Gilberto Busti
La recente reintroduzione e l’annuncio di nuovi dazi commerciali da parte dell’amministrazione Trump ha innescato onde d’urto nei mercati globali, creando un clima di incertezza che preoccupa investitori e risparmiatori. A pochi mesi dal suo insediamento, il presidente americano ha già avviato una politica commerciale aggressiva che riecheggia il suo primo mandato, ma con rinnovato vigore.
L’amministrazione Trump ha ripreso rapidamente la sua agenda “America First“, imponendo nuovi dazi su beni provenienti dalla Cina, dall’Unione Europea e da altri partner commerciali. Questa politica, presentata come difesa dell’industria americana, ha generato timori di una possibile guerra commerciale globale e di un rallentamento dell’economia mondiale.
In questo periodo storico sembra di assistere ad un ritorno del protezionismo in grande stile. Questi dazi possono sembrare vantaggiosi nel breve termine per alcuni settori produttivi americani, ma storicamente tali politiche hanno spesso effetti controproducenti sull’economia globale.
Le conseguenze di questa politica commerciale, infatti, si stanno già manifestando in diversi settori:
La volatilità nei mercati azionari è aumentata significativamente, con oscillazioni giornaliere che riflettono l’incertezza degli investitori. Le borse europee e asiatiche hanno registrato cali consistenti nei giorni successivi agli annunci di nuovi dazi.
Le catene di approvvigionamento globali, già messe a dura prova negli anni recenti, affrontano nuove sfide. Molte aziende stanno rivedendo le loro strategie produttive, considerando il “nearshoring” o il ritorno della produzione nei mercati domestici.
L’inflazione potrebbe aumentare in molti paesi, poiché i costi dei beni importati soggetti a dazi vengono trasferiti ai consumatori. Questo fenomeno complica ulteriormente il lavoro delle banche centrali, impegnate a mantenere la stabilità dei prezzi.
L’Europa, e l’Italia in particolare, si trovano in una posizione vulnerabile. I settori dell’automobile, del lusso e dell’agroalimentare italiano potrebbero subire conseguenze significative se i dazi americani dovessero colpire questi prodotti.
Ad esempio, l’export italiano verso gli Stati Uniti vale circa 60 miliardi di euro annui, qualsiasi ostacolo al commercio rischia di danneggiare migliaia di piccole e medie imprese che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana.
In questo scenario turbolento, come dovrebbero comportarsi i piccoli risparmiatori?
In periodi di tensioni commerciali, è fondamentale non concentrare gli investimenti in un’unica area geografica. Distribuire gli investimenti tra diverse economie può ridurre l’esposizione ai rischi specifici delle guerre commerciali. Considerare mercati emergenti non direttamente coinvolti nelle dispute USA-Cina potrebbe offrire opportunità interessanti, ad esempio. Alcuni settori tendono a essere meno sensibili alle tensioni commerciali, utilities, sanità e beni di prima necessità spesso mostrano maggiore resilienza durante periodi di incertezza. Questi settori rispondono a bisogni essenziali che persistono indipendentemente dal contesto economico.
In tempi di incertezza, l’oro e altri beni rifugio tendono ad attrarre maggiori investimenti. L’oro ha storicamente funzionato come protezione contro l’inflazione e l’instabilità geopolitica, una piccola allocazione in oro può rappresentare un’assicurazione per il portafoglio.
I titoli di Stato di paesi con economie stabili possono offrire protezione, ma è necessario considerare i rischi di inflazione. Ad esempio, i BTP italiani oppure i bond britannici offrono rendimenti interessanti, ma in un contesto di possibile aumento dell’inflazione, è prudente non vincolare tutti i propri risparmi in titoli a lungo termine.
Inoltre, mantenere una porzione adeguata di liquidità consente di cogliere opportunità che potrebbero emergere dalle correzioni di mercato. La liquidità non è solo un riparo dalla volatilità, ma anche uno strumento per approfittare di valutazioni attraenti che potrebbero presentarsi.
Le politiche commerciali protezionistiche raramente producono vincitori nel lungo periodo. La storia economica insegna che il libero scambio, nonostante le sue imperfezioni, tende a generare maggiore prosperità globale.
L’attuale periodo di incertezza potrebbe durare mesi o addirittura anni, per questo motivo i risparmiatori dovrebbero evitare decisioni impulsive basate sui titoli sensazionalistici provenienti da propagande politiche o mass media e adottare invece un approccio razionale, basato sui propri obiettivi finanziari di lungo periodo.
In questo clima di incertezza, la prudenza non significa immobilismo, ma piuttosto un’attenta valutazione dei rischi e delle opportunità che, inevitabilmente, emergono anche dai periodi più turbolenti dei mercati globali.