NON MI SENTO IN COLPA PER STORIA CON UOMO SPOSATO…

NON MI SENTO IN COLPA PER STORIA CON UOMO SPOSATO…

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Gioia ci scrive
“Lavoro in una grande azienda, tra I miei colleghi ce n’è uno con cui ho avuto una storia clandestina durata qualche mese. Sapevo fosse sposato, ma non mi interessava una storia seria con lui, quindi non vi ho dato importanza. Purtroppo la moglie, che lavora nella stessa azienda in un altro dipartimento, è venuta a sapere tutto e mi ha fatto una scenata. Io non mi sento in colpa. Non sono io quella impegnata, è lui che ha promesso fedeltà a sua moglie, non io. Perché sono stata giudicata e anche allontanata da alcuni colleghi, se io sono single e non ho fatto nulla di male?”
Cara Gioia,
Che annosa questione: di chi è la colpa di un tradimento? Solo del fedifrago o anche dell’amante? Esistono pareri discordanti in tal proposito, io ho la mia opinione, che non significa sia la verità assoluta.
Innanzitutto, urge una precisazione: secondo me che il traditore sia uomo o donna non fa alcuna differenza. Ho sentito molte donne parlare di solidarietà femminile, dire che tra donne non bisognerebbe rubarsi i mariti, che non si dovrebbe agire da “tentatrici”. Sono assolutamente in disaccordo con questa interpretazione. Il genere del traditore non ha alcuna rilevanza. Parlerò di persone, a prescindere che siano uomini o donne.
Tecnicamente, quello che dici è corretto: tu non hai promesso fedeltà a nessuno, lui ha promesso fedeltà a sua moglie. Quello che è venuto meno alla parola data è lui, non tu. Stando alla definizione del termine “tradimento”, ovvero “violazione di un obbligo morale o giuridico o della parola data”, tu non hai fatto niente di male.
Ma questo ti assolve dall’essere stata complice di un tradimento? Nella vita, a meno che promettiamo qualcosa a qualcuno, non abbiamo alcuna responsabilità verso il prossimo?
In ogni circostanza, possiamo fare una scelta, siamo liberi di decidere come agire. Secondo Sartre “L’uomo è condannato ad essere libero”, nel senso che l’uomo è interamente responsabile delle proprie scelte. Non esiste una morale unica, universale e legittimamente imposta, tutto è dubbio e riconsiderazione. Il problema della scelta è anche centrale nella filosofia di Kierkegaard, secondo cui l’individuo diventa ciò che è come conseguenza delle sue scelte. In questa situazione, eri posta davanti ad una scelta e hai scelto la strada della gratificazione personale: desideravi un’avventura e hai fatto prevalere i tuoi bisogni sull’aspetto morale.
Non sei per questo da condannare, ma mi chiedi perché qualcuno ti ritiene responsabile.
Io sono assolutamente d’accordo con Albert Einstein quando dice “Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla”. Se ti capitasse di assistere ad una scena di violenza tra un marito e una moglie mentre sei sul bus, se quel marito desse uno schiaffo a sua moglie davanti a te e tu non intervenissi, secondo me, non saresti da considerare una persona dall’animo nobile. Certo, non è colpa tua che quella donna abbia sposato un uomo violento, non è colpa tua che non lo abbia lasciato; non le hai mai promesso che nel momento del pericolo l’avresti difesa e se non lo facessi, nessuno potrebbe ritenerti direttamente responsabile. Ma, a livello morale, ti sentiresti di avere fatto la cosa più nobile?
Come ti comporti in ogni situazione, a secondo della scelta che compi in ogni momento, decidi chi sei: se resti indifferente alla sofferenza altrui, non sei una persona altruista. Se non ti metti nei panni di un’altra persona, cercando di evitarle una sofferenza, non sei una persona empatica. Se non ti impietosisci pensando alla sofferenza altrui, non sei una persona compassionevole.
Hai la libertà di scegliere come comportarti in ogni situazione, ma devi accettare che quella scelta determina la tua “essenza”. Cosa intendo te lo spiego tornando a Sarte: secondo il filosofo la natura umana non esiste, esistono solo la soggettività e l’individualità. L’uomo “non è altro che ciò che si fa”, è artefice del proprio destino, è responsabile di ogni scelta per sé e per gli altri, sia perché quelle scelte hanno delle conseguenze sugli altri, sia perché diventano modelli di comportamento.
La tua scelta, di avere un’avventura, ha avuto una conseguenza: la moglie del tuo amante ha sofferto. E, sebbene tu a quell’essere umano non avevi promesso nulla, scegliendo di compiere un’azione che provoca sofferenza al prossimo, ti sei autodeterminata come essere umano poco compassionevole poco empatico e indifferente ai sentimenti degli altri.
Lui ha fallito come marito, tu come essere dotato di empatia e compassione.
In futuro, continua a fare sempre le tue scelte, ne sei padrona. Se deciderai di agire con altruismo e amore per il prossimo, bene. Altrimenti, va bene ugualmente, è la tua vita, vivila come vuoi. Ma sii consapevole che è impossibile, in situazioni del genere dire “io non ho colpa”.
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