EXPORT ITALIANO: 3 ANNI PERSI PER PANDEMIA

EXPORT ITALIANO: 3 ANNI PERSI PER PANDEMIA

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La pandemia ha provocato una drammatica battuta d’arresto per l’export italiano che ritornerà ai livelli del 2019 soltanto nel 2022 e se tutto va bene.

È quanto indica la XXXIV edizione del Rapporto sul commercio estero “L’Italia nell’economia internazionale” realizzato dall’Agenzia ICE in collaborazione con Prometeia, Istat, Fonda- zione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano.

Lo studio è stato presentato il 28 luglio scorso a Roma nella sede dell’ICE, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio; del Sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano; del Presidente di Istat Gian Carlo Blangiardo e del Presidente dell’ICE, Carlo Ferro.

Ad aprile ICE stimava, su dati Prometeia, una flessione dell’export italiano di beni a prezzi costanti e nell’ipotesi di stabilità della quota di mercato per paese di destinazione nell’ordine del 12% per quest’anno, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022, anno su anno. In questo quadro, l’export del nostro Paese tornerà ai livelli del 2019 solo nel 2022. Il Covid-19 segna infatti una brusca frenata facendo “perdere” tre anni al percorso di crescita dell’export italiano, che era in marcia dal 2010. Istat ha previsto per il 2020 un calo del 13,9%, per beni e servizi e la Commissione europea, sempre per beni e servizi, stima una flessione del 13%. D’altra parte, la difficoltà di previsione in questo scenario è evidente nell’ampiezza della forchetta con cui il WTO stima la caduta degli scambi internazionali: un ‘range’ che va dal 12% al 35%.

“I dati consuntivi confermano che nel 2019 l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute. Aveva terminato l’anno ha esordito Ferro con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi di euro e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84%. Un risultato impor- tante perché ottenuto in un periodo turbolento sui mercati mondiali, parti- colarmente per i Paesi europei, stretti nella disputa commerciale USA-Cina, pressati dai dazi americani su molti beni esportati dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della Brexit”.

“Anche i primi due mesi del 2020 sono stati positivi per l’export: +4.7% tendenziale, nonostante a febbraio fosse già evidente il rallentamento dei flussi con la Cina”, ha indicato Ferro. Poi però è arrivata la pandemia e il quadro è Carlo Ferro completamente cambiato.

Secondo lo studio ICE-Prometeia, la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti Asia (+10,3% e +8,2% per l’import di manufatti rispettiva- mente nel 2021 e 2022), Cina in testa. Il maggiore utilizzo dell’e-commerce, in questi Paesi, potrebbe diventare strutturale, agendo da volano per gli scambi, soprattutto nell’ambito dei beni di consumo. Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali più importanti nel 2020 sono previsti nei mezzi di trasporto, con l’import mondiale di autoveicoli e moto in contrazione del 16% a prezzi costanti e una domanda globale di cantieristica in forte flessione (-12%).

Il ridimensionamento potrà essere più contenuto nei settori meno ciclici e favoriti nel paniere di spesa associato all’emergenza, quali la chimica farmaceutica (-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%) con una forte contrazione della domanda del canale Ho.Re.Ca e elettronica ed elettrotecnica (- 10% circa).

“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato”, ha sottolineato il Presidente dell’Ice. “Digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali.

Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani è quanto mai importante l’azione di supporto del Sistema Paese. In particolare, per le PMI che rap- presentano oltre il 90% delle imprese italiane e generano oltre il 50% dell’ex- port, ma sono anche, per taglia, le più vulnerabili e, per assetto organizzativo, le meno preparate all’innovazione digitale dei processi”.

“La risposta a questa sfida collettiva, in aggiunta agli interventi sulla liquidità delle imprese, è il Patto per l’Export voluto dal Ministro Di Maio e come ICE siamo impegnati a supportare il MAE- CI nella sua attuazione”, ha ricordato Ferro. “Avevamo già avviato, a partire dallo scorso anno, una modernizzazione epocale dell’Agenzia verso il digitale e nuovi indirizzi strategici orientati al servizio alle PMI e all’innovazione tecnologica. Da novembre dello scor- so anno siamo tornati sul territorio con la rete dei desk regionali. Da aprile scorso i servizi di avvio all’export da parte dei nostri 78 uffici esteri sono stati resi gratuiti per le imprese fino a 100 addetti. Allo scoppio dell’emergenza Covid abbiamo deciso l’offerta gratuita del primo modulo di partecipazione a fiere estere per il 2020 e il 2021 e i rimborsi alle imprese per gli oneri sostenuti per fiere estere non svolte”.

Nel suo intervento, ferro ha anche sottolineato come l’edizione 2020 del rapporto presenti “tre aree di focus collegate a questa visione: e-commerce, Mezzogiorno e innovazione. Le vendite on line costituiscono un mercato che si rivolge a 1.45 miliardi di consumatori nel mondo e cresce a rit- mi del 9% all’anno. È pertanto fondamentale l’accesso all’e-commerce per le PMI. L’export delle regioni del Sud rappresenta solo il 10,3% dell’export nazionale e questo dato è sostanzialmente fermo da 10 anni. Proponiamo quindi uno studio che quantifica in 17 miliardi di euro il potenziale di export addizionale dalle Regioni del Sud da cogliere nel breve termine e lo declina per settore, mercato di destinazione e regione di provenienza. Il focus sull’in- novazione riconosce, infine, l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo sviluppo virtuoso di: finanziamento, innovazione e crescita delle Start-up”.

“Ecco, dunque, i nuovi strumenti per reagire nella ripresa e riposizionare con visione gli strumenti di marketing internazionale. Superata l’emergenza, ne sono convinto, ha concluso prevarrà l’eccellenza del Made in Italy, prevarrà il riconoscimento della qualità dei nostri prodotti, perché tutti nel mondo amano l’Italia, ambiscono al suo stile di consumo e apprezzano il fascino della combinazione di storia cultura territorio.