
LE PIANTE OFFICINALI
cura di Costanza Vascotto
PROBLEMI CIRCOLATORI? PROVATE IL TRIFOGLIO GIALLO
Da orticultrice ho una simpatia particolare per le piante officinali perché, considerato il mio percorso di studi universitari che mi ha portato alla specializzazione in biologia delle piante, ho avuto l’occasione di approfondire le proprietà di queste piante -non sempre conosciute nei dettagli- che hanno varie applicazioni nelle realtà alimentare, cosmetica, terapeutica.
Nome scientifico: Melilotus officinalis (L.) Lam., 1779
Nome comune: Meliloto, noto anche come Trifoglio giallo
Nome popolare: Lupinella, Trifoglio cavallino, Vetturina gialla
Famiglia botanica: Fabaceae
Pianta erbacea, annuale o biennale, dal portamento cespuglioso che può crescere fino ad uno o due metri a seconda delle condizioni di coltivazione. Il meliloto è in primo luogo dotato di una radice principale (detta fittone o pivotante) dalla quale si sviluppano diverse radici secondarie che presentano tubercoli radicali ricchi di azoto. Questa caratteristica consente al meliloto di essere impiegato come pianta fissatrice di azoto mediante la tecnica del sovescio (pratica agronomica che consiste nella semina di una cultura erbacea, per esempio il meliloto, assieme ad altre colture; il meliloto viene interrato e ha solamente una funzione fertilizzante del suolo arricchendolo di azoto). Invece i fusti del meliloto – oltre ad essere esili, lisci e spesso ramificati – si riconoscono dal colore verde chiaro e per essere cavi.
Su di essi si nota lo sviluppo sparso di foglie alterne, lanceolate, trifogliate (molto simili a quelle del trifoglio) e provviste di un margine leggermente dentellato. A partire da maggio fino a settembre, fiori di un colore giallo vivo – molto piccoli e dalla forma di farfalla, tipica di questa famiglia botanica – cominciano a formarsi in lunghi racemi “a spiga”. Inoltre i fiori sanno di un gradevole profumo di miele di vaniglia che attira non soltanto noi umani ma anche le api stesse, tanto da rendere il meliloto una pianta mellifera. Si può ottenere un miele monofloreale delicato e molto aromatico. In aggiunta, i frutti prodotti sono dei baccelli, presenti in tutte le leguminose, caratterizzati dal colore giallastro (diventa verdastro a maturità), dalla forma globosa e dalla presenza di alcuni semi.
Origine. Melilotus officinalis è una pianta di origini euro-asiatiche che si è diffusa con il tempo nel resto del mondo. Cresce spontaamente sia in Europa che in America del Nord e nelle zone temperate. In Italia la ritroviamo in tutta la penisola, dalle regioni marittime a quelle submontane, fino ai 600 m.
Habitat. Il trifoglio giallo si adatta ad una varietà di habitat, per esempio alle aree incolte, ai bordi di fossati e di strade, ai campi, prati e vigne. Predilige posizioni soleggiate e terreni ben drenati, anche se si sviluppa altrettanto bene in terreni siccitosi e pietrosi in tutta Italia.
Parti usate. Le sommità fiorite e le foglie vengono per lo più impiegate in campo fitoterapico. Le sommità fiorite vengono recise dalla pianta nel periodo compreso tra giugno ed agosto, prima di una completa fioritura ovvero quando la concentrazione dei principi attivi è massima. Le foglie, invece, si possono raccogliere in ogni stagione. Dopo di chè si prosegue con la loro essicazione conservandole in recipienti di vetro ben sigillati, posizionati lontano dalla luce e al riparo dall’umidità.
Principi attivi.Le principali componenti attive del trifoglio giallo sono flavonoidi, glucosidi cumarinici, mucillagini, saponine e tannini. In particolare, durante l’essicazione, i glucosidi cumarinici, come il melilotoside, si trasformano per idrolisi enzimatica in cumarine (composti organici aromatici, responsabili del profumo dei fiori del meliloto) ed in altre sostanze affini. L’essicazione di questa pianta è molto importante in quanto l’umidità può sviluppare una muffa, la quale trasforma le cumarine in una sostanza tossica che può interferire con la coagulazione del sangue.
Proprietà ed usi. Melilotus officinalis è considerato una pianta medicinale, già apprezzata dall’antichità proprio per i diversi effetti benefici che si riscontrano sul corpo umano. Per esempio, sin dai tempi degli antichi Romani questa pianta veniva usata come antinevralgico. Più precisamente, le cumarine le conferiscono proprietà drenanti e vasoprotettrici, svolgendo la loro azione principale sul drenaggio linfatico. Praticamente, favoriscono la circolazione sanguigna essendo in grado di dilatare i vasi sanguigni aumentandone il flusso sanguigno, nondimeno la resistenza capillare e riducendone il rischio di coaguli. Di conseguenza, il meliloto si dimostra utile per chi soffre di problemi circolatori, quali edemi agli arti inferiori, flebiti, fragilità capillare, insufficienza venosa e linfatica, vene varicose ma anche cellulite, gambe gonfie, pesanti e ritenzione idrica. Inoltre, le cumarine promuovono un aumento della permeabilità capillare compiendo un’azione similare a quella dell’escina (estratto vegetale che si ricava dall’ippocastano). A tal scopo, si possono preparare infusi dall’azione drenante e vasoprotettrice impiegando sia i fiori che le foglie di questa pianta. Si versa un cucchiaio raso di fiori e foglie – fatti prima seccare – in una tazza d’acqua bollente. Lo si lascia poi in infusione per dieci minuti. Infine, dopo averlo filtrato, si beve l’infuso. Si consigliano due o tre tazze al giorno dopo i pasti. Al meliloto si attribuiscono altre importanti proprietà, quali antinfiammatorie (permettono di ridurre l’infiammazione associata a disturbi quali l’artrite), antispasmodiche, astringenti, cicatrizzanti, digestive (attenuano i disturbi digestivi di natura nervosa), diuretiche, lenitive (in caso d’infiammazioni oculari e del cavo orale) e sedative (promuovono un effetto rilassante sul sistema nervoso agendo contro l’ansia, l’insonnia e lo stress). In particolar modo, grazie alle sue proprietà astringenti, cicatrizzanti e lenitive la cosmesi fa largo uso di questa pianta a livello topico e si possono trovare in commercio pomate che tendono a favorire la circolazione, creme contro le irritazioni della pelle, colliri e collutori.
Controindicazioni. Non si riscontrano particolari effetti collaterali tranne per il fatto che alcune persone possono mostrare ipersensibilità ad alcuni componenti attivi del trifoglio giallo.
Curiosità. Il nome del genere botanico Melilotus deriva dall’accostamento di due termini greci, “méli”, che vuol dire miele, e “lotus”, che si traduce come loto, nome comune ad altre piante foraggere, come la biada e il trifoglio. Infatti, questa pianta non è soltanto una ricca fonte di nettare e polline per le api ma anche di foraggio per il bestiame. A questo punto, è interessante notare come il ruolo fitoterapico delle cumarine in questa pianta, relativo alla circolazione sanguigna, è stato scoperto osservando casi di sindrome emorragica nel bestiame, che aveva ingerito meliloto e trifoglio avariati.