UN NUOVO, SCINTILLANTE PONTE PER GENOVA

UN NUOVO, SCINTILLANTE PONTE PER GENOVA

COSTRUITO IN TEMPI RECORD

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Era il 14 agosto 2018 quando il crollo improvviso di parte del Viadotto Pol- cevera, noto come Ponte Morandi, lasciò atterrita la città di Genova, in lutto per le 43 innocenti vittime della tragedia e priva di un’arteria stradale fondamentale per il collegamento tra il ponente ed il levante della città.

Ma la città, come ha sempre sottolineato dal quel maledetto 14 agosto il Sindaco e poi Commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, non è mai sta- ta in ginocchio: ha saputo reagire, fiera e tenace, per risollevarsi da una situazione così difficile in breve tempo, ha saputo rimboccarsi le maniche perché quel ponte, così importante, andava ricostruito ed al più presto, senza perdere tempo. Genova, senza il Morandi, perdeva 6.000.000 € al giorno: la gravità della situazione economica della città era ben nota al Governo che pertanto, nell’ottobre 2018, ha emanato il cosiddetto Decreto Genova, un potente strumento con cui veniva nominato un Commissario straordinario per la ricostruzione, il sindaco Marco Bucci appunto, a cui venivano dati pieni poteri per consentire la ricostruzione del ponte nel tempo più breve possibile.

Bucci, e la sua squadra di venti figure di tecnici ed amministrativi, ha così avuto la possibilità di operare derogando la normativa italiana, fat- ta salva quella penale, rispettando la normativa europea e riuscendo così a procedere spedito nella demolizione e nella ricostruzione senza risentire delle lungaggini burocratiche tipiche del- le leggi nazionali. In meno di un mese dalla creazione del team di supporto al Commissario, sono state approva- te le specifiche tecniche propedeutiche all’avvio di una consultazione di mercato per l’appalto dei lavori di demolizione e ricostruzione, è stato affidato al R.I.N.A. l’incarico di Project Management, Direzione Lavori e Co- ordinamento sicurezza, e sono state individuate le imprese incaricate della demolizione e della ricostruzione, po- tendo così iniziare immediatamente i lavori di demolizione nelle more della stipula del Contratto, poi sottoscritto dalle parti il 18 gennaio 2019.

Da quella data il cantiere non si è mai fermato, escluso unicamente il giorno di Natale, lavorando 24h su 24, 7 giorni su 7 dall’inizio alla fine. La demolizione e la ricostruzione sono state profondamente interconnesse tra loro, per la necessità di accelerare il più possibile i tempi, e connesse altresì con le attività dell’Autorità giudiziaria, che necessitava di salvaguardare alcune porzioni di Ponte Morandi prima del dissequestro, avvenuto a step successivi. Il tutto, nell’ambito di un’area altamente densa di sottoservizi, molti dei quali hanno comportato la necessità di realizzare bypass per evitare pericolose interferenze, e densa di edifici civili ed industriali, per i quali è stato necessario procedere all’esproprio; nei primi mesi, sono state spostate condutture per oltre 2,5 km di lunghezza, acquisite oltre 400 unità immobiliari, demoliti 4 edifici residenziali e 9 edifici industriali.

Nella demolizione sono state utilizzate diverse metodologie combinate tra di loro. Le travi tampone, del peso medio di 900 ton ciascuna, sono state calate a terra utilizzando la tecnologia degli Strand Jacks, mai applicata prima in Italia per la demolizione di strutture analoghe; una volta tolte tutte le travi tampone, la fase successiva è stata quella di utilizzare maxi gru per tagliare “a fette” gli impalcati, nelle parti localizzate sopra le pile, e portarli a terra; il pezzo veniva imbragato, tagliato, staccato completamente dal resto e calato in basso. Per la parte del ponte che era rimasta sul lato Levante del viadotto Polcevera si è operato con l’utilizzo dell’esplosivo, il 28 giugno 2019; le immagini hanno fatto il giro del mondo, ed hanno ripreso quei pochi istanti in cui la struttura rimanente è stata fatta collassare in modo “studiato”. Pochi istanti preceduti tut- tavia da un lavoro capillare di coor- dinamento tra la Struttura, il RINA, le imprese e gli enti preposti al controllo, la Protezione Civile, il Comune di Ge- nova; grande era l’attenzione sul tema salute, e le opere di mitigazione hanno consentito il massimo rispetto di tutti gli obiettivi.

La ricostruzione è iniziata come detto mentre la demolizione era ancora in corso. Le prime fasi sono consistite nell’esecuzione di pali di sottofondazione di grande diametro; a seguire, sono stati armate e gettate le strutture dei plinti di fondazione e le 18 pile, realizzate con l’ausilio di casseri rampanti che ogni circa 3 giorni veni- vano issati per consentire di procedere con armatura e getti. A pile ultimate, sono state varate le travi metalliche di impalcato mediante grandi gru. Travi consistenti in un corpo centrale princi- pale e più carters laterali, le cosiddette “ali” dell’impalcato.

Non sono mancati ovviamente al- cune difficoltà , risolte con l’aiuto di tutti. Una delle principali è stata la questione “amianto”: al fine di tutelare al massimo la salute pubblica e degli operatori, sono stati effettuati oltre cinquecento campionamenti sulla struttura del Ponte Morandi, che hanno mostrato la presenza di fibre in quantità sempre inferiori alla quantità massima ammissibile e, nella quasi totalità dei prelievi, addirittura inferiori alla soglia di rilevabilità dello strumento. Nel marzo 2020, le attività di cantiere hanno dovuto necessaria- mente essere riorganizzate a seguito dell’emergenza COVID-19, che tutta via non ha fermato l’operatività nel sito; grazie ad un rigido protocollo, che ha previsto sanificazioni, rispetto delle distanze interpersonali, uso dei DPI, tracciamento degli operatori, mi- surazione della temperatura ed altre regole a tutela del personale, i lavori non si sono mai interrotti, rendendo questo cantiere un modello di esempio per tutti gli altri, soprattutto al ri- avvio delle attività nella fase 3 italiana. Il 28 aprile l’ultima trave di impalcato è stata issata in quota, realizzando così quel collegamento fisico tra ponente e levante che da tanto tempo mancava. Le attività, a questo puto, si sono concentrate sul completamento della piattaforma e degli impianti interni ed esterni all’impalcato: era infatti necessario armare e gettare le solette, realizzare la pavimentazione stradale e portare avanti tutte le molteplici ope- re impiantistiche indispensabili per l’apertura al traffico.

Ultimati anche questi ultimi passaggi, ed effettuato il collaudo con 56 mez- zi pesanti carichi con 44ton ciascuno, il 3 agosto il nuovo viadotto Genova San Giorgio è stato inaugurato, alla presenza delle maggiori cariche del- lo Stato. La giornata di allerta meteo, temuta dagli organizzatori, è stata invece trasformata da un magnifico arcobaleno, che è subito apparso come un simbolo, un coronamento delle fatiche dei 1184 lavoratori che in questo ponte hanno dato anima e corpo. Le frecce tricolori, con i loro passaggi sul nastro stradale a salutare la nuova infrastruttura, hanno sottolineato ancora di più l’orgoglio di tutti noi, italiani, che da sempre sappiamo fare opere grandi ed apprezzate in tutto il mon- do, tirarci su se la vita ci pone ostacoli e costituire per tutti un esempio di coraggio, forza e ostinazione.