L’Italia di Oscar Wilde, Lady Mary e Lord Byron

L’Italia di Oscar Wilde, Lady Mary e Lord Byron

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Cosa ebbero in comune tre letterati originali, dotatissimi e celeberrimi come Lady Mary Wortley Montagu, George Gordon Lord Byron e Oscar Wilde?

A questa domanda ha cercato di dare risposta lo studioso Masolino D’Amico durante una conferenza che si è tenuta il 9 aprile presso l’Istituto di Cultura Italiana di Londra. Il titolo della conferenza, “L’esilio in Italia”, fornisce ancheuna buona parte parte della risposta.

Si tratta di scrittori e poeti che vissero in momenti diversi, legati, probabilmente, dal destino. Tutti e tre furono dei letterati originali, dal grande successo di pubblico, e non solo. Conosciuti infatti anche per il successo mondano, al culmine del quale furono esiliati dal Regno Unito e travolti da uno o più scandali.

Oscar Wilde (1854 – 1900), condannato a 2 anni di carcere e lavori forzati per omosessualità, che già in precedenza lo costrinsero ad emigrare. Lord Byron (1788 – 1824), fu accusato dall’aristocrazia inglese diincesto, adulterio, omosessualità, bisessualità, sodomia e amore libero.

Lady Mary (1689 -1762), l’unica tra i tre ad avere l’opportunità di rientrare in patria, malata ed anziana, prima di morire. Costretta ad emigrare perché accusata dalla classe media per aver cercato di introdurre l’inoculazione del vaiolo, metodo appreso dalla medicina orientale durante i suoi viaggi. Uniti da un destino comune, si stabilirono tutti, per un certo periodo, in Italia, dopo aver viaggiato in Europa. Amarono il Belpaese tanto da descriverlo con ricco entusiasmo, rafforzato, probabilmente, dal fatto che i tre scrittori cercarono sempre di godere della cultura e della società indigena, fino ad impararne la lingua, per assaporarne appieno il colore, ed evitarono di unirsi ed omologarsi, come consuetudine, ai connazionali presenti.

Dalle esperienze straniere maturarono una ricca e vivace raccolta epistolare che Masolino D’Amico, exprofessore ordinario di Lingue e Letteratura inglese all’Università Roma Tre,
ha avuto la fortuna di tradurre e che ha riportato, con sapienza, nella conferenza all’Istituto di Londra.

Ilenia Valleriani