MONET E PERRY IN VERSIONE INTERIOR DESIGNER

MONET E PERRY IN VERSIONE INTERIOR DESIGNER

NUOVE MOSTRE A NATIONAL GALLERY E BRITISH MUSEUAM

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Il virus ha lasciato il segno anche nei musei. A parte gli Uffizi, il cui direttore è ricorso all’ “influencer” Chiara Ferragni che si crede forse l’incarnazione della Musa Botticelliana per allettare visitatori, National Gallery e British Museum riaprono i battenti con ripescaggio di nomi e opere meno altisonanti di Tiziano o Troia.
La prima ricorre a Monet e contorno di impressionisti in versione interior designers. 80 fra quadri e oggetti per rivalutare gli anni giovanili di Renoir, Pissarro, Degas, Cezanne e compagni, insieme appunto a Monet che, prima dell’exploit dei suoi arcinoti water lilies serviti in tutte le salse, non disdegnavano firmare pannelli decorativi, porte dipinte, tappezzerie e addirittura ventagli, oltre che ceramiche, per sbarcare il lunario.
Rastrellati internazionalmente per mettere insieme questa prima mostra sulle attività “artigianali” dei celebri pittori francesi, responsabili di “The Birth of Modern Decor” (Questo il titolo della mostra che, per andare sul sicuro, è programmata dall’11 /9/21 al 7/1/22) i manufatti dei suddetti testimoniano il raffinato, talvolta rileccato, gusto dell’arredo di interni che si sviluppò da fine 800 ai primi 900. Dopotutto Renoir era convinto che l’arte è fatta soprattutto per “ravvivare le pareti”, da cui la moda di portare la Natura dentro casa.
In effetti avere un paravento firmato Caillebotte appaga gli occhi più di una rastrelliera IKEA e magari i visitatori potranno prendere spunti per il proprio arredo urbano. Il secondo condivide l’attenzione per oggetti artigianali meno convenzionali , che
già fecero discutere nel 2011quando Grayson Perry mise
insieme “The Tomb of the Unknown Craftsman”. Con lo stesso titolo si annuncia la mostra autunnale di totale riapertura del British Museum.
Setacciando oggetti delle più disparate epoche storiche conservati nel museo, questo artista dal passato di travestito che si compiace di dividere i riflettori con “l’alter ego” Claire il suo teddy bear per ricordare i suoi sofferti trascorsi infantili, sul palcoscenico del British Museum realizza una discreta pubblicità ai suoi vasi di ceramica isto- riati di riferimenti contemporanei personali o sociali, contro pregiudizi, mode o fobie. Autore anche di arazzi, libri e varie forme di artigianato, sceglie quelle tramandate dai secoli che possono rapportarsi ai suoi intenti controcorrente e provocatori, coerente con lo stile che lo contraddistingue, piaccia o no.
Insomma è la mostra di un altro interior designer, più satirico forse, talvolta patetico, di sicuro più astuto in fatto di marketing degli Impressionisti, uno specchio dei nostri tempi. Personal- mente, a questo specchio preferisco la cornice di firma Monet con tutte le sue ninfee, in mostra alla National Gallery.graysonperry the rosetta vase