
Antonio Ornano, cabarettista/monologhista ligure, visto su Zelig e Comedy Central, è approdato a Londra per presentare l’ultima replica del suo show “Maschio Caucasico Irrisolto” che è andato in tour per gli ultimi due anni. Nella metropoli britannica si è esibito lo scorso 8 giugno al Dingwalss a Camden, luogo storico dove I più grandi della musica hanno suonato, un locale reso iconico anche dalla sua scalinata immortalata dai Clash nel loro primo album. Lo spettacolo è stato un successo, con biglietti stravenduti e pubblico anche in piedi che non ha voluto perdere un opportunità di vedere un grande cabarettista. La Notizia lo ha incontrato un paio di giorni prima per un’intervista:
Come è iniziata la tua carriera di stand-up comedian?
Io in realtà ho iniziato come attore, cioè non ho una formazione da stand-up comedian classico, che poi adesso per voi è normalissimo ed è giusto che si dica così in Inghilterra, stand-up comedian. Invece in Italia adesso c’è questa moda che per darsi un tono spesso si utilizza l’inglese ornamentale. Adesso i fautori della stand-up comedy in Italia mi ucciderebbero se dico una cosa del genere. Però la sostanza è quella, Walter Chiari era uno stand-up comedian. Beppe Grillo è stato il più grande stand-up comedian che abbiamo mai avuto, a prescindere da come tu la possa vedere da un punto di vista politico. Fino ai 34-35 anni facevo soltanto spettacoli a teatro. Poi con degli amici avevamo provato a fare degli sketch, che erano però un ibrido fra un teatro comico e qualche cosa di cabaret. E allora proprio quando a un certo punto ho deciso di stoppare un attimo con il teatro, perché era parecchio faticoso, io avevo un lavoro normale da mattina alla sera, perché il linguaggio del comico è un linguaggio, è un alfabeto particolare, ho iniziato con il laboratorio Zelig a Genova.
Il tuo comico preferito?
Non ce ne ho uno, ce ne sono tantissimi. Se resti nel Regno Unito ce ne sono tantissimi. Nel Regno Unito Ricky Gervais è forse il comico adesso più popolare in tutto il mondo, poi c’è un comico, Dylan Moran che mi piaceva molto. Michael McIntyre ovviamente è bravissimo, però non ho visto tante cose sue in Italia. Jimeoin è uno che mi faceva morire, aveva fatto quella trasmissione Live at the Apollo. Però, da italiano, secondo me non devi scimmiotare gli stand-up comedian, te li devi guardare, te ne devi guardare migliaia, però se li scimmioti sei già perdente, perché uno, perdi ovviamente di originalità e due, ti precludi la possibilità di andare a toccare qualche cosa che ti appartiene veramente. Cioè loro parlano magari di argomenti che fanno parte di questa cultura, ma che nella nostra, in Italia, non toccano in un certo qual modo. Però sono molti invece interessanti aspetti da cui prendere spunto: i salti di pensiero che hanno, come scrivono, i collegamenti, il modo con cui stanno sul palco, cioè spesso tu pensi che stiano improvvisando, che gli stia arrivando qualche cosa in quell momento lì, in realtà no, in realtà è qualche cosa di meccanico, matematico provato 150 milioni di volte, perciò c’è una grande etica delle prove del lavoro.
In Liguria avete una grande tradizione di cabarettisti. Maurizio Lastrico, Luca Bizzarri, Gilberto Govi, Paolo Villaggio.
Sì, ecco, c’è stato un decadimento, perché poi se arrivo io, no? Voglio dire, quello mi sembra abbastanza palese, di come la comicità ligure sia ormai in una caduta profonda, inesorabile, da Govi fino a Ornano, già ti dà proprio l’idea della caduta dell’impero romano. molto spesso si dice scuola genovese come per i cantautori, in realtà è più un ambiente, Genova, che tende ad aiutarti a sviluppare un tipo di umorismo molto disincantato, molto cinico, molto cattivo. Villaggio, forse è proprio l’emblema assoluto, la più grande maschera comica, cioè non la più grande, forse l’ultima vera grande maschera comica del secolo scorso.
È la prima volta che ti esibisci a Londra? Mai avuto tappe all’estero?
Prima, assolutamente. il mio world tour ha previsto Locarno, in Svizzera. Quest’anno purtroppo è saltata a Lugano, perché non sono stato bene, adesso dovremmo recuperarla.
I tuoi figli? Si rendono conto che tu sei famoso?
Secondo me no. Grazie a Dio mi prendono in giro. Sono cringe per loro, ma poi sono carini. Mio figlio è calcio riferito. Perciò se fosse qui a Londra, mi metterebbe a perdere per andare a vedere qualche partita. Invece Maria è molto più aperta, suona. Ovviamente è la sua musica, che è diversa dalla nostra musica, però è affascinante come ha fatto la tesi per l’esame di terza media. Ha fatto una tesina di terza media sul rap, ma collegando vari posti di tutto il mondo. Suona la chitarra, insomma. Cioè è venuta a Londra non per vedere il suo papà, è venuta a Londra perché voleva respirare l’aria di Londra.
Cristina Polizzi