PIANTE MEDICINALI, AROMATICHE E DA PROFUMO: LE PIANTE OFFICINALI
Da orticultrice ho una simpatia particolare per le piante officinali perché, considerato il mio percorso di studi universitari che mi ha portato alla specializzazione in biologia delle piante, ho avuto l’occasione di approfondire le proprietà di queste piante -non sempre conosciute nei dettagli- che hanno varie applicazioni nelle realtà alimentare, cosmetica, terapeutica.

ROSA CANINA: PER INFUSI A DIFESA DEL SISTEMA IMMUNITARIO E COME DIGESTIVO
Nome scientifico: Rosa canina L. (1753)
Nome comune: Rosa di bosco, Rosa di macchia, Rosa selvatica
Nomi popolari: Rosa spina, Rosa di fratta, Spina novella, Spina pulce, Spina rossa, Struppacui
Famiglia botanica: Rosaceae
Pianta perenne, rustica, selvatica dal portamento arbustivo, che raggruppa diverse varietà di rose, il biancospino e molti alberi da frutto (es.ciliegio). Molti le riconoscono il ruolo di progenitrice di diverse varietà coltivate di rosa, con le quali condivide tuttora la delicatezza dei fiori. Rosa canina può crescere fin quasi a cinque metri d’altezza grazie alle sue radici profonde ed ai suoi fusti legnosi e robusti; dai fusti si sviluppano lunghi rami, arcuati e pendenti. Il carattere distintivo dei rami è piuttosto rappresentato dalle spine rosse, che sono altrettanto lunghe e curve. In aggiunta, si ritrovano margini seghettati sulle piccole foglie – appuntite, caduche, imparipennate (composte a sua volta da 5-7 foglioline terminanti con una sola fogliolina all’apice) e dalla forma pressoché ovale. A partire da maggio fino a giugno si formano, sui rami dell’anno precedente, i fiori (a cinque petali), che fanno da contraltare alla rusticità delle foglie e dei rami. I fiori sono infatti caratterizzati da un aspetto morbido, quasi etereo come il loro profumo e da sfumature di un colore che vanno dal bianco al rosa pallido e molto di rado al rosso. Il loro unico punto di luce è costituito al centro da stami dorati.
Origine. In generale, le rose hanno avuto origine circa settanta milioni di anni fa e probabilmente in Asia Centrale.
Habitat e Coltivazione. La rosa selvatica cresce spontaneamente lungo i margini dei boschi ma anche nei sottoboschi (per esempio di abete, di faggio, di pino e di quercia), tra le siepi, lungo le radure intorno a sentieri di campagna e di collina. È riuscita a svilupparsi dal mare alla montagna fino a oltre 1800 metri d’altitudine ed in diverse parti del mondo; la possiamo ritrovare in Europa (dal Mediterraneo alla Scandinavia; in Italia è presente ovunque), nell’Asia Centrale ed Occidentale, nell’Africa del Nord, in America ed in Nuova Zelanda. È decisamente un arbusto rustico che resiste alle alte e basse temperature; esso non richiede tante esigenze nella coltivazione adattandosi a qualsiasi tipo di terreno, anche a quelli profondi e moderatamente aridi. Inoltre, a differenza delle rose coltivate, questa pianta non subisce attacchi parassitari.
Parti usate. Le bacche della Rosa canina costituiscono principalmente la droga di questa pianta essendo considerate le fonti naturali più concentrate di vitamina C, arrivando a superare (fino a 50- 100 volte) la quantità contenuta, per esempio, negli agrumi. Si raccolgono quando iniziano a maturare (diventano rosse e lucide) da settembre a dicembre per poi venire conservate in barattoli a chiusura ermetica lontano da fonti di calore. Non soltanto i frutti ma anche le radici e le foglie vengono essiccate e sminuzzate per la produzione di infusi e decotti.
Principi attivi. Oltre alla vitamina C e ad altre vitamine (come le vit. B1, B2, E, K, PP), altri componenti biologicamente attivi per l’uso della rosa selvatica quale erba officinale sono: acidi organici (come l’acido ascorbico), bioflavonoidi (come i fitoestrogeni), carotenoidi, pectine e tannini.
Proprietà ed alcuni usi. Fin dall’antichitàla Rosa canina era oltremodo apprezzata per il suo potere antiossidante grazie alla vitamina C, che, come sappiamo, aiuta a combattere i radicali liberi. Però, ancora adesso questa pianta è in grado di aumentare le difese immunitarie proteggendo il nostro corpo dai malanni alle vie respiratorie (mal di gola, raffreddore e tosse). Perciò, essa svolge un’azione immunomodulante cercando di mantenere il normale funzionamento del nostro sistema immunitario. Per tale scopo benefico si possono, ad esempio, preparare infusi da bere tre volte al giorno: si versa un cucchiaio di bacche secche di Rosa canina in una tazza d’acqua prima che l’acqua arrivi ad ebollizione. A tal punto, spento il fuoco, si copre la tazza lasciandola in infusione per dieci minuti. Invece, i petali macerati (nella quantità di 5gr in 15ml di acqua per 24 ore), dolcificati con il miele, sono anche un’ottima cura per il mal di gola. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e vitalizzanti, la rosa selvatica si dimostra anche utile nella cura di allergie, di riniti e di altre infiammazioni acute, per esempio, agli occhi, come la congiuntivite. Inoltre, la Rosa canina è importante per altre funzioni come astringente (regola il transito intestinale, soprattutto in caso di diarrea, per mezzo dei tannini), ipocolesterolizzante (stabilizza il livello di colesterolo nel sangue migliorandone la circolazione sanguigna grazie all’azione congiunta dei bioflavonoidi con la vitamina C), tonica (aiuta a fronteggiare i periodi di particolare stress e fatica fisica, contribuendo ad eliminare le tossine attraverso la diuresi) e vasoprotettrice (esplica un’azione lenitiva sulla pelle). Per esempio, se vi sono alterazioni del microcircolo, quali capillari rotti, pelli arrossate e sensibili, si possono applicare impacchi a base di acqua distillata di Rosa canina.
In cucina. Il liquore di Rosa canina – quale digestivo – può servire a fine pasto o come bevanda dissetante estiva diluita, con acqua gassata.
Ingredienti: 250 gr di bacche fresche, 200 gr di zucchero, 250 ml di alcool a 90°, 250 ml di acqua, 1 buccia di limone biologico.
Si lavano e poi si asciugano bene le bacche. Si taglia a fette sottili la buccia di un limone lavato. Si fa bollire poi, per 5 minuti, l’acqua assieme allo zucchero e alla scorza di limone. Questo sciroppo viene lasciato raffreddare. Di seguito, in un barattolo a chiusura ermetica, vengono messe le bacche e versati lo sciroppo e l’alcool. Bisogna procedere ad agitare questo barattolo per un mese per agevolare la macerazione. Trascorso questo periodo, il liquore può essere filtrato ed imbottigliato.
Curiosità. Lo sapete, a questa rosa il nome “canina”lo diede lo scrittore romano, Plinio il Vecchio, il quale diffuse la credenza che la radice di questa pianta fosse un rimedio utile contro la rabbia, proprio per la somiglianza delle spine alle zanne dei cani.

Costanza Vascotto