PIANTE MEDICINALI, AROMATICHE E DA PROFUMO LE PIANTE OFFICINALI – Astragalus

PIANTE MEDICINALI, AROMATICHE E DA PROFUMO LE PIANTE OFFICINALI – Astragalus

ASTRAGALO, UNA PIANTA MOLTO USATA DAI CINESI

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Da orticultrice ho una simpatia particolare per le piante officinali perché, considerato il mio percorso di studi universitari che mi ha portato alla specializzazione in biologia delle piante, ho avuto l’occasione di approfondire le proprietà di queste piante non sempre conosciute nei dettagli- che hanno varie applicazioni nelle realtà alimentare, cosmetica, terapeutica…
Nome scientifico: Astragalus membranaceus Bunge, conosciuto per il nome della droga come ‘huáng qí’ Famiglia: Fabaceae
Pianta erbacea, perenne (alta: 30-60 cm) con fusto ramificato, radice nodosa, dalla sezione cilindrica e di colore giallobruno. Ha un sapore che ricorda molto quello del fagiolo o della liquirizia. Le foglie sono composite, imparipennate con steli lanuginosi, di forma triangolare-ovata e di colore verde brillante. I fiori sono di colore giallo che ad inizio estate sbocciano in lunghi grappoli. I frutti sono dei baccelli che racchiudono i semi.
Astragalus membranaceus è originario della Cina, dove cresce spontaneamente nel nord, nella provincia Hellongjlang e nelle montagne dello Sichuan, Tibet e Yunnan, ma si è diffuso anche in Corea, Mongolia e Siberia e nell’emisfero boreale (come America del Nord). In Europa è generalmente coltivato in serra o vivaio, anche se si può adattare alla crescita spontanea. Questa pianta prospera in un terreno sabbioso, ben drenato ed in pieno sole in habitat quali luoghi erbosi, ai margini o bordi di boschi caducifogli. Le varietà più diffuse e impiegate a livello fitoterapico sono A. membranaceus e A. membranaceus var. mongholicus. È importante non confondere A. membranaceus con altre specie, come A. gummifer, astragalo conosciuto per la produzione di gomma adragante, o come A. molissimus, noto con il termi-
ne inglese di locoweeds (‘piante che portano alla pazzia’, ovvero alla morte degli animali da bestiame; queste ultime piante contengono quantità elevate di selenio e tossine).
Dell’ Astragalus membranaceus viene utilizzata come droga (estratto terapico) la radice essiccata (piante di quattro o sette anni), dalla forma cilindrica, raccolta in primavera o in autunno. Principi attivi. Le radici risultano molto ricche di tali costituenti: ammine biogene, amminoacidi liberi, flavonoidi, minerali in tracce (come ferro, magnesio, zinco), polisaccaridi (immunomo- dulanti, come astragalano), saponine (epatoprotettive, come gli astragalosidi), steroli. I polisaccaridi come le saponine sono maggiormente responsabili delle proprietà di questa pianta. Proprietà. L’astragalo di cui trattiamo è conosciuto già fin dall’antichità dalla medicina tradizionale cinese, usato nella terapia fu-zheng, che cura i disturbi rinforzando i meccanismi di difesa naturale dell’organismo; viene applicato anche nella medicina occidentale nella sua principale azione come immunostimolante, ossia previene le malattie infettive, soprattutto virali (quali raffreddore, tosse, influenza), rafforzando il sistema immunitario grazie ai polisaccaridi (questi ultimi,
per esempio, agiscono portando ad un aumento dell’attività dei linfociti T- dipendenti).
In Estremo Oriente il huáng qí è tradizionalmente noto come tonico e rafforzante dell’energia vitale (‘il wei qi’) ed in Occidente serve per ridurre lo stress, combattere la stanchezza cronica, l’astenia e superare i periodi di convalescenza grazie alla sua proprietà adattogena. È anche assunto come stimolante della capacità mnemonica e coaudiuvante nell’ apprendimento, come il ginseng.
Sotto l’azione delle saponine tale pianta ha un’azione epatoprotettiva, ossia protegge il fegato e ne riporta le funzionalità nella norma dopo una patologia o l’assunzione massiccia di farmaci. Di questa pianta vengono annoverate altre proprietà (antibatteriche, antinfiammatorie, antiossidanti, antispasmodiche, cardiotoniche, diuretiche, ipotensive, vasodilatatrici). Si è visto e confermato da un recente studio americano (University of Mary- land Medical Centre) che l’astragalo ha anche allungato la vita e ridotto i tempi di ripresa dalla terapia in pazienti affetti da AIDS.
Uso interno. Dell’astragalo esistono estratti standardizzati secchi (capsule), fluidi (decotti, sciroppi, tinture, tisane) ad azione immunostimolante od energizzante.
Può essere somministrato assieme ad altre droghe vegetali (nelle capsule per esempio con Echinacea angustifolia). In Oriente sono tipiche le fettine di radici essiccate con il miele e vendute in strisce come tonici.
Per combattere frequenti raffreddori od infezioni del tratto respiratorio (bronchite) si può preparare una tintu-
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ra con la radice (200 g se secca, 400 g se fresca) in un litro di acqua mescola- to con la vodka (2/3 vodka, 1/3 acqua). Bisogna lasciare la tintura a riposo per almeno due settimane, poi filtrare il contenuto (liquido) in un altro contenitore. Diluire la dose in 30ml di acqua e berla (un cucchiaino) tre volte al giorno, lontano dai pasti.Astragulus
Uso esterno. Gli estratti della radice possono venire impiegati nella produzione di lozioni o creme per la cura della pelle come nutriente vasodilatatrice e dei capelli come tonico.
Le radici grazie al loros apore delicato e dolce vengono spesso aggiunte in minestre e brodi vegetali (uno o due pezzi di radice secca) o macinate e mischiate a bevande, tipo frullati (in questo caso la tintura di astragalo può anche venire usata ed aggiunta al frullato prima di essere servito). Questi preparati servono come ricostituenti e per uso preventivo delle infezioni. Curiosità. Il nome deriva dal latino astragalus, a sua volta dal greco astrágalose significa astragalo, un osso del tarso (tale osso proveniente dagli ovini veniva utilizzato dai greci e romani per fabbricare dadi da gioco). Tale nome però richiama anche la forma a calcagno dei fiori o spigolosa dei semi. Secondo un’altra interpreta- zione il nome deriva dal greco astér (astro) egála (latte) e quindi tale pianta indica nel senso più antico del termine il ‘Latte delle stelle’. Il latte dell’astragalo diventa immagine di sostegno e nutrimento, rifacendoci al latte che da’ vita, quindi quello materno. E il nome comune inglese (milk vetch) avvalora questa teoria. Gli antichi ritenevano che incrementasse la produzione di latte nelle capre che se ne cibavano.