Basta con il patriarcato: che ai figli sia dato soltanto il cognome della madre! E’ tranciante il disegno di legge presentato lo scorso 26 marzo in parlamento dall’ex-ministro della Cultura Dario Franceschini, senatore del Partito democratico e tra i notabili più importanti dell’opposizione.
“Dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che prenderanno il solo il cognome della madre”, propone il cattolico Franceschini. Definisce la sua “un’iniziativa personale” in alternativa alla possibilità del doppio cognome, e cioè di affiancare il cognome della madre a quello del padre.
“Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi stabiliamo – argomenta l’ex-ministro – che dalla nuova legge prenderanno solo il cognome della madre. È una cosa semplice e anche un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico ma è stata una delle fonti culturali delle disuguaglianze di genere”.
Malgrado le parole di Franceschini, 66 anni, in parlamento dal 2001, il suo disegno di legge (DDL) non sembra affatto una “cosa semplice” da fare giudicando dalle reazioni, tutte negative nei partiti di centro-destra e destra-destra che supportano il governo Meloni.
“Ecco – ha ironizzato il segretario della Lega Matteo Salvini – le grandi priorità della sinistra italiana: invece del doppio cognome, togliere ai bimbi il cognome del padre! Ma certo, cancelliamoli dalla faccia della terra questi papà, così – ha ironizzato il segretario della Lega Matteo Salvini – risolviamo tutti i problemi – Ma dove le pensano ‘ste idee geniali?”.,
“Quindi invece che il cognome del padre, gli diamo il cognome del nonno”, ha commentato sarcastico Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI (il partito della Premier Giorgia Meloni) alla Camera.
Il DDL presentato da Franceschini non fa l’unanimità neppure nel Partito democratico, ha suscitato perplessità nei grillini del Movimento 5 Stelle (“Ho fatto un salto sulla sedia quando ho visto la proposta di Franceschini. Anche perché non si risponde a una discriminazione, sia pur millenaria, con un’altra discriminazione”, ha sottolineato la senatrice M5S Alessandra Maiorino) ed è apparso molto scettico anche Carlo Calenda, leader del partitino centrista Azione: “Altre priorità non ne abbiamo? Boh”.
Non basta: a giudizio del costituzionalista Cesare Mirabelli, la proposta dell’ex-ministro della Cultura non ha alcuna possibilità di entrare nell’ordinamento giuridico italiano perché’ “si presta alle stesse censure di illegittimità che riguardavano l’obbligo di trasmettere ai figli solo il cognome paterno”, “una diseguaglianza non si sana capovolgendola e introducendone un’altra”.