Vino italiano a volonta’ al Chelsea football club

Vino italiano a volonta’ al Chelsea football club

Walk around tasting promosso dall'ICE

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A riprova della ricchezza dell’offerta italiana, cinquantanove aziende vinicole hanno preso parte alla quinta edizione della Borsa Vini che si è svolta a Londra nei locali del Chelsea Football Club il 7 febbraio scorso, due giorni dopo un analogo evento a Dublino. La Borsa Vini in Irlanda e UK è organizzata dall’Italian Trade Agency-ICE, l’Agenzia che supporta la promozione e l’internazionalizzazione di prodotti e brand italiani. Il “Walk Around Tasting” per intenditori si è avvalso della collaborazione della Camera di Commercio Italiana in Regno Unito e dei fondi UE per il sostegno alle regioni meno sviluppate (in questo caso Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Basilicata).

Oltre alla parte commerciale, l’evento comprendeva anche un versante di formazione: a Dublino un seminario tecnico dal titolo “A showcase of Southern Italy’s finest” presentato dal giornalista specializzato dell’Irish Times John Wilson, e a Londra un Masterclass guidato dal Master of Wine inglese Richard Ballantyne, che ha parlato dei vini migliori del Sud Italia, i meno conosciuti all’estero, se pensiamo che le regioni italiane maggiori esportatrici di vini sono la Toscana, il Piemonte e il Veneto, al secondo posto ci sono Lombardia, Sardegna, Sicilia, Puglia e Lazio, al terzo Campania ed Emilia Romagna, quindi tutte le altre. Ballantyne ha presentato e analizzato due vini per ogni regione, quelli che, a suo parere, hanno una maggiore autenticità di stile.

Questo format di un giorno viene ultimamente utilizzato in Europa, e non solo, e preferito alle fiere, poiché richiede tempi minori di organizzazione e di svolgimento e minori investimenti e permette un contatto diretto con il trade locale.

L’Italia produce ed esporta vini più di ogni altro paese e offre le migliori varietà, grazie anche allo sviluppo di tecniche utilizzate al fine di creare vini di alta qualità’ in ogni regione, prodotti con vitigni italiani e internazionali. Nel programma era prevista anche la presenza di un rappresentante della Wine & Spirit Trade Association, che ha proposto un intervento sulle normative per l’importazione dei vini nel Regno Unito, e sulle problematiche legate alla questione della Brexit, e di un importatore britannico, che ha fornito consigli pratici per un corretto approccio al mercato britannico.

Al primo posto nell’esportazione di prodotti agroalimentari italiani ci sono gli U.S.A., al secondo la Germania, e al terzo il Regno Unito, quindi l’argomento Brexit, anche qui, è stato uno dei principali.

Girando tra gli espositori, si è parlato di vini, di produzione, dell’Italia. Nonostante le eccellenze italiane esportate, i produttori più accorti, e quelli che producono da lungo tempo, sono concordi nel ritenere che in Italia le esportazioni potrebbero essere di gran lunga maggiori, se ci fossero più consapevolezza e più comunicazione tra i produttori, ed in questo caso, dicono, Nord o Sud non fa molta differenza.

Parlando espressamente di vini, dicono molti degli espositori, tutti cominciano producendo qualità limitate, e moltissimi, pur avendo vitigni autoctoni, rimangono a coltivazioni, e quindi produzioni limitate, senza espandersi per entrare in un regolare mercato d’esportazione, e questo, alla lunga, ci penalizza, perché abbiamo molte varietà di vini di grande qualità, ma una produzione non sufficiente, mentre, ad esempio, la Francia, alla quale i vini italiani non hanno nulla da invidiare, ha meno varietà, e, a volte, qualità inferiore, ma una maggiore produzione.

Per finire, alcuni dati: il mercato inglese, negli ultimi anni, ha apprezzato sempre più le etichette di prestigio, tanto che nei primi mesi del 2018 c’è stato un aumento del 2% rispetto al 2017. Gli ultimi numeri riportati dall’Irish Wine Association parlano di una crescita anche in Irlanda, dove l’Italia si trova al quinto posto, per esportazione di vini, dopo Cile, Australia, Francia e Spagna.DSC_1356a (1)