
Venticinque anni fa moriva ad Hammamet in Tunisia, dove era scappato per sfuggire ai processi di Mani Pulite, l’ex-premier socialista Bettino Craxi e per l’anniversario l’editorialista politico del “Corriere della sera” Massimo Franco ha aggiornato un suo succoso libro del 1995 su Craxi che lo scorso 13 febbraio ha presentato e discusso all’Istituto italiano di Cultura a Londra in conversazione con il corrispondente per l’Italia e il Vaticano dell’”Economist” John Hooper.
“Parlare di Bettino Craxi a venticinque anni dalla morte – ha scritto Massimo Franco – può dare l’impressione di studiare un reperto di archeologia politica. In realtà, anche dopo un quarto di secolo ci si rende conto che la sua vicenda è una questione aperta e attualissima, perché il conflitto tra magistratura e politica purtroppo incombe tuttora nel dibattito italiano. E quasi per inerzia, i fantasmi e le ombre della Prima Repubblica si proiettano sul presente, facendo rispuntare inevitabilmente il suo, di fantasma: quello di un ex leader socialista e presidente del Consiglio, fuggito ad Hammamet, in Tunisia, nella sua villa sulla «collina degli sciacalli e dei serpenti», dove ha abitato negli ultimi cinque anni e mezzo della sua esistenza, per sfuggire alla magistratura italiana”.
In “Il Fantasma di Hammamet” il giornalista del “Corriere della sera” ripercorre il declino e l’agonia di un partito, il PSI, e soprattutto dell’uomo che lo aveva plasmato, cercando in parallelo di riformare l’Italia. Racconta la parabola di uno dei politici più potenti e controversi della storia nazionale, travolto dalle inchieste sulle tangenti. Ecco perché, a venticinque anni dalla morte di Craxi, questo libro, nato trent’anni fa sulla scorta di decine di testimonianze dirette e di incontri riservati in quella che per i magistrati e una gran parte del Paese era la sua latitanza tunisina, e per i familiari e i socialisti il suo esilio, è stato riproposto in una nuova edizione ampliata.
A giudizio del giornalista “Craxi è diventato un simbolo: il figlio del primato sfrontato della politica, che non riconosceva altro vincolo se non quello della democrazia parlamentare e del ruolo dei partiti, costretto a fare i conti con un’Italia in cui invece il potere stava emigrando altrove, verso le procure e i centri finanziari. Ufficialmente, l’uomo più influente in Italia negli anni Ottanta è stato archiviato da tutti. Eppure ha continuato a incombere, come un’ombra ineliminabile, perché apparteneva al non detto dell’Italia”.
Massimo Franco non ha peli sulla lingua a raccontare in modo vivido i legami, le ipocrisie, le trame inconfessate che hanno unito la Prima e la Seconda Repubblica in una vorticosa materializzazione di “attentatori misteriosi, vassalli e nuovi pretoriani, vescovi e donne, statisti, spie e faccendieri”.