“Vermiglio” si conferma il miglior film italiano del 2024: lo scorso 7 maggio ha fatto man bassa di statuette quando a Roma negli studi di Cinecittà sono stati assegnati i David di Donatello, riservati al meglio della cinematografia tricolore.
Di statuette ne ha incassato ben sette, comprese le due più ambite e prestigiose (miglior film e miglior regia). Un successo davvero eccezionale per la regista Maura Delpero, prima donna a ricevere i più importanti David di Donatello in tutta la storia di questo concorso giunto alla 70esima edizione.


La pellicola ha trionfato anche nelle categorie migliore produzione, migliore sceneggiatura originale, migliore autore della fotografia e miglior suono.
Girato con grande maestria da una regista che ha scritto in proprio anche la sceneggiatura, il film di Maura Delpero è ambientato in un remoto paese di montagna del Trentino a cavallo della fine della Seconda Guerra Mondiale e racconta come l’arrivo di Pietro, un enigmatico soldato siciliano in fuga, travolge la quotidianità di un maestro di scuola e della sua numerosissima famiglia quando Lucia, la maggiore tra le figlie dell’insegnante, si innamora del reduce e lo sposa. Per un paradosso del destino quel paesino di montagna chiamato Vermiglio perde la pace nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. Una narrazione corale molto femminile, diretta con rigore e sensibilità da Maura Delpero, dove il patriarcato, i desideri repressi e il peso della guerra si intrecciano in un affresco magistrale.
“Vermiglio” ha accumulato una massa impressionante di riconoscimenti: ha vinto il Leone d’argento alla Mostra di Venezia, è giunto in finale ai Golden Globe e figura tra le 15 migliori opere internazionali candidate agli Oscar, arrivando lo scorso gennaio a sfiorare la nomination alla iconica statuetta. Ai David di Donatello l’ha spuntata su un altro film di notevole qualità: “Parthenope” di Paolo Sorrentino che dallo scorso 2 maggio è in cartellone nelle sale cinematografiche britanniche.
Per questo film d’autore, definito dai critici una “omelia montanara” e costato nel complesso appena quattro milioni di euro, Maura Delpero – nata a Bolzano 49 anni fa, al suo secondo lungometraggio di finzione dopo “Maternal” del 2019 e dopo una lunga carriera come documentarista – si è avvalsa di attori quasi tutti non professionisti che parlano nel dialetto locale (da qui la necessità di sottotitoli anche per un pubblico italiano).