A capo di Alcaline, una grossa compagnia di trasporti con quartier generale a Folkestone (230 dipendenti, 170 motrici, 235 rimorchi, vari “subcontractors” e 2 elicotteri bimotori), Lorenzo Zaccheo ha speso 4 milioni di euro per la creazione di una succursale a Torino e in un’intervista la nostro giornale da’ sfogo ad una profonda frustrazione: non gli rilasciano i permessi di lavoro per la decina di camionisti inglesi da trasferire in Italia per il funzionamento del centro.
“Si tratta di personale altamente specializzato e ultra-selezionato, con la fedina penale pulita, per trasporti delicati e complessi nel campo dell’aviazione e anche per conto del ministero della difesa ma non ci danno i visti negando che rientrino nei flussi per le professioni speciali….E’ assurdo”, dice l’imprenditore, 70 anni compiuti ad agosto, sbarcato in Uk (“senza un soldo”) con la moglie romagnola Maria Teresa e i figli David e Laura nell’ottobre 1987 (“i giorni del grande uragano”). Non capisce tra l’altro perche’ in base agli accordi Brexit (“bisognerebbe tagliare la testa a chi li ha negoziati per il Regno Unito…”) i camionisti inglesi possano lavorare in Unione Europea solo 90 giorni su 180 e invece quelli europei non abbiano questa restrizione in UK.
Torinese (come si capisce subito dal suo accento benché’ la sua famiglia sia originaria di Portogruaro vicino a Venezia…), con alle spalle una variegata carriera lavorativa (da commesso in un negozio di Hi-fi a Imperia a capo-tecnico nella succursale della Pioneer a Genova Sampierdarena e a riparatore di radio e tv nella citta’ natale, con il padre orefice che voleva per lui un futuro da ottico), Zaccheo confida che l’avevano messo in guardia dal investimenti in un Paese super burocratizzato come l’Italia ma alla fine ha fatto di testa propria per una ragione precisa: “Per Giorgia Meloni, per la determinazione che mostra quella donna, perché’ ho visto che le cose in Italia potevano andare in un’altra direzione. Se vuole fare una cosa la Meloni ci riesce in un modo o nell’altro o almeno ci prova mentre quelli prima di lei erano tutti come foglie al vento…L’ammiro per la coerenza delle sue idee e come imprenditore mi riconosco nelle sue idee”.
Adesso si da’ pero’ tempo fino al marzo 2026 e poi rivedrà, l’investimento Torinese
se non riuscira’ a risolvere il cruciale intoppo dei permessi. Il suo messaggio è forte e chiaro: “Voglio investire in Italia, datemi la possibilità di farlo!”.
In gioventù appassionato di musica (“studiavo piano ma poi ho avuto un incidente stradale, mi sono rotto una mano e ho abbandonato”) e di rally (non a caso nel quartier generale di Folkestone ha in bella mostra tre Lamborghini, una Roll-Royce, una vecchia “500” e un camion americano “vintage” con l’inconfondibile muso frontale: veicoli che utilizza anche a fini promozionali), Zaccheo è finito nel business degli autotrasportatori quasi per caso, tramite il suocero, ex-carabiniere, che aveva aperto un’attività in quel settore a Torino e ad un certo punto lo mise in riga: “Avevo un negozio di riparazione di radio e tv ma nel frattempo mi ero bruciato economicamente con i rally. Mio suocero mi minacciò: smettila di correre e spendere soldi e sii una persona responsabile perché’ adesso hai una famiglia. Trovati un lavoro come Dio comanda”. Incominciò così a fare il camionista (un mestiere all’epoca piuttosto ben retribuito) con l’idea che dopo un paio d’anni sarebbe tornato a occuparsi di elettrotecnica, “ma così non è più successo”. Fu ingaggiato da una ditta inglese di autotrasporti che in un frangente di crisi gli offrì l’opportunità di trasferirsi in UK. Sempre come camionista. Opportunità che colse al volo anche perché’ “mi disgustava l’assenza di meritocrazia”. “Non so adesso ma allora in Italia – puntualizza – se non eri una famiglia più che benestante e non avevi conoscenze le cose eran molto difficili. E poi ho sempre avuto un debole per la Gran Bretagna, anche per la musica, e ho detto a mia moglie: andiamo in Inghilterra, restiamo due o tre anni così i bambini imparano l’inglese e poi torniamo a casa… Mia moglie è stata un eroe. All’inizio andavo a casa solo a mangiare e dormire. Lavoravo a Londra nel trasporto di carcasse di animali per mangimi”.
Il primo salto di qualità risale al 1991, quando si mise in proprio con un primo autocarro ribaltabile in subappalto per poi diventare l’anno dopo – grazie al suocero – camionista per la compagnia italiana Aurora di Cuneo e in seguito direttore della filiale britannica della stessa compagnia piemontese. Si trovò così a gestire una ventina di automezzi con il relativo personale e a sgobbare sette giorni su sette in turni estenuanti con appena 3-4 ore per il sonno. “Nei primi 15 anni in Gran Bretagna non abbiamo mai fatto ferie”.
Il gran salto nel 1993: rilevò la filiale, ampliandola progressivamente e cambiandone poi nome nel 2000 da Aurora UK ad Alcaline e installando il quartier generale nel 2004 a Folkestone ad un tiro di schioppo dall’ Eurotunnel.
Molto legata prima al trasporto dell’alluminio e poi all’automotiva, Fiere, sport events su scala europea, Alcaline è entrata nel 2018 nel settore degli elicotteri, utilizzati per trasporti urgenti, riprese televisive e cinematografiche dall’alto (ad uso e consumo di diversi Networks nazionali celebrità’ Hollywoodiane) e anche come taxi per nababbi. Tra i clienti ad esempio una famiglia americana che poteva rimanere in Europa soltanto un altro giorno in più ed è stata portata da Londra a Parigi da mattina a sera per una visita-lampo.
Malgrado si muova in un ambiente molto difficile, con la feroce concorrenza sleale delle aziende est-europee che pagano salari dimezzati ai camionisti con costi di gestione del 30% inferiore della vecchia Europa. Zaccheo – affiancato in ditta dal primogenito David e dalla moglie mentre la figlia Laura e’ lanciata in una carriera da fashion designer – non ha ad ogni modo alcuna intenzione di mollare. E’ tre volte nonno e una volta bisnonno ma non sa che cosa significhi la parola pensione. E sta elaborando un nuovo progetto: colmare un vuoto nell’offerta turistica su Londra proponendo visite della metropoli dall’alto, in elicottero (il costo per un’ora dovrebbe aggirarsi sulle 200 sterline a testa…).
