Il Covid aumenta sprechi agroalimentari

Il Covid aumenta sprechi agroalimentari

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Le aziende corrono ai ripari

In Italia gli sprechi nel settore agroalimentare sono aumentati in modo “significativo” – dal 5 al 15 per cento – per colpa della pandemia. 

  “Le cause? Sicuramente – ha spiegato il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna. di Pisa – i lockdowne le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa hanno costretto i produttori, laddove possibile, a spostarsi su segmenti di mercato alternativi, non sempre facili e immediati da individuare. Rilevanti inoltre gli impatti diretti sulle loro attività, come la complessità nel gestire il personale e la logistica in uno scenario incerto e in costante cambiamento”.
  Il professor Iraldo ha preso spunto per i suoi commenti da una ricerca effettuata per conto della catena di supermercati METRO Italia proprio dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

  La ricerca –  presentata alla Camera dei Deputati a luglio nel corso di una conferenza-stampa – ha coinvolto oltre 230 produttori della filiera alimentare, in particolare i fornitori di prodotti tipici italiani che si sono trovati con i clienti fermi per molto tempo e sono stati costretti a fronteggiare il possibile spreco di alimenti prodotti in eccesso.
  L’indagine si è soffermata sulle difficoltà incontrate durante la produzione, sulle tipologie di eccedenze generate, sulle soluzioni che i produttori sono riusciti mettere in atto per rispondere con più efficacia a un mercato in cambiamento e sulle misure attuate per prevenire e/o ridurre al minimo eccedenze ed eventuali sprechi.
  “La riduzione degli sprechi alimentari è uno degli otto ambiziosi obiettivi della strategia “Farm to Fork” approvata in queste settimane dall’Unione Europea. Con orgoglio – ha ricordato la deputata Maria Chiara Gadda, prima firmataria di una legge anti-spreco nella filiera agroalimentare – posso affermare che in Italia siamo partiti ben prima e la legge ne è una testimonianza diretta. Continueremo a monitorare e a lavorare per rendere il nostro Paese sempre più all’avanguardia e un modello di riferimento anche per gli altri Stati membri dell’UE in tema di riduzione dello spreco alimentare e, più in generale, di sviluppo di modelli circolari e sostenibili”.

  In risposta alle sfide poste dalla pandemia il 42% dei produttori coinvolti nella ricerca ha reagito ottimizzando ipackaging e nel 28% dei casi sono stati introdotti nuovi formati con minori quantità di prodotto. Per il 23% delle aziende è stata anche l’occasione di proporre confezioni più sostenibili. Il tema del packaging risulta importante soprattutto se si considera che il 30% delle aziende dichiara di aver ricevuto maggior richiesta di prodotti confezionati.
  Nonostante le evidenze mostrate, sono molteplici le azioni che le aziende intervistate stanno cercando di mettere in campo per prevenire la produzione di eccedenze e, se presenti, per fare in modo che non diventino uno spreco.
  Il 60% dei produttori ha indicato che è fondamentale effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre-pandemia. 

 C’è invece ritardo nell’utilizzo di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Simili applicazioni, oggi, non vengono adottate dal 75% degli intervistati. L’8% dichiara però di aver iniziato ad utilizzarle durante l’emergenza sanitaria per gestire le eccedenze generate proprio nei mesi di lockdown.