
In un’intervista al nostro giornale padre Giandomenico Ziliotto dell’ordine degli Scalabriniani riflette sulla sua trentennale e multiforme attività pastorale a Londra che l’ha visto impegnato sui più disparati fronti (dall’assistenza ai tossicodipendenti al lavoro giornalistico, dall’impegno civico con la fondazione Mani Unite all’aiuto ai connazionali per il rilascio di un nuovo passaporto).
Lei può senza dubbio essere considerato un punto di riferimento per gli italiani in UK
Beh si, dopo 30 anni si può dire. Sono arrivato a Londra quando ero sacerdote da 4 anni, dopo 4 anni a Roma dove mi occupavo della formazione dei neo-sacerdoti. In precedenza, avevo studiato teologia in Brasile, per cui conosco bene anche il portoghese.
Come ci è finito a Londra?
Non volevo morire a Roma senza aver fatto vera attività pastorale, dopo 4 anni di formazione era ora ed è arrivata Londra e UK. Era il 1991, fu un vero shock iniziale, ho fatto tante cose mi sono guardato attorno, il mio superiore è diventato n 2 della congregazione e ho preso la direzione della Voce degli italiani. Per gli italiani era un vero e proprio punto di riferimento, e per 14 anni sono stato il direttore, senza mai aver avuto esperienza di come si dirige un giornale. Mi ha dato l’opportunità di entrare in un vero contatto con la comunità, di conoscerla profondamente, e ovviamente di farmi conoscere. Un’esperienza importante è stata, ad esempio seguire il voto degli italiani all’estero, utilissima per cogliere il polso e le aspirazioni della comunità. Aveva un grande senso anche per l’attività pastorale. Un altro tema forte che abbiamo cercato di seguire approfonditamente è stato quello del fenomeno della tossicodipendenza all’interno della comunità italiana. E sai perché l’abbiamo presidiato? Perché ci siamo resi conto che chi aveva questa problematiche all’interno del proprio nucleo familiare lo teneva nascosto. Abbiamo organizzato un convegno sul tema, a cui hanno partecipato Don Ersilio Tonini e Don Mario Picchi fondatore, tra l’altro, delle comunità terapeutiche a Roma, e quindi una personalità molto nota e autorevole rispetto ad un tema così sensibile;
Come ha reagito la comunità di fronte all’iniziativa?
Non bene, era arrabbiata, ma io ho insistito, perché non aveva senso tenere nascosto, mettere, come si suol dire, la polvere sotto il tappetto. È stata soprattutto la vecchia generazione a reagire così, i giovani erano più aperti;
Che anni erano?
Siamo nella seconda metà degli anni 90. Fu un’esperienza molto sentita conclusasi con un convegno a cui ha partecipato l’ambasciatore Galli, anch’egli preoccupato delle possibili conseguenze. Nonostante le premesse, tuttavia, il convegno andò bene, ci fu una presenza di testate giornalistiche italiane. Don Mario Pecchi lo conoscevo perché ci avevo lavorato ai tempi di Roma, solo che qui queste comunità non hanno avuto molta fortuna, perché c’è una cultura diversa; qui si parla di riduzione del rischio, si cura di più la gestione della tossicodipendenza che il lavoro sulle cause, del perché l’individuo arrivi ad avere bisogno di sostanze stupefacenti. Questa ed altre fanno parte di una lunga serie di esperienze soddisfacenti, e a suggellare questa magnifica storia ci fu la visita a maggio del 1998 dell’allora Presidente della Repubblica Scalfaro per celebrare i 50 del giornale. La Voce era ormai conosciuta in tutto UK;
Quando è cessata l’attività del giornale?
Più o meno nel 2007 quando ho smesso, secondo me aveva fatto la sua epoca ed esaurito il suo compito. Il tutto è coinciso con il diminuire degli abbonati, nel senso che sono venuti letteralmente a mancare gli emigranti delle prime generazioni. Sarebbe stato difficile reinventarsi e adeguarsi ai tempi, le seconde e terze generazioni sono più British e adesso si relazionano con noi soprattutto per questioni legate al passaporto o altri aspetti burocratici. Cambio generazionale e Brexit hanno fatto da vero spartiacque
Mi parlava del voto degli italiani all’estero e di partecipazione politica, come si è mosso a tal proposito?
Attraverso la fondazione Mani Unite siamo riusciti a far eleggere 6 persone nel consiglio del Comites. Volevamo e vogliamo tuttora, agire per difendere e tutelare gli interessi della comunità, anche per sopperire ad attività che in precedenza svolgeva l’attività consolare che oggi si limita ad erogare servizi e non partecipa alla vita di comunità come un tempo. L’associazionismo stesso è venuto meno, c’è un altro spirito e tipo di coinvolgimento. Nonostante questo, alcune problematiche andavano e vanno affrontate, bisognava pertanto inventare qualcosa che suonasse come una forma di rappresentanza politica per interloquire con le istituzioni, senza tuttavia scimmiottare i partiti. Partiti che purtroppo si sono infiltrati con logiche tipiche della cultura politica italiana ma che non c’entrano niente con questa terra. Qui è diverso non serve a niente candidare persone che non hanno nessun legame e connessione con la comunità
In questo bisogna dire che i partiti sono molto bravi…
Ti cito il caso di un personaggio che si è iscritto all’AIRE con un tempismo e una coincidenza con le scadenze elettorali che oserei definire perlomeno curiosa, ed è stato votato. In seguito a questa circostanza ho perso completamente fiducia nel ruolo del voto degli italiani all’estero. Ho avuto anche una piccola polemica perché per me è’ stato il colmo vedere questa persona che nessuno conosceva eletta a rappresentarci. Questo ovviamente al di là della persona che sicuramente avrà le sue competenze e capacità, ma non ne colgo assolutamente il senso rispetto al ruolo che dovrebbe avere un rappresentante della comunità. Sospetto addirittura dei brogli e il voto dei morti…
Se non ci crede lei nella resurrezione Padre
(ridendo) Io credo nella resurrezione di Gesù, ovviamente, ma non arrivo fino al punto di credere che qualcuno possa resuscitare per votare, a meno che non si arrivi ad ammettere l’esistenza di una “manina”.
In effetti ricorda tanto la teoria della mano invisibile di Adam Smith, anche se questa sembra qualcosa di più di una metafora:
Peccato. È stata un’occasione persa perché la questione del voto all’estero per gli italiani rappresenta una possibilità per tornare a discutere e gestire i problemi e alcune tematiche in maniera più diretta senza dover sempre ricorrere alla delega nella speranza che ci pensi qualcun altro;
Dovrebbe essere questa la filosofia di base
In sostanza direi che ho vissuto ogni fase di questi trent’anni come una sfida, in particolare quella de “La voce degli italiani”;
Il giornale La Notizia può essere considerato l’erede della voce?
Sì, impostazione e format sono uguali/simili, conosco infatti Salvatore Mancuso dall’inizio dell’esperienza, lui era il fotografo e devo riconoscergli un grosso merito d’impegno e presenza ( lo dice con affetto), non so come facesse avendo una famiglia con tre figli, a non mancare a nessun appuntamento e continuo a chiedermi come faccia oggi a portare avanti il progetto;
Guardi Padre che Salvatore ha fisico
(ridendo) c’era molto passione in realtà. Anche lui partecipava a Mani Unite e al Comites;
A tal proposito Padre mi sembra di capire che siano ancora molto attive queste organizzazioni
Sì certo, attualmente 6 esponenti nel cda del Comites sono di Mani Unite, compreso il Dott. Gaglione, l’attuale Presidente. È un’esperienza nata dal fatto che noi volevamo che il sud della circoscrizione avesse una rappresentanza. Hai idea di quanto abbiamo dovuto lottare per avere l’agenzia consolare?
Come si sta oggi a Londra?
È una città che è cambiata tanto, io vivo a mezz’ora dalla City, e i grattacieli sono diventati una caratteristica della città. Me ne rendo conto tutti i giovedì quando ci vado per la convalida dei passaporti; c’è una sorta di corona di grattacieli attorno alla città, prima Londra si qualificava per l’estensione, oggi ha assunto le caratteristiche stereotipiche di una metropoli come le altre, torre del nostro Renzo Piano compresa. Una delle immagini più suggestive che mi vengono in mente finché parlo, è quella della città spettrale che era diventata durante il periodo del covid.
Le piace ancora?
Oggi è più difficile da vivere, ad esempio è impossibile usare la macchina, costa tantissimo sia in termini economici che di tempo, tra tasse e parcheggi.
In cosa consiste sua la mia attività oggi?
Oggi mi impegna molto l’agenzia consolare, vero e proprio braccio del consolato, prepariamo la documentazione per i passaporti dei residenti della circoscrizione di Londra, ci muoviamo tra varie contee come Surrey, Sussex, Hampshire fino ad arrivare sulla costa sud. È un nuovo modo di fare attività pastorale. Arriviamo a consegnare circa 30 passaporti a settimana. Seguiamo inoltre varie criticità e aiutiamo le persone in caso di difficoltà. La nostra è una missione storica, coordina 12/13 comunità e ci muoviamo nel raggio di queste zone. Arriviamo a compiere anche 60 km per celebrare un funerale o altre celebrazioni in lingua italiana, le persone ci tengono molto.
Oggi il movimento in che aree opera?
Oggi si estende a tutta la circoscrizione
Lei si è messo da parte?
Il mio lavoro oggi è più dietro le quinte, mi è sempre interessato gestire i rapporti con le istituzioni per stabilire degli equilibri. D’altro canto, stiamo parlando di una comunità di 300k persone circa;
Immagino che la Brexit abbia acuito le difficoltà?
Sicuramente, oggi per stare in UK devi dimostrare di avere un reddito di circa 38.000 pound, e pochi possono disporre di simili entrate soprattutto all’inizio. Qualche giorno fa ero con delle persone che hanno appena avuto un bambino e mi parlavano delle loro grandi difficoltà, con affitti aumentati in maniera spropositata, stanno pensando di rientrare, e non è più un fenomeno isolato. Anche in questo Londra è cambiata, fino a non molto tempo fa chi arrivava cominciava e a poco a poco riusciva a costruirsi una propria dimensione, perché comunque la cultura anglosassone premia le capacità e l’impegno. Brexit è stata un disastro anche a testimonianza degli inglesi stessi;
Forse potevano documentarsi meglio prima di votare per capire a cosa sarebbero andati incontro
Eh sì, questo è vero, non smetto mai di ricordaglielo. Anche per loro si sono ripresentati rallentamenti e fardelli burocratici che prima avevamo eliminato. A chi è giovata la Brexit? Probabilmente ad una minoranza;
Molti settori sono collassati o comunque sono in forte crisi
Gli inglesi sono bravi dal punto di vista organizzativo burocratico ma dal punto di vista della capacità produttiva e della realizzazione di servizi lasciano piuttosto a desiderare. Nel campo dell’edilizia ad es. rumeni e polacchi sono andati via;
lo stesso credo possa dirsi per molti altri settori a partire dalla ristorazione, soprattutto per Londra, una città che mangia a tutte le ore
S# ti confermo una mia conoscenza che si occupa di imp-exp non prende né più salumi e formaggi per la mole di documentazione richiesta. L’oltre manica rappresenta un altro mondo, all’inizio anche per me è stato difficile, ma sono riuscito ad affrontare la situazione grazie anche al fatto che non avevo un ruolo già ben definito e questo mi ha dato una certa libertà d’azione;
Riesce a contribuire tutto questo a tener viva la cultura italiana in UK?
Certo, perché è una cultura molto amata al di là degli stereotipi. La stessa messa in italiano è molto sentita e partecipano anche gli inglesi perché ricorda molto la messa in latino;
Che opinione si è fatto della situazione migratoria nel Regno Unito?
Gli italiani hanno rallentato il flusso, mentre non si è fermato quello dei brasiliani, tanti sono illegali, a Gilford per es., nel New Hampshire, città ricca con molti anziani, gli emigranti brasiliani aiutano, ce ne sono di clandestini, si chiude un occhio prendendone talvolta qualcuno, ma l’esigenza di personale è reale e chiudersi è ridicolo e anacronistico, serve forza lavoro e l’immigrazione è una fonte;
Che previsioni fa per il futuro?
Di sicuro il fenomeno migratorio non si fermerà, c’è un invecchiamento esponenziale della popolazione europea, ma ho una visione disfattista del fenomeno, non la vivo come un’invasione che cancellerà la nostra cultura, andremo incontro sicuramente ad un interscambio e una contaminazione tra culture
Per concludere Padre, c’è una domanda che vorrebbe sentirsi fare?
Si, è sul senso del ministero pastorale; cosa vuol dire fare il prete nel 2024 a Londra? E devo dire che è l’ho sviluppato grazie al lavoro e l’impegno nell’aiutare gli altri, fare il prete non significa stare su un pulpito ma mettersi sempre in gioco. Le domande sono sempre: dove si va, cosa c’è oltre e cosa ci riserva il futuro? La fede è una continua ricerca di risposta a queste domande. Risposte che trovi quando vedi negli occhi di un fedele che hai servito per anni portandogli la comunione, una luce brillare nei suoi occhi recitando un’Ave Maria nel momento dell’estrema unzione;
Avere questi dubbi significa avere ancora una grande fede?
Si bisogna cercare un senso e si può intuire che qualcosa oltre esiste e questo ti accende delle intuizioni nel quotidiano e nelle piccole cose. Mi guardo allo specchio e dico ho 65 anni ma capisco che posso dare e fare ancora. Quando andiamo tra le comunità a dare messa il rischio è di non trovare nessuno oggi o poca gente, poi ti rendi conto invece che la figura del sacerdote è ancora sentita e non per una mia considerazione ma per la risposta delle persone che incontro;
Resterà a Londra?
Data la situazione anche per noi religiosi ci sono più difficolta nei ricambi, sia per aspetti burocratici sia per numero di vocazioni, quindi credo di si;
E in Italia, ci tornerebbe?
Ci vado tutti gli anni, passo le mie vacanze a Borso del Grappa con i miei famigliari, mi riposo e mi godo la bellezza del Monte Grappa
Andrea Campagnolo