
Siamo a Napoli nell’immediato secondo dopoguerra e i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere tra le macerie aiutandosi a vicenda fino a quando una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata anni prima. Sarà l’inizio di molte peripezie…
Su questa storia di emigrazione uno dei più importanti registi italiani, Gabriele Salvatores, ha costruito un film – “Napoli New York” – che lo scorso 13 gennaio è stato proiettato nella Sala della Regina della Camera.
“Anche allora – ha sottolineato il regista – si emigrava per povertà e anch’io ho qualche parente che ha fatto questa scelta, andandosene da Napoli a metà del ‘900…. il film ci dice solo quanto sia importante un sentimento, quello della solidarietà: ricordarci che una volta gli immigrati eravamo noi può servire a vedere le cose in maniera un po’diversa, meno ostile e di rifiuto”.
Salvatores ha voluto che nella pellicola fosse presente il dialetto della città partenopea: “Ho lottato molto per questo. Al nord chiaramente non tutti capiscono tutto ma il napoletano è particolare, come anche altri dialetti che sono quasi lingue. Il napoletano, in particolare, è onomatopeico e comprensibile anche al di là di una singola parola. Conservare le tradizioni regionali, come la lingua e le abitudini alimentari, è importante in un Paese come il nostro che ha una differenziazione molto forte”.
“La storia dei due bambini – ha detto dal canto suo Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera – è la storia dei destini personali e familiari di molti di noi, tra cui la mia…l’emigrazione italiana è una pagina fondamentale della nostra storia, è parte essenziale della nostra storia familiare, in questo senso annuncio che porteremo avanti come commissione cultura il nuovo testo sulla conoscenza dell’emigrazione nelle scuole di ogni ordine e grado”.
“Napoli-New York’ – ha commentato il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, presente all’evento — è un film che fa bene all’anima e che parla il linguaggio del realismo fiabesco. Una favola che racconta una storia universale, l’inseguimento di un sogno che si scontra con la dura realtà, ma dove non si perde mai la speranza. Il soggetto è di Federico Fellini e Tullio Pinelli. È un film pieno di poesia, ma anche di verità”.