
“Il successo non si conquista, lo si riconosce quando accade. E se accade, è perché lo abbiamo reso possibile con ogni gesto consapevole, anche il più piccolo.” E’ una delle tante pillole di saggezza dispensate da Giorgio Poggio in “Se accade è SUCCESSO”, un libro dove intreccia autobiografia sul suo percorso professionale con riflessioni su carriera e leadership.
Spedizioniere di lungo corso, fondatore di BRIT Customs (azienda specializzata in sdoganamento post-Brexit in Uk), laurea in scienze politiche, ambasciatore di Genova (la sua citta’ natale) nel Mondo, direttore della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito, Poggio ha scritto il libro (disponibile su Amazon) per sottolineare che “la leadership non è esercizio di potere, ma capacità di generare fiducia, visione e coerenza”.
“Quando un cliente torna dopo aver perso la fiducia, è lì che si misura il successo: nella ricostruzione. Perché il ponte più solido è quello ricostruito. Il vero successo è costruire relazioni che resistono nel tempo, perché fondate su pilastri sostenibili: trasparenza, rispetto e responsabilità sociale. Un ponte ricostruito con questi elementi non cede più”, argomenta lo spedizioniere-guru nel volume dove invita il lettore “a guardare oltre i numeri e i risultati tangibili. Il vero impatto, secondo lui, si misura nella capacità di costruire relazioni, superare crisi con trasparenza e trasformare le difficoltà in opportunità”.
“Se Accade è SUCCESSO” ha l’ambizione di essere “un’esperienza emotiva e immersiva” con ogni capitolo accompagnato da un brano musicale scelto con cura, che ne amplifica il tono e il messaggio.
Al centro del testo, l’autore (“Sono nato sognatore e sono diventato imprenditore”, dice di se’) ha messo “l’essere umano: imperfetto, determinato, fragile e risoluto”. E non racconta solo strategie, ma anche dubbi, scelte difficili, e la forza che nasce dall’autenticità. “Non ho mai creduto alla perfezione, ma – chiosa a questo proposito – alla direzione. E quando scegli di essere vero, ogni errore diventa parte del tuo valore.”
Il libro è stato dato alle spalle avendo come target “studenti, imprenditori, manager, professionisti e tutti coloro che credono che il lavoro non sia solo performance, ma anche identità e valore”. Ed ecco che cosa aggiunge Giorgio Poggio, 55 anni (portati benissimo”, puntualizza…) e da 9 nel Regno Unito, in un’intervista per “La Notizia”.
Partiamo dalle basi: quale obiettivo principale si è prefissato scrivendo “Se accade è SUCCESSO”?
Il mio scopo fondamentale con questo libro è duplice: innanzitutto, desidero offrire ai lettori degli strumenti concreti per la crescita personale e professionale. Voglio che, attraverso queste pagine, molte persone abbiano la possibilità di imparare dai miei errori, diventando così ciò che io definisco ‘geniali’. La vera lezione che intendo lasciare, oltre a scenari e analogie, è proprio l’invito a questa crescita basata sull’esperienza altrui, incoraggiando anche nuove letture e ricerche personali.
Quali sono i principali argomenti e concetti chiave del libro?
“Se accade è SUCCESSO” affronta numerosi argomenti essenziali per una leadership efficace e sostenibile. Partiamo dalla Self Leadership, ovvero la gestione di sé stessi come imprenditori e come esseri umani. Condivido le mie prospettive e le emozioni che guidano la risoluzione dei problemi, spiegando le fasi dei processi decisionali, dal concepimento all’esecuzione, e distinguendo l’aspetto strategico da quello emotivo. Alcuni concetti chiave che esploro includono l’importanza di uscire dalla propria zona di comfort, sia a livello professionale che personale, l’assunzione di rischi calcolati, e il ruolo cruciale di passione, determinazione e resilienza. Parlo anche dell’ottimizzazione del tempo, della gestione (e non-gestione) del successo, e di come i problemi lavorativi possano insidiosamente trasformarsi in problemi personali ed emotivi, spesso senza che la transizione venga notata. Il libro incoraggia nuove interpretazioni, sottolineando l’importanza dell’intelligenza aziendale strategica e, in particolare, dell’intelligenza emotiva.
In che modo lei mescola nella sua narrazione l’apprendimento accademico con l’esperienza pratica?
Il modo in cui ho strutturato questo libro autobiografico è proprio quello di combinare l’apprendimento che definisco ‘scolastico’ con quello ‘di strada’. Condivido ciò che ho assimilato accademicamente attraverso scuole, corsi, video e libri, e lo amalgamo con le innumerevoli lezioni che ho imparato in pratica ‘sulla mia pelle’. Questo include racconti di decisioni audaci, errori madornali, e successi notevoli. Parlo anche di gioie e dolori, di idee brillanti che hanno avuto successo e di quelle che, purtroppo, sono fallite. L’obiettivo è mostrare come la teoria si sia scontrata con la realtà e come da ogni situazione, sia accademica che vissuta, si possa trarre una lezione.
Lei ha affidato la prefazione del suo libro a un coach di intelligenza emotiva, Nicola Atzeni. Perché?
Ho scelto Nicola Atzeni proprio perché la consapevolezza emotiva è un concetto indispensabile per un imprenditore. Ogni azione e ogni transazione, nel business come nella vita, coinvolgono le emozioni. Se non siamo capaci di conoscerle, moderarle e usarle, rischiamo di sprecare opportunità o di compromettere relazioni invece di rafforzarle. Le emozioni, guidate dai nostri valori e virtù, determinano tutto: dalla qualità dei nostri rapporti personali, all’appetito, al sonno e alla nostra energia. A livello pratico, acquisire intelligenza emotiva significa, per esempio, imparare ad abbracciare la paura. Non significa non averne, ma conoscerla benissimo, capirne la fonte, conviverci e non permettere che guidi i nostri comportamenti o pensieri. Significa dotarsi di strumenti di gestione mentale, emotiva e fisica che permettano di mantenere o recuperare rapidamente la triade di riferimento: calma, chiarezza e coraggio. Inoltre, è fondamentale sviluppare un equilibrio autocritico che aiuti l’imprenditore a imparare dagli errori e a lasciar andare emozioni di disappunto, colpa o vergogna, sbloccando così la creatività e trovando soluzioni.
Ci spieghi meglio…
Uno degli aneddoti più formativi risale ai miei 18 anni, quando mi struggevo per trovare un lavoro mentre studiavo. In una Genova post-industriale dove i posti erano scarsi e si richiedeva esperienza pregressa anche per un tirocinante, ho deciso di offrire il mio lavoro gratuitamente pur di fare esperienza. Inizialmente, ho ricevuto numerosi rifiuti, ma ho capito che dovevo cambiare strategia e ho iniziato a recarmi direttamente nelle aziende. Grazie alla referenza di un amico e avendo affinato la mia tecnica di comunicazione, riuscii a ottenere un’opportunità, inizialmente non retribuita. Nel giro di un mese, la mia dedizione fu riconosciuta con un pagamento inaspettato, e in un anno divenni il braccio destro del proprietario. Questa esperienza mi ha insegnato che proattività, coraggio e ambizione possono davvero aprire porte apparentemente chiuse. Un altro esempio viene dalla mia ‘filosofia della pizza all’ananas’. Nonostante la mia avversione personale per l’ananas sulla pizza, ho imparato che nel business è fondamentale comprendere la prospettiva del cliente. Lo illustro con una negoziazione in cui ho conquistato un cliente importante per un trasporto eccezionale. Invece di proporre una quotazione standard di una pagina, ho spiegato la mia struttura di commissioni in modo trasparente e ho presentato un documento di cinquanta pagine incredibilmente dettagliato. Questo perché il cliente, un ingegnere cipriota, era intrinsecamente diffidente e necessitava di estrema accuratezza, richiedendo qualcosa di ‘nero su bianco’. Il mio ego inizialmente mi suggeriva il contrario, ma ho capito che dovevo ascoltare attentamente il cliente e adattare il mio approccio. È stata una lezione potente sull’importanza di leggere il mondo ‘dalla prospettiva dell’ananas’.
Quali sono le sue intuizioni chiave su cosa rende un leader efficace e come si costruiscono squadre di successo, specialmente nel contesto odierno?
Ritengo che una leadership competente sia cruciale per la salute di un’azienda. Una delle qualità fondamentali per un leader è l’abilità di delegare. Delegare è vitale perché libera i leader dai compiti di routine, permettendo loro di concentrarsi sulla strategia. Inoltre, favorisce la crescita dei dipendenti, costruisce fiducia e assicura la sostenibilità a lungo termine dell’azienda.
Per quanto riguarda l’identificazione del talento e la costruzione di team vincenti, ho adattato una mia formula. Cerco persone piene di energia positiva e vitalità, capaci di trasmetterla agli altri, stimolandoli e supportandoli. Sono un asset inestimabile, soprattutto per i manager. Valuto la capacità di prendere decisioni difficili rapidamente, specialmente in posizioni apicali, per evitare l’indecisione e di portare a termine le cose, trasformando le idee in realtà e ottenendo risultati concreti.
Ci vuole poi un profondo entusiasmo per ciò che si fa e per le persone con cui si lavora. È un elemento imprescindibile per costruire team di successo, e ignorare questa formula porta quasi sempre a commettere errori.
Il suo percorso di vita e professionale l’ha portata a riconsiderare il significato di successo. Come definisce il successo?
La mia comprensione del successo ha subito una profonda trasformazione dopo un periodo estremamente difficile della mia vita, un “venerdì più buio di tutti” in cui, nel giro di poche ore, persi il lavoro, il mio primo matrimonio finì e a mia madre fu diagnosticato un cancro. Inizialmente, vedevo il successo imprenditoriale in termini di raggiungimento degli obiettivi aziendali, soddisfazione del cliente e generazione di profitti. Tuttavia, quella dura esperienza mi ha portato a una nuova interpretazione: oggi, per me, il vero significato del successo è ‘vivere una vita che abbia un valore non solo per me stesso ma anche per le persone che ho attorno’. Il successo autentico è quando, al tuo funerale, mille persone parlano bene di te. Si tratta di fare qualcosa per gli altri e rimanere nel loro cuore, riuscendo a ispirare attraverso gesti, anche i più umili e discreti. Quello è il momento in cui si è veramente ‘il numero uno’.
