo fare lo facciamo in modo sano
E tuo figlio attualmente che ruolo ha?
Mauro è un dirigente delle vendite, un giorno ha chiesto l’aumento non è stato concesso, è andato in altre aziende ha sviluppato un’importante esperienza con altre realtà ed ha portato un know how che difficilmente stando qui avrebbe acquisito
Ho ancora un paio di domande; una riguarda l’interesse di Alivini per acquistare il leggendario negozio di delikatessen italiane a Soho “I Camisa &Son.
Avevamo fatto un‘offerta di un milione di sterline ma c’è chi ha rilanciato a tre, probabilmente c’era un interesse legato alla speculazione immobiliare visto l’importanza del posto
Quindi discorso chiuso? Peccato, perché dava l’idea di tradizione e originalità
Sì ma servivano persone e competenze tipiche della gastronomia difficili da trovare e non sempre economiche. Peccato perché era qualcosa che andava oltre il semplice concetto di negozio
Ultima domanda, quello che ormai è diventato il rituale di fine intervista; c’è una domanda che ti piacerebbe sentirti fare Gianni?
Mamma mia, mi hai spiazzato
Mi diverto troppo a fare questa mossa
Io mi aspettavo che tu mi chiedessi: “quando ti ritiri?”
Perché? Pensi di ritirarti? Quelli come te non si ritirano
Beh sai a 80 anni…
Il grande Confucio diceva: “Fai il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita” e parlare con te mi ha dato questa impressione
C’è un cliente che mi dice: “mi raccomando, non ritirarti perché ho visto tutti i miei amici ritirarsi e poi lasciarci”. Il lavoro mi limiterò a ridurlo
Allora questa domanda?
Quanti anni ti senti?
Vedi che c’era, e quanti te ne senti?
Venti, quando penso a quelli che ho realmente mi sconvolge pensare quanto velocemente sono passati.
Andrea Campagnolo
