Voto all’estero: ok per posta ma va migliorato

Voto all’estero: ok per posta ma va migliorato

Da CGIE sette proposte ma va migliorato

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Durante i lavori della assemblea plenaria dello scorso novembre il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha difeso il sistema del voto per corrispondenza (“rimane quello che garantisce maggiore partecipazione e eff ettività del diritto”) ma ha proposto che venga sostanzialmente migliorato alla luce dei tanti abusi a più riprese denunciati. E ha chiesto con forza al governo che i parlamentari eletti all’estero non siano diminuiti di numero.

Il CGIE ha esaminato una per una le “criticità riscontrate nella procedura elettorale”: in particolare l’alto numero di schede non valide, i problemi di consegna del plico agli elettori e la scarsità di risorse fi nanziarie e umane.

Il voto degli italiani all’estero presenta mediamente il 9,5% di schede non valide (bianche e nulle) mentre sul territorio nazionale generalmente non superano l’1,5%. L’uso di schede elettorali false, stampate in tipografi e non uffi ciali, fotocopiate o distolte dal destinatario è stato al centro di contenziosi sollevati nel 2013 da diversi media italiani e dalla stessa Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie (DGIEPM) del Ministero degli Aff ari Esteri, benché’ soltanto un’esigua parte delle denunce si sia alla fi ne dimostrata veritiera.

La spedizione dei plichi elettorali per posta ordinaria è un altro punto dolente: non garantisce la consegna all’elettore nei Paesi in cui le poste non funzionano, senza contare poi discrepanze e mancato perfezionamento dell’elenco degli italiani residenti all’estero fi nalizzato alla predisposizione delle liste elettorali.

Tenuto conto della forte riduzione delle sedi consolari negli ultimi anni, del carico di lavoro della rete consolare e del
numero crescente di italiani all’estero, le risorse stanziate per l’aggiornamento delle liste e le operazioni di voto rimangono insuffi cienti, anche per la carenza di personale addetto.

IL CGIE ha proposto in concreto sette misure “atte a rendere più sicuro il voto all’estero”. Eccole:

1. Trasparenza della stampa delle schede
Il Ministero dell’Interno provvede direttamente alla stampa delle schede, a cura del Poligrafi co dello Stato, e all’invio alle sedi diplomatico-consolari.

2. Invio dei plichi elettorali
Nei Paesi in cui le poste non funzionano, le sedi diplomatico-consolari inviano agli elettori il plico tramite lettera raccomandata o con altro sistema che ne attesti la ricezione da parte dell’elettore stesso.

3. Restituzione dei plichi elettorali
Le buste inviate dagli elettori agli uffi ci consolari e i plichi non recapitati sono custoditi in uno spazio esclusivo riservato all’uffi cio elettorale consolare e al comitato elettorale, in modo da garantirne l’inviolabilità fi no all’atto del loro inoltro all’Uffi cio centrale per la Circoscrizione Estero

4. Tracciabilità e corretta identifi cazione dell’elettore tramite codice a barre
La misura messa in atto dalla Farnesina con l’inserimento del codice a barre è da mantenere, apponendolo sulla busta aff rancata che l’elettore deve restituire
al Consolato per garantire la tracciabilità dei plichi elettorali e sulla busta bianca per verifi care attraverso all’atto dello scrutinio l’uso degli appositi lettori assegnati presso i seggi che l’elettore non abbia già votato. Dopo quest’ultima verifi ca la busta bianca va aperta e immediatamente scartata, mentre la scheda o le schede in essa contenute devono essere inserite nell’urna per lo spoglio.

5. Spedizione delle schede votate
Una volta espresso il proprio voto sulla scheda elettorale, l’elettore è tenuto a introdurre nell’apposita busta bianca la scheda o le schede elettorali, a sigillare la busta e introdurla nella busta aff rancata con il codice a barre e a spedirla all’uffi cio elettorale consolare competente.

6. Scrutinio Al fi ne di migliorare le operazioni di scrutinio dei voti, il CGIE propone in alternativa allo spoglio nell’unica sede di Castelnuovo di Porto:
a) di prevedere l’istituzione, presso le Corti d’appello di Roma, Firenze, Milano e Napoli, degli uffi ci centrali per lo spo
glio, ciascuno competente per una delle Ripartizioni estere; oppure
b) di eff ettuare lo scrutinio nelle sedi diplomatico-consolari

7. Campagna informativa In tutte le comunità all’estero, l’informazione sulla vita politica italiana deve essere off erta con continuità e non soltanto nel breve periodo pre-elettorale.
Occorrerà prevedere la creazione e diff usione su tutti i media degli italiani all’estero, cartacei, audiovisivi sia rubriche di “educazione civica” sia una capillare campagna di comunicazione per dare corrette, imparziali e dovute informazioni all’elettore, attraverso tutti i mass media, sia in lingua italiana sia nelle lingue locali.

Oltre ad opporsi a riduzioni del “già esiguo numero dei parlamentari eletti all’estero” il Consiglio Generale degli italiani all’estero chiede il ristabilimento della norma che riaff erma “l’esclusività della rappresentanza diretta dei cittadini italiani all’estero, prevedendo la candidabili alle elezioni politiche italiane nella circoscrizione estero unicamente di coloro che risiedono all’estero da un congruo periodo di tempo”. Altrimenti, pari modo, si dovrà riconoscere agli italiani residenti all’estero il diritto di candidarsi in qualsiasi Collegio del territorio nazionale.

Il CGIE vorrebbe inoltre “che sia prevista la decadenza dei parlamentari italiani che si candidano in consultazioni
politiche di altri Paesi o come amministratori in città che hanno più di 500.000 abitanti”.

Per il futuro il Consiglio Generale degli italiani all’estero vede di buon occhio il superamento del voto per posta con quello telematico e a tal fi ne sprona il parlamento “ a destinare le risorse fi nanziarie e umane necessarie per studiare tutti gli aspetti di una potenziale adozione del voto elettronico, istituendo una commissione tecnica che determini quale sia il sistema informatico che offra le maggiori garanzie di sicurezza e, allo stesso tempo, faciliti l’operazione di voto, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle esperienze messe in campo dai diversi Stati, nonché delle diverse realtà dell’emigrazione italiana nel mondo”.

Per la CGIE “e’ importante che, una volta verifi catane la fattibilità e la sicurezza, l’eventuale passaggio dal voto per corrispondenza al voto digitale avvenga gradualmente soltanto dopo opportuna sperimentazione in Paesi chiave delle 4 ripartizioni elettorali per verifi care che esistano la diff usione capillare e costante dei collegamenti via internet e suffi cienti protezioni dagli hacker per consentirne la segretezza. Tale sviluppo dovrà essere accompagnato da una costante ed estesa campagna di comunicazione, che impegni tutti i soggetti istituzionali, rappresentativi, associativi e i media nazionali ed esteri, anche in previsione che lo Stato italiano recepisca la Direttiva europea del 4 luglio 2018, che permette ai cittadini europei residenti in Paesi extra-UE di votare ed essere votati per l’elezione del Parlamento Europeo, che consente entrambe le modalità di piena partecipazione attraverso l’elettorato attivo e passivo per i cittadini europei residenti in Paesi extra-UE”.

LaR