Ne sanno qualcosa le famiglie di italiani all’estero dove di recente è nato un figlio: trasmettergli la propria cittadinanza può essere difficile, se non impossibile. In qualche caso soltanto la provvidenziale presenza di un nonno o di una nonna in possesso del solo passaporto tricolore lo permette.
Questi ostacoli e paletti sono il risultato della controversa legge, in vigore dallo scorso 28 marzo, che rappresenta un drastico giro di vite sui criteri per l’acquisizione della cittadinanza italiana se si nasce fuori dei patrii confini e di fatto quasi elimina per l’estero il cosidetto “ius sanguinis”: insomma, la cittadinanza italiana non passa più automaticamente al figlio, che se la sogna se i genitori residenti fuori della Penisola non sono “esclusivamente italiani e conseguentemente il minore non possa avere altre cittadinanze” o se non è “esclusivamente italiano” un nonno o una nonna.
Prendiamo il Regno Unito: se l’interpretazione della legge è corretta (con le leggi approvate a Roma un margine di ambiguità esiste quasi sempre…) basta che i genitori italiani abbiano il Settled Status, e cioè il permesso di soggiorno post-Brexit, per metterli fuori gioco: il Settled Status dei genitori da’ infatti ai figli l’accesso alla cittadinanza britannica e quindi non li autorizza a trasferire in automatico alla discendenza la loro cittadinanza d’origine.
È ammessa soltanto una terza scappatoia, se non si ha uno dei due requisiti sopra menzionati: è necessaria “la residenza continuativa in Italia per almeno due anni da parte di un genitore prima della nascita. (da dimostrare con certificato storico di residenza da richiedere al Comune/i italiano/i dove si è risieduto)”.
Con i matrimoni misti sempre più diffusi nelle comunità all’estero, incominciando da quella insediata sulle sponde del Tamigi, è facile che per la cittadinanza si debba risalire al nonno o alla nonna documentandone l’italianità “esclusiva”.
Ma come si fa se nonno o nonna risiedono anch’essi in UK? A riprova che NON sono diventati sudditi di Sua Maestà devono certificare che hanno il Settled Status fornendone il numero di verifica. Ci vuole anche un certificato di negativa naturalizzazione, che è rilasciato da The National Archives al costo di 27.17 sterline. Se invece i nonni hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza britannica ci si può soltanto attaccare al tram.
La casistica è dunque complessa e chi vuole saperne di più può consultare questa pagina sul sito del consolato di Londra: https://conslondra.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/servizi-per-il-cittadino-italiano/stato-civile/come-registrare-una-nascita-in-italia/
Il risvolto piu’ curioso di una legge di cui da più parti vengono chieste modifiche sostanziali e’ che da un lato si limita più o meno fortemente l’accesso alla cittadinanza italiana all’estero ma d’altro canto la classe politica – incominciando da quella di destra al governo – continua ad esaltare, almeno a parole, la nutrita comunita’ italiana fuori dei patrii confini come una grande e preziosa risorsa.
