
Ci sono figli e figliastri, si sa. In questo caso i figliastri sono i pensionati Inps all’estero, discriminati in modo plateale dalla legge di bilancio per il 2025 approvata dal governo Meloni.
Per il solo fatto che non risiedono dentro i patrii confini non avranno la pensione Inps rivalutata sulla base dell’inflazione, a meno che non ricevano la minima o meno della minima. L’esclusione colpisce poco più di 60.000 persone, una buona parte dei quali ha un assegno inferiore a mille euro al mese.
La Finanziaria approvata a fine dicembre dal parlamento italiano parla chiaro: “in via eccezionale, per l’anno 2025″, la rivalutazione automatica degli assegni “non è riconosciuta ai pensionati residenti all’estero” se ricevono “trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo Inps”. Minimo che per il 2024 era 598,61 euro al mese.
Creando figli e figliastri nella corresponsione delle pensioni l’Inps risparmierà 8,6 milioni di euro, che nel contesto del bilancio statale è una cifra quasi irrisoria. Basti pensare che nel 2023 ha pagato all’estero 353.514 pensioni (in 160 Paesi diversi) per un totale di un miliardo e seicento milioni di euro (il 2,3% del totale). Quelle versate a persone residenti in UK erano in tutto 8.657 (contro le 49.017 in Germania e le 29.528 in Francia)
In effetti la questione è più simbolica che di sostanza: chi all’estero prende la “minima” vedrà infatti aumentato il suo assegno di appena lo 0,8% e salirà a 616 euro al mese.
La maggior parte dei pensionati che a fine 2023 ricevevano le pensioni all’estero ha un assegno più basso del minimo, in molti casi perché dall’Italia ricevono soltanto una porzione di pensione (per gli anni lavorati in patria) integrata dalla pensione di uno stato estero.
Quelli penalizzati perché’ prendono più del minimo erano a fine 2023 60.746. Per oltre 42mila di loro non si può proprio parlare di pensione d’oro dato che il loro assegno mensile è inferiore a 1.700 euro lordi al mese, e ben 31.179 di essi hanno assegno medio di 745 euro mensili, di poco superiore quindi alla “minima”.
Le cosiddette “pensioni d’oro” pagate all’estero (più di 4.800 euro al mese) erano a fine 2023 circa ottomila.
La mancata perequazione automatica per i pensionati italiani residenti all’estero è prevista nell’articolo 27 della legge di bilancio che il Partito Democratico – principale forza d’opposizione – ha inutilmente tentato di sopprimere. Anche i centristi di Azione (il partito dell’ex-ministro Carlo Calenda) si sono uniti in questa battaglia persa.
“Questa esclusione – ha accusato Federica Onori, deputata di Azione eletta in Europa e segretaria della commissione Esteri alla Camera – rischia di andare in contrasto con le norme europee, secondo cui la residenza di un cittadino non influisce sulle sue prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri o del regolamento. Gli italiani residenti all’estero non possono continuare ad essere penalizzati: già lo scorso anno erano stati discriminati con il regime fiscale dei lavoratori rimpatriati”.
Federica Onofri si è vista bocciare dalla maggioranza anche un ordine del giorno che impegnava il governo a limitare al 2025 la mancata rivalutazione delle pensioni all’estero, a conferma del fatto che si tratta davvero di una misura “temporanea ed eccezionale”.
Alla pari della parlamentare di Azione, Fabio Porta – deputato Pd eletto in Sud America – ha denunciato la “illegittimità” della mancata rivalutazione alla luce dei regolamenti europei e ha parlato di “misure punitive contro il mondo dell’emigrazione e dell’immigrazione”.
“Le prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri o del presente regolamento non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l’istituzione debitrice”, ha sottolineato il parlamentare PD e ha aggiunto: “La stessa identica regola è stabilita di norma dalle Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulate dall’Italia… Il blocco della perequazione automatica delle pensioni degli italiani residenti all’estero sembra quindi violare il diritto previdenziale nazionale e internazionale e il vissuto giurisprudenziale”.
“Il Governo Meloni – ha denunciato Porta – vuole fare cassa sulle pensioni più povere normalmente quelle erogate ai nostri pensionati residenti all’estero, pensando che i nostri connazionali meritino questa prevaricazione e non abbiano le forze per contrastarla”.
LaRedazione