Portulaca, provatela con pasta e pomodorini

Portulaca, provatela con pasta e pomodorini

1999
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   Da orticultrice ho una simpatia particolare per le piante officinali perché, considerato il mio percorso di studi universitari che mi ha portato alla specializzazione in biologia delle piante, ho avuto l’occasione di approfondire le proprietà di queste piante -non sempre conosciute nei dettagli- che hanno varie applicazioni nelle realtà alimentare, cosmetica, terapeutica…  

Nome scientifico: Portulaca oleracea, conosciuta come erba porcellana 

Famiglia: Portulacaceae 

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Erba selvatica officinale, a ciclo annuale, dalla crescita in direzione orizzontale, strisciante, da una radice molto resistente, fittonante e dagli steli arrossati, carnosi, lisci e ramificati fin dalla base. Le foglie sono anche carnose ossia succulenti, con una forma di tipo ovale e  di un colore verde chiaro, quasi lucente. Le più basali sono sessili ed opposte mentre le superiori sono verticillate.

I fiori sono piccoli, di colore giallo con una corolla composta da 5 petali, divisi nella parte terminale in 2 lobi. Al loro interno ci sono gli stami con le antere ben visibili che attirano molti insetti. Si schiudono solo durante una bella giornata di sole e durante la notte già cadono. Una volta che questi sfioriscono, se ne rigenerano dei nuovi. La fioritura è abbastanza lunga, da maggio ad ottobre. I frutti sono delle capsule fusiformi. Quando le capsule diventano mature, si aprono e fanno cadere a terra i semi maturi, di cui gli uccelli sono ghiotti. 

La Portulaca oleracea, di probabile origine asiatica, è diffusa in quasi tutte le regioni del mondo e nel territorio italiano cresce come pianta selvatica. Predilige i terreni fertili, ben concimati (ricchi di sostanza organica), irrigati come gli orti e i giardini di casa. Può crescere lungo le sponde dei fossati e lungo i marciapiedi delle strade. La crescita è favorita da posizioni in pieno sole ma non disdegna anche luoghi semiombreggiati, soprattutto in caso di caldo torrido. Teme i ristagni d’acqua, il freddo e le gelate intense e prolungate.  

Tutte le parti aree della Portulaca oleracea sono commestibili: dalle foglie, ai fiori, ai semi e agli steli. 

Principi attivi. È un’erba ricca di preziose sostanze nutritive, tra le quali le betalaine, i flavonoidi, le mucillagini, le vitamine (A, del gruppo B, C) e sali minerali (come calcio, ferro, fosforo, magnesio, potassio, selenio e zinco). Inoltre è poco calorica: le sue foglie contengono il 90% d’acqua. 

La specie oleracea è ritornata in auge come pianta medicinale in quanto studi recenti hanno confermato un alto contenuto di acidi grassi polinsaturi, omega-3 (come l’acido α-linolenico: su 100gr di foglie ci sono circa 350mg di questo acido), cruciali nel contrastare le malattie cardiovascolari poichè abbassano i livelli di colesterolo cattivo e dei trigliceridi e aumentano le difese immunitarie. 

Proprietà. A questa erba commestibile sono state riconosciute notevoli proprietà: anti-diabetiche, antidiarroiche, depurative, dissetanti, diuretiche, rinfrescanti e vermifughe. In passato, veniva adoperata per combattere la tosse, la febbre, le bronchiti, le infezioni alle vie urinarie ed infiammazioni intestinali. Ingenti scorte di questa pianta venivano fatte imbarcare sulle navi per prevenire lo scorbuto, per il oro contenuto di vitamina C. 

È consigliabile, come rimedio naturale, preventivo, in caso di problemi di cirrosi epatica,  insufficienza cardiaca e renale ed ipertensione. 

Nella medicina popolare questa specie di portulaca veniva impiegata contro disturbi, quali diarrea e vomito, specialmente in caso di emorroidi, enterite acuta ed emorragie post-partum.

L’assunzione di questa pianta deve essere sconsigliata a chi soffre di calcoli renali, poiché contiene anche ossalati, che contribuiscono alla loro formazione.

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Uso interno. Sono per esempio indicati degli infusi sia per combattere i vermi intestinali che per alleviare i sintomi della bronchite. Nel primo caso, un infuso è preparato con le foglie e cime fiorite (circa 25 gr. per mezzo litro d’acqua bollente) da consumare caldo tre volte al giorno; nel secondo, un infuso di foglie secche (10 gr. per ogni scodella d’acqua bollente) da bere anche tre volte al giorno. Favorisce la fluidificazione dei muchi bronchiali.  

Uso esterno. Impacchi preparati con le foglie fresche risultano efficaci a lenire foruncoli, punture d’api, eczemi ed anche l’acne, grazie alle mucillagini contenute con funzione emolliente e lenitiva. 

In cucina. Anche se la Portulaca oleracea si comporta come un’erba infestante per la sua rapidità nel propagarsi, viene apprezzata per i suoi impieghi culinari nella cucina tradizionale di molte regioni italiane. E’ considerata una leccornia gastronomica come la lattuga. Ad esempio, i germogli e le foglie crude, dal sapore acidulo, simile al limone, vengono usati per insaporire le insalate, le minestre, i ripieni per torte e frittate.  

Propongo una ricetta molto semplice e fresca a base di pasta con pomodorini e portulaca. Ingredienti: pasta corta, tipo penne, 1 spicchio d’aglio, foglie fresche di portulaca, 5/6 pomodorini, sale, olio d’oliva, vino bianco: 

  • intanto che la pasta cuoce, sciacquare la portulaca. Staccare le foglie dai gambi. Possiamo anche lasciare le foglie intere senza sminuzzarle;
  • rosolare l’aglio nell’olio finchè non diventa dorato;
  • aggiungere i pomodorini (lavati e spezzati), salarli e lasciarli ammorbidire per 1-2 minuti;
  • unire la portulaca ai pomodorini, salare e spruzzare un goccio di vino bianco;
  • lasciar cuocere il tutto con il coperchio per una decina di minuti fino a quando il composto non si ammorbidisce (in caso di  necessità, si può aggiungere dell’acqua di cottura). Una volta morbido, viene unito alla pasta;
  • sul piatto finale, si può aggiungere del parmigiano, della feta sbriciolata o della ricotta grattugiata. 

Curiosità. Il nome Portulaca deriva dal latino portula, che significa piccola porta, per la deiscenza dei suoi frutti. Questa pianta arrivò nel vecchio mondo intorno al 2000 a.C. In Mesopotamia veniva già coltivata, nell’Antico Egitto era già nota come pianta medicinale; comparve poi in Grecia e a Roma come pianta ortiva (olera significa ortaggio in latino). Durante il Medioevo veniva coltivata perché era un ottimo scudo contro gli spiriti maligni. Oggi viene commercializzata come verdura nei Paesi Arabi, in Francia e Spagna. In Italia la ricordiamo venduta alla rinfusa dagli ambulanti negli anni ’50-’60.