Nei giorni prima e dopo l’invasione russa dell’Ucraina il presidente francese Emmanuel Macron telefonò più volte al leader del Cremlino Vladimir Putin nel tentativo di far tacere le armi e cessò di farlo soltanto quando si rese conto dell’inutilità dei suoi sforzi ma secondo un libro-testimonianza dell’ex ambasciatore italiano a Mosca Giorgio Starace soltanto l’Italia in Europa cercò la via della pace.

Nel volume “La pace difficile. Diari di un Ambasciatore a Mosca”, il diplomatico racconta in prima persona i drammatici mesi che hanno preceduto e accompagnato l’intervento militare in Ucraina da parte della Federazione Russa e sottolinea come il potenziale dell’azione politico-diplomatica sia andato progressivamente indebolendosi, lasciando spazio a soluzioni prevalentemente militari o sanzionatorie e trascurando, di fatto, un autentico impegno per la cessazione delle ostilità.
“Nel corso di questo lungo conflitto non ho visto una sola iniziativa politica e diplomatica di un leader europeo in direzione di negoziati e della pace, ad eccezione del tentativo del Ministro degli Esteri Di Maio del maggio 2022”, sostiene Starace nel volume, arricchito dalla prefazione del geo-politologo Lucio Caracciolo, dove descrive in dettaglio le profonde connessioni tra l’economia italiana e quella russa, nonché l’attrazione che larghi strati dell’intellettualità russa nutrono per l’Italia.
Scrive Starace, ambasciatore a Mosca dall’ ottobre 2021 al luglio 2024: “In tre anni di sanguinose ostilità, abbiamo tutti visto l’alto rappresentante per la politica estera dell’UE Borrel, il capo della diplomazia europea, parlarci quasi unicamente di assistenza militare all’Ucraina, di sanzioni nei confronti della Russia e mai di iniziative concrete europee per porre fine a questo conflitto”.
Con questo libro, l’ambasciatore in pensione – nato a Viterbo nel 1959 – traccia i contorni di un futuro ordine internazionale ancora tutto da definire (per ora con Donald Trump alla Casa Bianca siamo al totale disordine internazionale…). Proprio in questa prospettiva, invoca la necessità di un sistema di garanzia collettiva, poiché, a suo avviso, non sarà un semplice accordo tra super potenze a garantire la stabilità e la sicurezza di cui l’Europa e il mondo intero hanno bisogno.